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SPAGNA: NUOVO GOVERNO, NUOVA SCUOLA Il nuovo governo spagnolo del socialista Zapatero ha già fatto sapere che per prima cosa attuerà una moratoria di almeno due anni sulla riforma me...
SPAGNA: NUOVO GOVERNO, NUOVA SCUOLA
Il nuovo governo spagnolo del socialista Zapatero ha già fatto sapere che per prima cosa attuerà una moratoria di almeno due anni sulla riforma messa in atto dalla destra, la cosiddetta Ley de Calidad. Nel frattempo la nuova ministra Maria Jesus San Segundo conta di fare un'ampia consultazione del mondo scolastico spagnolo. L'iniziativa si ispira alla recente analoga consultazione avviata in Francia, ma anche alla consultazione del 1990 sulla Logse, la legge varata dai governi socialisti.
Comunque il nuovo ministero propone una politica basata su tre pilastri: la definizione dei cambiamenti che sono avvenuti in questi anni; la riforma della legislazione su basi e con metodi diversi da quelli usati dal Pp; la messa in moto di iniziative che diano impulso alla espressione delle opinioni da parte dei soggetti interessati alla scuola.
Ma la ministra intende anche affrontare problemi che esulano dal contenuto delle leggi, come quello dell'insuccesso scolastico. In questo campo le linee di intervento sono quattro: la scolarizzazione degli immigrati; l'impulso alla lettura; l'avvio del bilinguismo nella scuola pubblica; l'incremento delle nuove tecnologie.
Gli obiettivi del partito socialista in materia di istruzione. Tra le prime dichiarazioni del futuro premier spagnolo Zapatero c'è stata quella di sospendere per il prossimo anno scolastico l'attuazione della riforma della scuola, la Ley de Calidad, varata con determinazione dal governo Aznar, nonostante l'ampia opposizione del mondo scolastico, dei sindacati della scuola e di larghi settori della società civile.
Di fatto, nella gestione dalla riforma scolastica il ministro dell'educazione, signora Del Castillo, in perfetta sintonia con il nostro ministro dell'Istruzione, ha agito con la tracotanza propria del governo Aznar, che forte della propria maggioranza assoluta, non ha mai ritenuto necessario aprire alcun confronto con l'opposizione e le organizzazioni sindacali. Un atteggiamento che ha pesato perfino sul rapporto tra lo Stato e le comunità autonome, creando profonde spaccature.
Il Partito socialista spagnolo (PSOE) ha sempre espresso un giudizio negativo sulla riforma, considerandola una vera e propria controriforma educativa, e sulle politiche scolastiche del partito popolare spagnolo, caratterizzate dalla riduzione della spesa pubblica e dalla segregazione degli alunni con maggior difficoltà.
Ma quali sono le proposte del futuro governo in materia d'istruzione e formazione? E in quale modo andranno a modificare i punti più contrastati dalla Ley de Calidad?
L'obiettivo principale è, ovviamente, quello di garantire un'educazione di qualità a tutti gli alunni, senza alcuna eccezione, che consenta lo sviluppo e l'acquisizione delle competenze di base, ma anche la formazione della persona e del cittadino in una società democratica, pluralista, multiculturale e complessa. E' però convinzione del PSOE che tale obiettivo non possa essere raggiunto senza l'appoggio del mondo educativo e degli insegnanti del settore pubblico, in particolare. Le azioni dovranno, quindi, svilupparsi parallelamente su entrambi i due fronti.
Per quanto riguarda il raggiungimento di un'educazione di qualità per tutti, netta l'opposizione ad un incremento della selezione e delle prove d'esame (come voluto dalla Ley de Calidad). La proposta è di sviluppare, in comune accordo con le comunità autonome, un insieme di strumenti per prevenire l'insuccesso scolastico e migliorare la formazione di tutti gli alunni. Così la scuola dell'infanzia sarà considerata parte del sistema educativo, da zero a sei anni, con finalità ed obiettivi specifici e, di comune accordo con le Comunità autonome e con la Federazione delle province e dei municipi, si proporrà un quadro di regolamentazione di base per l'offerta di posti nel primo ciclo della scuola dell'infanzia (0-3 anni), attraverso una rete pubblica di scuole al fine di garantire un'offerta educativa di qualità a tutta la popolazione infantile, indipendentemente dalla comunità autonoma in cui vivono.
