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ScuolaOggi-Tramonto della classe?

TRAMONTO DELLA CLASSE&? Da qualche giorno il quotidiano la Repubblica insiste su un'avvincente tesi: quella secondo cui la riforma Moratti porterebbe alla scomparsa della classe nella ...

14/07/2004
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ScuolaOggi

TRAMONTO DELLA CLASSE&?
Da qualche giorno il quotidiano la Repubblica insiste su un'avvincente tesi: quella secondo cui la riforma Moratti porterebbe alla scomparsa della classe nella scuola primaria. Prima ha cominciato Mario Pirani, con l'articolo "Come si distrugge la scuola primaria" (Linea di confine, 12 luglio 2004). Il giorno dopo ha fatto seguito un'intera pagina, a cura di Marina Cavallieri, con un pezzo dal titolo "Addio vecchio compagno di classe, alle elementari arrivano le "unità" (di apprendimento- ndr)" e un'intervista al maestro Marcello D'Orta, quello di "Io speriamo che me la cavo".
La tesi, nella sostanza, è che con la riforma Moratti il tradizionale gruppo di alunni che per generazioni e generazioni, dai tempi di De Amicis, ha costituito la classe ("l'unità-classe", per dirla in termini didattico-organizzativi) verrebbe sostituita da una "nuova organizzazione spazio-temporale". Vale a dire da una molteplicità di docenti che interverrebbero su gruppi di alunni continuamente composti e ricomposti. O meglio, precisa la Repubblica: un solo insegnante manterrebbe la titolarità della classe ma per sole 18 ore (delle 27 di base, obbligatorie) in maniera stabile. Per le restanti ore (fino ad arrivare alle 27 o alle ulteriori 3 facoltative-opzionali) si avvicenderebbero altri docenti su gruppi di alunni mutevoli e diversamente strutturati, come in un gioco dell'oca. La demolizione della classe, secondo Pirani già avviata dal centro-sinistra ai tempi del min. Berlinguer, verrebbe così completata, giungendo finalmente in porto.
A parte il fatto che queste riflessioni arrivano con un certo ritardo, tenuto conto dell'ampio dibattito che su questi temi ha coinvolto scuole, insegnanti e genitori da almeno un anno a questa parte, a noi sembra che le cose non stiano propriamente così. Nel senso che, forse, sono ancora peggio.
In realtà il disegno prospettato dalla riforma Moratti e dal suo "maitre à penser" riconosciuto, il prof. Bertagna, non è così lineare. E' più complesso, almeno nelle intenzioni, e più indeterminato nell'applicazione pratica. Bertagna ha più volte detto e scritto che, se per alcuni versi si vuole andare "oltre" l'unità-classe (ma anche le esperienze migliori del tempo pieno andavano in questa direzione, con le classi aperte, i gruppi di livello, di interesse ecc.), per altri il "gruppo-classe" resta un riferimento preciso, da un punto di vista non solo amministrativo ma anche didattico e relazionale. "Uno standard obbligatorio di prestazione del servizio da rispettare su tutto il territorio della Repubblica ha scritto anche recentemente il prof. Bertagna è quello che impedisce di rompere l'unità di lavoro educativo e didattico del gruppo classe per almeno 18 ore su 27 (o più) settimanali) Solo dalle 18 alle 27-40 ore settimanali l'autonomia organizzativa delle scuole può ipotizzare eventuali attività per gruppi di classe/interclasse di livello, di compito ed elettivi, non coincidenti, appunto con il gruppo classe" (G.Bertagna " Tutorato e tutor nella riforma", n.15 di Scuola e didattica, del 15 aprile 2004, rinvenibile anche nel sito del MIUR).
Il punto, allora, non è la "scomparsa della classe": è che si vuole arrivare ad una "scuola (pubblica, statale) leggera" e ad una organizzazione didattica fondata non più sul "gruppo docente" ma sulla figura di un insegnante prevalente.
Il disegno che si delinea infatti, al di là delle fumisterie sul tutor "funzione" e non "diversa figura docente", è sostanzialmente quello di un tempo scuola ridotto (27 ore obbligatorie), gestito per almeno due terzi da un insegnante solo (il tutor, appunto). Questo è il nocciolo della Riforma nella scuola primaria. La classe, intesa come il medesimo gruppo di alunni, resta infatti ben strutturata, per un numero di ore ridotto e con una figura forte di riferimento: il docente tutor-coordinatore, che intrattiene i rapporti con le famiglie, cura il portfolio degli alunni, svolge funzioni di accompagnamento, guida e orientamento. La parte restante di ore viene gestita da altri docenti per attività di recupero e laboratori (e qui si possono formare gruppi-classe diversamente strutturati). Per chi vuole poi si aggiungono altre tre ore facoltative e opzionali. Insomma, come abbiamo detto più volte (e con noi una fonte attendibile come Beniamino Brocca), una riedizione del "maestro costellato" di falcucciana memoria, in un altro contesto e fuori tempo massimo.
Peraltro occorre ricordare che forme di "apertura delle classi" (non di estinzione o di scomparsa della classe) sono state uno dei punti forti del Tempo Pieno e delle migliori esperienze di scuola elementare in Italia. Qui la classe rimaneva (rimane) integra per buona parte dell'orario scolastico ma, durante le ore di "compresenza" dei docenti, almeno un paio di volte la settimana, si formavano (e si formano tuttora) gruppi di alunni di classi diverse, in genere parallele, in modo da favorire la socializzazione e le relazioni tra gli alunni stessi. Attenzione: il vantaggio di questa formula sta nel fatto che il rapporto docente/alunni, grazie al fatto che vi sono più docenti presenti in servizio in quelle ore, diminuisce e gli insegnanti possono svolgere attività diverse, di recupero o di laboratorio, con un numero di alunni ridotto e non a classe intera (20-25 alunni). Cosa che, nello scenario delineato da Bertagna e con le riduzioni di organico che si prospettano, non potrà più succedere.
Nel paradigma di Bertagna infatti i futuribili gruppi di alunni che si potranno scomporre e ricomporre dovranno per forza di cose essere gruppi numerosi, corrispondenti alla classe intera (non vi sarà più il doppio organico nel Tempo Pieno, e il numero dei docenti assegnati sarà direttamente proporzionale alle ore di scuola, cioè quantitativamente inferiore).
Con uno zoccolo duro, ripetiamo: una classe/un insegnante unico per un tempo scuola ristretto. Altro che superamento dell'unità classe. Si può semmai ragionevolmente parlare di un suo "restringimento", di una riduzione ai minimi termini, almeno per il tempo degli insegnamenti disciplinari, inevitabili. Il resto? Facoltativo e opzionale, con possibili aperture al privato e all'extra-scuola, nella logica del libero mercato. Come si conviene ad un governo liberista che non fa certo del sostegno alla scuola pubblica e di Stato la sua bandiera.

Dedalus


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