Scuole a caccia di aule per settembre
Sono ore cruciali per la riapertura delle scuole. Se la scorsa è stata la settimana delle schermaglie tra ministero dell’Istruzione e Regioni quella appena iniziata dovrebbe essere quella dell’intesa sulle regole per il ritorno in classe dopo l’estate
Eugenio Bruno
Sono ore cruciali per la riapertura delle scuole. Se la scorsa è stata la settimana delle schermaglie tra ministero dell’Istruzione e Regioni quella appena iniziata dovrebbe essere quella dell’intesa sulle regole per il ritorno in classe dopo l’estate. Nella migliore delle ipotesi, che presuppone un livello di contagio da Covid-19 ancora sotto controllo, si punterà su distanza di sicurezza e mascherine semi-obbligatorie. Mentre nella peggiore, e cioè con un nuovo lockdown in atto, ci si affiderà a una didattica a distanza 2.0, con indicazioni centralizzate per evitare lo spontaneismo dei mesi scorsi. Sono i due scenari che il ministero dell’Istruzione, d’intesa con il Comitato tecnico-scientifico, dovrebbe formalizzare nelle linee guida per la Fase 3 degli istituti scolastici attese a giorni. Un minuto dopo, nei tavoli territoriali già istituiti o in via di istituzione, partirà la caccia ai nuovi (e maggiori) spazi da reperire per garantire, almeno sulla carta, a tutti gli alunni la didattica in presenza.
Linee guida all’ultimo miglio
Mettendo da parte in questa sede lo scenario più pessimistico, che lo stesso ministero considera poco probabile, concentriamoci allora sull’altro. Alla presenza di Regioni ed enti locali la ministra dell’Istruzione, probabilmente tra mercoledì e giovedì, illustrerà le sue decisioni per riaprire tutte le scuole a settembre. Le linee guida in arrivo si annunciano snelle; la base di partenza saranno le istruzioni già fornite dal Comitato tecnico-scientifico (Cts) del ministero della Salute. Immaginando un quadro epidemiologico ancora sotto controllo verrà ricordata l’importanza delle norme di igiene personale, la necessità di misurare la febbre prima di arrivare a scuola (con l’obbligo di restare a casa con temperatura superiore ai 37,5) e l’obbligo del distanziamento. Qui resta un primo punto interrogativo (un metro di distanza in classe e due in palestra come indicato dal Cts oppure gli 1,96 metri quadri citati nei tavoli tecnici ?) e le 48-72 ore che mancano all’ora X serviranno probabilmente a trovare una risposta. Così come dovrebbe arrivare una parola di chiarezza sulle mascherine. Annunciate in un primo momento come obbligatorie dai 6 anni in più potrebbero restare tali solo negli spazi comuni mentre in classe, se si rispetterà il distanziamento, potrebbero essere tolte. Sulla falsariga di quanto deciso dalla Spagna nei giorni scorsi.
Il modello maturità
Le linee guida saranno solo una traccia. Dello svolgimento si occuperanno, verificando scuola per scuola, i tavoli regionali formati da uffici scolastici, enti locali e sindacati. Nella speranza di replicare il modello-maturità che a quanto pare sta funzionando grazie anche al coinvolgimento di Croce rossa e Cts a cui dirigenti scolastici hanno sottoposto via via i loro dubbi. E a tenere le fila ci sarà anche un tavolo nazionale di monitoraggio. Con due parole d’ordine già scritte: non lasciare indietro gli studenti con disabilità e agire con rapidità. In attesa di decidere - sempre con le regioni e sempre tra mercoledì e giovedì - se le lezioni partiranno il 14 settembre come proposto dalla ministra Azzolina un appuntamento da segnare in rosso sul calendario già c’è: il 1° settembre quando le scuole potranno avviare le attività di recupero per gli alunni promossi (causa pandemia) con una o più insufficienze.
Spazi alternativi alle aule
Che il nostro patrimonio scolastico è vetusto e inadeguato ormai è noto. E lo sarà ancora di più quando arriverà il cruscotto informativo messo a punto da viale Trastevere (e annunciato dalla viceministra Anna Ascani sul Sole 24Ore del 12 giugno). Anche il tema delle classi sovraffollate lo conosciamo bene e i numeri pubblicati in pagina dimostrano come sia difficile immaginare di trovare spazi alternativi all’interno degli stessi edifici scolastici (ad esempio in palestra o aula magna). Per risolvere le criticità maggiori, che dovrebbero essere concentrate in un 20-25% delle scuole superiori dei grandi centri, si punterà sui patti di comunità e sull’autonomia delle scuole in modo da usare le risorse del territorio. Nell’ottica non solo di trovare altro spazio fisico per le lezioni ma anche di innovare la didattica sia il ministero che gli enti locali hanno avviato una ricognizione degli spazi riconvertibili (a cominciare dalle scuole dismesse per il dimensionamento. Ma la caccia è appena all’inizio e il risultato non è scontato.