ScuolaOggi: In aula il provvedimento sul maestro unico
Ieri sera alla fine di una giornata molto calda sul fronte della scuola il governo è sceso in forze, il premier insieme ai ministri Brunetta e Gelmini in una conferenza stampa a palazzo Chigi,
di Luciana Di Mauro |
Nell’aula di Montecitorio ha inizio la discussione sul decreto legge n. 137, più noto per il suo articolo 4 che segna il ritorno a una classe una maestra. Ieri sera alla fine di una giornata molto calda sul fronte della scuola il governo è sceso in forze, il premier insieme ai ministri Brunetta e Gelmini in una conferenza stampa a palazzo Chigi, per cercare di spuntare le armi della protesta e riaffermare le ragioni di un’azione tanto drastica quanto veloce nel campo della scuola.
All’invito a non eccedere nel ricorso al decretazione d’urgenza, fatto anche dal presidente della Camera Fini, Berlusconi ha risposto richiamando i presidenti di Camera e Senato a cambiare i regolamenti, per velocizzare l’iter di l’approvazione delle leggi. “Abbiamo il compito di governare – ha detto - e, invece, dobbiamo fare i conti con regole arretrate rispetto ai tempi attuali”. Non solo, sarà proprio la differenza di regole, tra le due Camere, a giustificare il ricorso alla fiducia la prossima settimana alla Camera sul decreto legge, n. 137, sulla scuola. Il proseguimento della discussione in aula è previsto per il 6 dicembre.
Il “No Gelmini day” era iniziato con la protesta degli studenti, organizzati in vari coordinamenti romani, e degli specializzandi dell’ultimo ciclo Siss, tutti davanti al ministero dell’Istruzione a viale Trastevere. Intanto a via Veneto protestavano migliaia di ricercatori Isfol e dell’Istituto superiore di Sanità contro un emendamento del ministro del Welfare, Sacconi, che li esclude dai laboratori e dai progetti. Nel pomeriggio nel quartiere romano di Prati oltre un migliaio di genitori e maestre sfilavano contro gli effetti del piano di razionalizzazione sulle classi di scuole dell’infanzia ed elementare.
“Siamo qui per dare il via alla scuola digitale – ha esordito il premier – non un gesto simbolico ma l’inizio di un cambiamento”. Un avvio a tappe forzate, step by step aggiungerà poi Brunetta, “ per il grave ritardo in cui “abbiamo trovato l’Italia dopo due anni di governo Prodi”. Le tre “I, inglese, internet, impresa” avrebbero segnato il passo e la scuola è ormai “al disastro”. Il premier ha voluto ricordare lui stesso le cifre dei confronti internazionali: il 20 per cento degli adulti con difficoltà di lettura, il 38 per cento dei 15enni al disotto delle competenze ritenute necessarie rispetto ai coetanei degli altri paesi Ocse, il deficit di laureati 171 solo 171 ogni mille iscritti alle università, i professori troppi (9,3 per 100 allievi contro una media Ocse intorno al 5%) e poco pagati. Cifre che offrono, certo, indicazioni ai governi, ma che non rendono conto di realtà nazionali molto diversificate per territori, storie, struttura stessa dei bilanci statali. Un risultato, ha concesso il premier, per cui ci sono voluti molti anni, ma sulle cause non ha espresso dubbi: “è frutto del malgoverno consociativo e colpa dei sindacati e della sinistra”.
Intanto, alle scuole arriveranno entro novembre 10mila lavagne interattive multimediali (Lim), seguite da un percorso di formazione organizzato dall’Agenzia Nazionale per lo sviluppo dell’autonomia scolastica (ex INDIRE), destinato a 24mila docenti di tutte le discipline. Si parte dalle scuole medie per un investimento, ha spiegato il ministro Gelmini, di 20 milioni di euro cui se ne aggiungeranno altri 10. Un investimento di 30 milioni esattamente quanti ne aveva stanziati l’art.633 della Finanziaria 2007. Confermata anche la spesa triennale di 20 milioni l’anno, prevista dalla Finanziaria 2008, e destinata all’edilizia scolastica. Risorse recuperate dalla riduzione dei costi della politica, conseguenti alle misure prese dal governo Prodi, dietro l’ampia eco suscitata dal libro scandalo “La Casta”, you remember?
Luciana Di Mauro |