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ScuolaOggi: Scuole pubbliche sull'orlo del collasso

Se è vero che questa situazione è il portato dei debiti accumulati dal precedente governo, a maggior ragione si rende necessario un piano straordinario di risanamento e di rilancio

29/03/2007
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ScuolaOggi

Sono sempre piu’ evidenti, nel mondo della scuola, i segnali di delusione e di disorientamento. E’ indubbio che, dopo gli anni della Moratti, ci si aspettava una netta inversione di tendenza. Una discontinuità che non c’è stata o che comunque non è avvertita dalla gran parte degli operatori scolastici. Dopotutto la scuola era un caposaldo importante del programma dell’Unione (“l’Italia cresce se investe sulla conoscenza… L’intero sistema Paese dovrà investire nell’istruzione con politiche integrate…Strategico sarà l’investimento delle risorse…”). La scuola è stata anche recentemente indicata fra le priorità nei 12 punti di Prodi. Eppure, dopo qualche fiammata iniziale, non si registrano sostanziali cambiamenti e tanto meno appare all’orizzonte un “nuovo corso” per la scuola.

Il problema politico di fondo è che invece di investire nella scuola pubblica si è voluto proseguire con una politica di sostanziale riduzione delle risorse economiche.
Continuano i tagli agli organici e si delinea una situazione pesantissima sul piano finanziario. Appaiono con sempre maggiore evidenza le difficoltà in cui versano le scuole ormai sull’orlo del collasso. La decisione di inviare direttamente i finanziamenti alle scuole (dopo la finanziaria 2007 i fondi arrivano direttamente dal Ministero, bypassando gli uffici scolastici regionali) non ha certo migliorato le cose: il problema è che i fondi destinati alle scuole sono del tutto insufficienti. Sono diminuiti i fondi per le spese di funzionamento e non bastano quelli per le supplenze. Le scuole non sono in grado di pagare gli stipendi ai supplenti. Questo mette in una situazione difficilissima i dirigenti scolastici, stretti tra la scelta di non nominare piu’ i supplenti (ma come gestire le classi e con quali conseguenze per il servizio?) e sottoscrivere contratti senza copertura finanziaria. Il Ministro Fioroni ama dire che preferisce chiamarli presidi e non dirigenti scolastici. In effetti ha ragione: di che razza di dirigenti si tratta, se non dispongono di risorse da gestire?
Oggi in molti istituti è in ballo il normale funzionamento del servizio scolastico: è esattamente questo che viene pesantemente messo in discussione e pregiudicato.

Se è vero che questa situazione è il portato dei debiti accumulati dal precedente governo, a maggior ragione si rende necessario un piano straordinario di risanamento e di rilancio. Non è pensabile lasciare le scuole pubbliche senza risorse per poter funzionare. Non è possibile mettere al centro dei discorsi il problema del bullismo (pure importante) e dei telefonini, senza rendersi conto che le scuole non hanno piu’ i mezzi per l’ordinaria amministrazione.
Non è possibile continuare a ripetere che l’autonomia delle istituzioni scolastiche costituisce la stella polare, il “quadro di riferimento principale dei processi di innovazione e di riqualificazione di cui l’intero sistema educativo ha bisogno” se poi le scuole hanno, come si suol dire, le pezze al culo.

Dedalus


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