ScuolaOggi: Sciopero, una scelta sofferta ma necessaria
di Pippo Frisone
Non ci eravamo fatte troppe illusioni che il fronte sindacale dello sciopero del 30 di ottobre ,il più grande sciopero della storia con oltre il 70% delle adesioni, potesse mantenere una unità d’azione anche dopo quella data.
Troppe forti erano state, prima durante e dopo quello sciopero, le sollecitazioni politiche dei partiti di governo per rompere quella straordinaria e irripetibile unità.
La stessa data di conversione in legge del decreto Gelmini in coincidenza con lo sciopero andava in quella direzione. Già sul palco di piazza del Popolo s’erano sentiti i primi scricchiolii con l’intervento del Segretario della CGIL Epifani che di fronte alle provocazioni dei voti di fiducia e all’intransigenza del Governo preannunciava lo sciopero generale.
Poi in serata, con la cena a Palazzo Grazioli e l’esclusione della CGIL veniva consumata la rottura non soltanto di quell’ampio fronte che aveva proclamato lo sciopero del 30 ottobre ma soprattutto dell’unità sindacale in casa confederale, con CISL e UIL da una parte e CGIL dall’altra.
Si ripeteva così uno schema già visto nel 2002 , col Patto per l’Italia, sempre con lo stesso governo Berlusconi e sempre con la stessa tentazione : mettere all’angolo la CGIL, il più grande sindacato del nostro Paese, per indebolire il ruolo dei sindacati confederali e del contratto nazionale, privilegiare la contrattazione di secondo livello , per avere un sindacato di rilevanza soltanto localistica e di supporto allo Stato nella erogazione dei servizi.
A questo disegno strategico, non tanto mascherato, si è opposta la CGIL prima sfilandosi dal tavolo delle parti sociali con la Confindustria sulla riforma della contrattazione, poi non firmando l’accordo sugli statali e infine, non condividendo i provvedimenti del governo per fronteggiare la recessione e l’attuale crisi, confermando lo sciopero generale del 12 dicembre.
Per il mondo della scuola, dell’università e della ricerca le ragioni degli scioperi del 30 ottobre e del 14 novembre ci stanno dentro tutte.
Il Governo non solo mantiene inalterati tutti i tagli previsti sulla “conoscenza” dalla manovra finanziaria di luglio ma costringe il Paese, in una fase di forte recessione, a non immaginare nemmeno il proprio futuro perché non c’è sviluppo né politica industriale e quindi occupazione, senza un sistema di saperi e di ricerca adeguati.
Sul piano dei rinnovi contrattuali i lavoratori della scuola troveranno con la tredicesima un centinaio di euro di indennità di vacanza contrattuale per il 2008 e mediamente 75 euro lordi per il 2009.
Ben poca cosa rispetto agli annunci della Gelmini di voler premiare il merito con almeno 6mila euro annui per i capaci e meritevoli. Per adesso si taglia, poi se ci saranno i risparmi attesi, forse nel 2010 si comincerà a parlare di merito.
E intanto, si riducono i posti nella scuola di 130mila unità, gettando sul lastrico e senza prospettive soprattutto i precari .
La Cisl prevede nel prossimo biennio 900mila nuovi disoccupati e mentre butta in politica assieme alla UIL lo sciopero del 12 dicembre della CGIL, si limita a storcere il naso di fronte alla ricetta anticrisi del governo che è “come dare l’aspirina a un moribondo”.
Ora più che mai serve un accordo forte per fare uscire il Paese dalla crisi.
Occorre più sostegno agli investimenti pubblici, più sostegno ai redditi da lavoro e pensione, più sostegno all’occupazione.
Lo sciopero del 12 dicembre della CGIL, rimane una scelta tanto sofferta, lacerante quanto necessaria e ci auguriamo ,di fronte all’attuale scenario di crisi , che possa aprire una fase nuova di riflessione per tutto il sindacalismo confederale
Per riprendere, innanzitutto, il cammino interrotto dell’unità sindacale. |