Per quanto riguarda le scuole che impartiscono l'istruzione secondaria obbligatoria (dai 12 ai 16 anni), l'ipotesi è quella di prevedere programmi d'aiuto e rinforzo, come i programmi di differenziazione curricolare, che consentano agli alunni di raggiungere gli obiettivi della scuola dell'obbligo e quindi di acquisire il titolo di studio finale, e di potenziare le funzioni tutoriali, aumentando il tempo specifico destinato all'azione di tutor, con compiti di coordinamento degli insegnanti e di relazione con le famiglie.
Infine, si pensa ad una maggiore articolazione dell'offerta formativa in tutta la scuola dell'obbligo, prevedendo cinque ore settimanali, nella scuola primaria, e tre nella secondaria, di attività complementari che consentano agli alunni di superare difficoltà di apprendimento, di ampliare e approfondire, su base volontaria, le proprie conoscenze. Ultimo punto, l'insegnamento della religione che deve diventare materia volontaria e non soggetta a valutazione.
All'interno di una politica di pari opportunità, si pone la questione della presenza dei figli di immigrati, si prevede raggiungano che nella prossima legislatura il milione di unità.
Il PSOE ritiene che si debba prestare attenzione a tutti gli alunni senza alcun tipo di discriminazione esplicita o implicita, in coerenza con una normativa d'ammissione degli alunni che eviti la configurazione di una duplice rete educativa. L'attenzione educativa agli alunni immigrati, in una migliore prospettiva d'integrazione, verrà praticata attraverso programmi d'adattamento linguistico e l'utilizzo, nel caso sia necessario, di servizi educativi complementari e di ulteriori strumenti, come la scolarizzazione degli adulti immigrati, con l'obiettivo di facilitare la loro integrazione nella società e di dotarli di una formazione adeguata al pieno inserimento lavorativo, e la firma di accordi con le amministrazioni locali e altre istituzioniper garantire gli interventi degli assistenti sociali e dei mediatori culturalicon compiti di coordinamento educativo tra scuole e famiglie.
Sul fronte degli insegnanti, la politica del PSOE è di rivederne lo statuto professionale (come richiesto dai sindacati) e le condizioni di lavoro a partire da una certa anzianità, e di riformare la formazione iniziale dei maestri e dei professori della secondaria. Si pensa di collegare la promozione professionale dei docenti non tanto al passaggio da un ciclo all'altro, ma allo status e al riconoscimento all'interno di uno stesso ciclo attraverso un progetto di carriera docente. Per raggiungere tale obiettivo si propone uno statuto della funzione docente che stabilisca gli incentivi atti a riconoscere sia il lavoro in aula sia l'impegno in altri compiti, necessari per il buon funzionamento delle scuole, e che definisca i diritti e le corrispondenti responsabilità.
Per gli insegnanti con più di 55anni si prevede, inoltre, una riduzione delle ore d'insegnamento giornaliero, senza riduzione delle retribuzioni e l'incentivazione al pensionamento volontario all'età di 60 anni.
All'ordine del giorno anche la revisione della formazione iniziale richiesta per i maestri della scuola dell'infanzia e primaria che deve essere, nel quadro dello spazio europeo dell'istruzione superiore, equivalente in ogni caso all'attuale titolo accademico di primo livello (licenciado), la definizione di una formazione iniziale degli insegnanti dell'istruzione secondaria adeguata alle esigenze di un'istruzione moderna di qualità, che dia ai neo insegnanti una formazione teorica e pratica indispensabile per la funzione che devono svolgere, e la modifica delle prove d'accesso al ruolo docente per adeguarle al profilo e al livello professionale richiesto.
