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ScuolaOggi-LA SCUOLA DA VESPA: CHE PENA!

LA SCUOLA DA VESPA: CHE PENA! Ha fatto bene l'ex ministro alla pubblica istruzione Tullio De Mauro a rifiutare l'invito di Bruno Vespa di partecipare a "Porta a porta" a parlare di riform...

11/03/2004
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ScuolaOggi

LA SCUOLA DA VESPA: CHE PENA!
Ha fatto bene l'ex ministro alla pubblica istruzione Tullio De Mauro a rifiutare l'invito di Bruno Vespa di partecipare a "Porta a porta" a parlare di riforma della scuola: davvero non abbiamo sentito discorsi che valeva la pena di essere ascoltati. Dal conduttore che esordisce presentando il segretario dello Snals come se rappresentasse il massimo sindacato della scuole (e dove l'ha letto?), alla pochezza delle osservazioni di Ricciato ma anche dello stesso Angeletti della Uil, ma soprattutto alla prosopopea di Berluscono e della Moratti a parlare di cose che non conoscono, ripetendo lezioncine oltretutto imparate male a memoria (più volte il ministro ha dovuto sbirciare sui suoi appunti per spiegare le sue teorie). E i direttori a fare (si fa per dire) contradditorio? Si è salvato quello del Messaggero che ha cercato inutilmente di mettere alle corde i suoi interlocutori. Sforzo vano, perchè anche nelle risposte si andava avanti solo a slogans senza senso compiuto. Gli altri due: almeno si fossero aggiornati su quattro idee da esporre. Solo banalità sono uscite dalle loro bocche. E che spazio avrebbe potuto avere Tullio De Mauro in questo contesto? Nessuno. Sarebbe servito solo a salvare la faccia di Vespa che ancora una volta invece che fare il giornalista ha fatto il cortigiano. Una sola cosa sensata ha detto peraltro il buon direttore del Gazzettino: "Una trasmissione non si carattrizza per il numero delle posizioni presenti, ma per i contenuti del dibattito: se sono scadenti, si qualifica e diventa controproducente". Forse se avesse aspettato a parlare alla fine questa frase non l'avrebbe detta. Ma è davvero la conclusione di questo dibattito: la sicumera di affermazioni confuse, soliloqui senza costrutto, insomma il solito spot.Che pena, ragazzi


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