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ScuolaOggi: L'Andis: intempestiva la circolare sugli esami di licenza

Le innovazioni introdotte dalla Circolare ministeriale sono assai rilevanti, ma ad anno scolastico inoltrato, difficilmente potranno trovare corretta e produttiva applicazione.

24/03/2007
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ScuolaOggi

L’Amministrazione non ha tenuto conto che le programmazioni avviate dalle scuole fin dallo scorso settembre hanno seguito le indicazioni di cui al dlgs 59/04, oppure quelle dei programmi del ’79, considerando valide (a prescindere dalla loro vigenza giuridica) le indicazioni dei dd.mm. del 26 agosto 1981 e del 10 dicembre 1984 per lo svolgimento dell’esame finale.

Ad avviso dell’ANDIS non era opportuno introdurre cambiamenti così significativi ad anno scolastico ormai avanzato e a ridosso dell’esame di Stato.

Le osservazioni che seguono riguardano sia lo svolgimento dell’esame sia l’innovazione della certificazione delle competenze.

• E’ pericoloso decidere ad anno inoltrato che l’istituto dell’ammissione all’esame viene cancellato senza che si sia rilevata una particolare esigenza al riguardo, determinando l’ammissione solo dalla frequenza di almeno tre quarti del tempo scuola (facendo salve le ovvie deroghe). Ciò può significare autorizzare gli alunni non solo a “non studiare” – l’ammissione è già garantita – ma anche a frequentare la scuola al minimo indispensabile, snaturando il carattere fondante di una scuola obbligatoria.

• Nella Circolale si accenna soltanto all’innalzamento dell’obbligo di istruzione - sancito dalla Finanziaria - per ulteriori due anni a partire dal prossimo anno scolastico, senza trarne le dovute conseguenze che si avranno in materia di curricoli e di esame di Stato. Questa innovazione di enorme rilievo avrebbe dovuto indurre ad una riflessione più puntuale sulla nuova natura dell’esame di licenza media. Tale esame, infatti, non è più conclusivo di un corso di studi obbligatorio, ma assume un ruolo diverso, che non suggella un percorso definito e definitivo, ma apre una fase assolutamente nuova. Mancano nella Circolare spunti di analisi su questa nuova relazione tra il primo e il secondo grado dell’istruzione secondaria.

• Verrà effettuata la prova scritta di prima lingua comunitaria. Viene anche indicato che, previa delibera del Collegio dei docenti, si possa prevedere una prova scritta unica delle due lingue comunitarie. Le osservazioni critiche sono due: la prima riguarda la forma sperimentale della prova (non si comprende quale valore legale possa avere una prova di esame di Stato con carattere sperimentale), la seconda riguarda il fatto che in genere lo studio di una seconda lingua comunitaria difficilmente permette agli alunni di raggiunge obiettivi cognitivi ed operativi tali da consentire una prova scritta, per di più con le caratteristiche di un esame.

• Alla prova scritta che fino allo scorso anno riguardava la sola matematica ora vengono aggiunti “elementi di scienze e tecnologia”. Il che significa non solo coinvolgere più materie e più insegnanti, ma affidare all’esame scritto materie che fino allo scorso anno riguardavano il colloquio pluridisciplinare. Si tratta di una scelta che – al di là di un giudizio di merito – non può essere proposta alle scuole a metà dell’anno scolastico, ad opera quasi conclusa.

• Per quanto riguarda la certificazione delle competenze, la scelta operata e suggerita non ha alcun riferimento con la letteratura sulle competenze e sulla relativa certificazione e neppure con le indicazioni degli organismi europei (vedi le Key competences del 18/12/06). L’invito avanzato agli insegnanti di accedere a siti e a testi relativi alle competenze, non accompagnato da chiavi di lettura o da più puntuali indicazioni, è segno di disinvoltura con cui l’Amministrazione si avvicina ad un problema assolutamente nuovo per la nostra scuola e che richiederebbe specifico, motivato e dettagliato decreto. Nella circolare si riconosce che “non si dispone di un quadro compiuto di definizione degli obiettivi specifici di apprendimento e delle competenze” e che, “di fronte alla non ancora compiuta definizione del nuovo impianto pedagogico-didattico, la messa in atto dei corrispondenti strumenti valutativi/certificativi non può non avere un carattere sperimentale”. Si tratta di affermazioni che provocano sconcerto. Certificare vuol dire accertare e dichiarare con piena responsabilità che cosa un soggetto è capace di fare, a qualsiasi livello di età ed in qualsiasi situazione, di vita, di studio o professionale.

• Non convince, dal punto di vista tecnico, il modello allegato che, al di là della sperimentazione, incanala le scelte “autonome” delle scuole: come è possibile certificare competenze in base a livelli che non sono descritti a livello di standard e sono riferiti ad aggettivi che, pur indicati come quantitativi (iniziale, intermedio e finale), di fatto hanno un significato temporale? E’ nella casistica degli obiettivi che si considerano, appunto, quelli iniziali, intermedi e finali! La letteratura non è unanime sulla questione di graduare una competenza, e ciò in ordine al principio che una competenza o c’è o non c’è! Il modello proposto tra l’altro dovrebbe essere compilato dal dirigente scolastico e dal Presidente della Commissione d’esame dopo gli esami: ma le prove d’esame sono strutturate secondo le consuete modalità e, se va bene, consentono di verificare conoscenze (meglio sarebbe dire contenuti) e, in qualche caso, abilità.

• Pertanto, in mancanza delle nuove Indicazioni nazionali, in mancanza di riferimenti certi sulle competenze e sulle modalità della loro certificazione, sarebbe stato meglio soprassedere per quest’anno scolastico. In alternativa, si potevano dare all’inizio dell’anno scolastico indicazioni chiare sulla letteratura in materia di competenze, adottare alcune scelte di massima ed avviare attività di formazione e di sperimentazione in previsione di un modello di esame che avrebbe dovuto essere proposto solo in collegamento con l’avvio dell’intero processo di innalzamento dell’obbligo di istruzione. Non si può proporre una innovazione, peraltro non sufficientemente giustificata, in corso d’opera, quando ancora non si sa quali saranno le nuove Indicazioni nazionali, che non potranno non considerare i cambiamenti che si attueranno nella scuola media indotti dall’elevamento dell’obbligo.

• A monte di tutto, resta da chiarire il rapporto che corre tra la tradizionale scheda di valutazione, centrata su contenuti disciplinari, prluridisciplinari e conoscenze, e la certificazione, centrata sulle competenze. Tutto ciò, se non si vuole ridurre anche la certificazione a una prassi formale priva di un reale significato innovativo, anche in relazione con quanto avviene in altre scuole europee e con quanto ci chiede la stessa Unione europea.


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