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Scuole di sabbia

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27/06/2002
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Scuole di sabbia

Dalle opinioni precedenti, ospitate sul nostro sito, di studenti, insegnanti e dirigenti scolastici il tema dei rapporti interpersonali tra i soggetti che cosituiscono la scuola è emerso come determinante rispetto alla qualità dell'istruzione. Non a caso, in alcuni Paesi sono state create scuole che hanno rivoluzionato le tradizionali dinamiche sociali per creare qualcosa di assolutamente nuovo. Sono le "scuole libertarie", dove le gerararchie tra insegnanti e studenti non trovano posto e il sapere, più che imposto, viene scoperto attraverso la creatività e la curiosità di ognuno.Vale la pena conoscere queste realtà da vicino, per arricchire di nuovi spunti il dibattito sulla riforma scolastica e, perché no, per insinuare il dubbio su alcune delle nostre convinzioni più radicate.

Tre ragazzi rubano tutto il denaro dall'ufficio della loro scuola e progettano di fuggire lontano, in treno. Purtroppo vengono ripescati dalla polizia e riportati a casa. Una volta rientrati a scuola gli insegnanti non sanno che provvedimenti adottare, perché vogliono evitare punizioni che rafforzino il loro spirito di ribellione. Sono gli stessi compagni scuola a risolvere la questione in poche ore, decidendo in un'assemblea generale di far rientrare i fuggiaschi, a patto che, durante la prima settimana, riflettano e discutano dell'accaduto con insegnanti e studenti.

È un episodio come tanti, accaduto alla Sands School in Inghilterra, che rivela molto bene lo spirito con cui operano le scuole libertarie. Presenti in diversi paesi, queste scuole si discostano dai metodi educativi tradizionali, sperimentando nuove strade d'insegnamento sulla base di pochi e semplici principi, in grado però di rivoluzionare le concezioni pedagogiche abituali. Ognuna di queste esperienze costituisce un piccolo microcosmo, con una sua storia e una sua specificità, e per questo diventa difficile accomunarle sotto un'unica categoria. Tuttavia, si usa definirle scuole libertarie, in virtù del loro rifiuto verso qualsiasi forma di approccio educativo autoritario, per mettere invece in primo piano la libertà e il rispetto dei bambini.

Difficile dar conto in poco spazio della complessità di ognuna di queste scuole, ma in realtà i principi che le animano sono molto semplici. Il fondatore della scuola "Sands School", David Gribble, in un'intervista per la rivista "Libertaria"(gennaio - marzo 02), li sintetizza così: "le persone di qualsiasi età devono essere trattate con rispetto. Inoltre, se gli individui, di qualsiasi età, sono incoraggiati a prendere decisioni, durante la loro vita ascolteranno i consigli con attenzione, rifletteranno su di essi con senso di responsabilità e giungeranno a conclusioni sensate. Ma se non viene riposta fiducia nella loro capacità di scegliere respingeranno i consigli e si comporteranno in modo molto meno razionale. Tutti desiderano imparare, ma qualsiasi forma di costrizione inibisce questo desiderio: troppa coercizione può distruggere del tutto il bambino".

Rispetto, fiducia nelle capacità altrui, assenza di costrizioni e larga autonomia nel prendere le decisioni sono i primi ingredienti della formula libertaria. Lassez faire, insomma, perché, come dicevano gli illuministi francesi, il bambino per natura è buono: "i bambini amati - dice infatti Gribble - sono per natura altruisti, ma la maggior parte delle scuole tradizionali reprime questo altruismo naturale, valutandolo come un problema di condotta".

I principi pedagogici in quanto tali contano poco, perché la base dell'apprendimento sono i rapporti sociali, che possono essere positivi solo il bambino si sente amato ed è felice.

Anche le punizioni qui non trovano spazio, poiché si richiamano a questioni di tipo morale che costituiscono in ultima analisi una coercizione. L'onestà deve essere anteposta alla paura, perché nessuno compie errori di proposito e quando i bambini sbagliano hanno bisogno di aiuto piuttosto che di punizioni. I bambini, insomma, imparano a usare la libertà se sono liberi.

La resistenza a trasmettere valori morali precisi è un dato comune delle scuole libertarie. Alexander Neil, il fondatore di Summerhill, una delle scuole libertarie più conosciute, ha chiarito bene questo punto: "nella mia scuola non ho mi tentato di far sì che i bambini condividano le mie convinzioni, i miei pregiudizi. Non credo in nessuna religione, ma non ho mai detto ai ragazzi una sola parola contro la religione, né contro il codice barbaro e criminale, né sull'antisemitismo, né sull'imperialismo. So che le prediche non contano nulla con i bambini, quindi ripongo la mia fiducia nel potere della libertà, perché fortifichi i giovani contro la mistificazione e il fanatismo". Anche per Neil la punizione non può mai essere giusta, "perché nessun uomo può mai essere giusto, perché nessuno conosce fino in fondo se stesso".

Quale sia l'efficacia di questi principi può essere argomento di discussione, in particolare ci sarebbe da verificare quanto sia effettivamente possibile agire al di fuori di un orizzonte di valori morali condivisi, nella convinzione che questi scaturiscano spontaneamente nel bambino. Tuttavia, è innegabile che da esperienze di partecipazione scolastica di questo tipo nascano importanti risultati. Sul piano dell'istruzione, ad esempio, è ormai appurata la maggiore efficacia di un apprendimento vissuto come scoperta, piuttosto che trasmesso dall'alto. Mentre, sul piano della formazione personale, viene sviluppata una solida capacità di prendere decisioni unita al saper pensare in modo critico.

Da alcuni anni queste scuole si riuniscono annualmente in conferenze internazionali non tanto per stabilire linee direttive di gestione, ma per mettere in comune i frutti delle reciproche esperienze e confrontarsi sui temi legati all'educazione, alla democrazia e alla libertà. Lo spirito con cui avvengono questi incontri, chiamati da due studenti "Conferenza sull'educazione democratica internazionale" (IDEC), rispecchia il funzionamento delle scuole libertarie: non esiste una struttura ufficiale né un protocollo rigido dei lavori; una scuola diversa ogni anno decide lo stile della conferenza, le date, i partecipanti e così via. Ma è soprattutto la presenza dei rappresentanti degli studenti che decidono ed esprimono le loro convinzioni, al pari degli insegnanti, a rendere questi incontri così particolari. Allo stesso modo, nella quotidianità scolastica la partecipazione degli studenti alla vita del proprio istituto è totale e si concretizza nelle frequenti assemblee di gestione interna, in cui ognuno ha diritto di esprimere il proprio parere, determinando le scelte finali, che vanno dalle piccole decisioni sui problemi quotidiani, fino alla discussione delle materie di insegnamento o all'assunzione di nuovi docenti.

Il nostro Paese, preso com'è da riforme e controriforme, sta a guardare, poiché fino ad ora non sono state portate avanti esperienze analoghe. Esiste, in questi ultimi anni, un progetto educativo che presenta alcune affinità con il modello libertario, condotto a livello europeo e di cui abbiamo già parlato: si tratta del Peer educator, un esperimento di educazione da "pari a pari" che, alla trasmissione di conoscenze dall'alto verso il basso, sostituisce la comunicazione orizzontale tra gli studenti, in grado di facilitare i processi di apprendimento. Anche qui, si cerca di prediligere un modello autoritario di insegnamento con una metodologia più democratica.


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