Altri punti di attenzione sono l'aumento del tasso di scolarizzazione dopo i 16 anni, rallentatosi negli anni di governo del centro destra, incrementando la percentuale di persone che acquisiscono il bachillerato (diploma di secondariasuperiore) e qualifiche relative a cicli medi della formazione professionale, da un lato, e dell'Università e cicli formativi di grado superiore dall'altro e l'incremento della percentuale del PIL dedicata all'educazione, che in Spagna è solo del 4,4% (media europea 5%).
Ultimo punto, la questione del passaggio di competenze in materia d'istruzione alle amministrazioni locali ( in Spagna le autonomie locali, più o meno corrispondenti alle nostre regioni, già godono di ampi poteri in tema di educazione). Convinzione del PSOE è che le amministrazioni locali debbano acquisire maggiore protagonismo per offrire un servizio educativo di maggiore qualità a tutti i cittadini. L'ipotesi è che il governo, le comunità autonome e la Federazione dei municipi e delle Province promuovino l'elaborazione di Piani educativi municipali che contemplino, tra l'altro, alcune linee d'attuazione come la partecipazione alla pianificazione della scuola dell'infanzia, dell'istruzione primaria e secondaria obbligatoria; l'educazione delle persone adulte; la creazione dei servizi d'informazione e orientamento relativi all'offerta di formazione professionale e al mercato del lavoro; il coordinamento e la gestione, in collaborazione con le amministrazioni scolastiche e con le altre organizzazioni sociali, dell'apertura delle scuole al di fuori dell'orario scolastico e dell'offerta d'attività per gli alunni della scuola e per i suoi famigliari, della gestione di tutte le risorse comunitarie, degli assistenti sociali e dei mediatori culturali, così come delle istituzioni che si occupano del benessere sociale.
Sintesi fatta sulla base di un'intervista rilasciata dalla responsabile della Commissione esecutiva federale del settore scuola ed università al periodico della Federazione degli insegnanti Comisiones Oberas.
Moratoria per l'applicazione della riforma. Il Psoe, vincitore delle elezioni spagnole ed in questi giorni impegnato a formulare la compagine governativa, ha comunicato che prima dell'inizio dell'anno scolastico deciderà che fare della Ley de Calidad( in sigla Loce) , la contestatissima riforma scolastica varata dal precedente governo Aznar.
Nel frattempo però il nuovo governo socialista decreterà una moratoria su quelle parti delle legge per le quali si prevedeva l'applicazione già da questo anno e per le quali le scuole stavano predisponendo gli atti.
Ricordiamo che la legge di riforma era contestata perché introduceva a 12 anni una canalizzazione sui tre percorsi, liceale, professionale e di avviamento al lavoro , introduceva la bocciatura con due sole insufficienze, proponeva come sola alternativa all'insegnamento della religione cattolica l'insegnamento del fatto religioso, restaurava l'esame terminale nella secondaria superiore e aboliva l'elettività del capo di istituto. Il Psoe ha già detto di voler modificare la canalizzazione e di voler restaurare la volontarietà dell'adesione all'insegnamento religioso. Le procedure sospese riguardavano proprio l'avvio dei percorsi separati in terza media e l'introduzione dell'avviamento al lavoro in quarta.
La dichiarazione del Psoe era già stata preceduta dalla sospensione delle procedure di applicazione della legge in Catalogna e nel Paese Basco. Persino nelle Canarie, regione governata dal Pp e da un partito locale, la giunta ha dichiarato che l'anno scolastico riprenderà sulla base della legge precedente, con l'esclusione solo delle norme sulle bocciature e sulla nomina dei capi di istituto.
Il resto delle comunità autonome regionali a guida socialista si sono tuttavia mostrate prudenti, mentre per quelle governate dal Pp , l'intenzione era quella di applicare la Loce. Il Pp ha anzi stigmatizzato le scelte autonome e ha accusato il Psoe di fomentare un disordine educativo