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Scuolaoggi-IL "NODO" DEGLI ORGANICI: QUALI ISCRIZIONI, PER QUALE SCUOLA?

IL "NODO" DEGLI ORGANICI: QUALI ISCRIZIONI, PER QUALE SCUOLA? Parliamo di cose concrete: tra non molto avrà inizio la tornata delle preiscrizioni alla scuola primaria e alla scuola seconda...

07/11/2003
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ScuolaOggi

IL "NODO" DEGLI ORGANICI: QUALI ISCRIZIONI, PER QUALE SCUOLA?
Parliamo di cose concrete: tra non molto avrà inizio la tornata delle preiscrizioni alla scuola primaria e alla scuola secondaria di primo grado. Comincia a diffondersi tra i dirigenti scolastici una certa preoccupazione perché non è chiaro quali modelli organizzativi decolleranno a settembre, con l'avvio del prossimo anno scolastico, in attuazione della legge di riforma n.53/2003. Com'è noto, da maggio ad oggi è stato un continuo dire e non dire, in particolare sulle sorti del Tempo pieno e del tempo prolungato.
Recentemente è comparso sul sito del Ministero il testo "commentato" dello schema di decreto legislativo concernente la definizione delle "norme generali relative alla scuola dell'infanzia e al primo ciclo dell'istruzione, ai sensi della legge n.53/2003", approvato dal Consiglio dei ministri il 12 settembre scorso. Questo testo deve seguire ora l'iter procedurale che prevede l'acquisizione dei pareri, obbligatori ma non vincolanti, della Conferenza Stato-Regioni-Città e delle competenti Commissioni parlamentari (queste ultime devono pronunciarsi entro il termine di 60 giorni dalla ricezione dello stesso) e quindi ritornare al Consiglio dei ministri per la definitiva approvazione.
Per quanto riguarda la scuola primaria, dal "commento ufficiale" del MIUR si evincerebbe che:
1) il Tempo Pieno inteso come "tempo scuola degli alunni" resta, con le 40 ore settimanali compresa la mensa (secondo "la stessa formulazione" utilizzata per la scuola elementare nella legge 148/1990)
2) vi sono tre possibili "opzioni" orarie: a) un orario base, "obbligatorio" per tutti gli alunni, di 27 ore settimanali; b) un orario "facoltativo" per gli alunni ma obbligatorio per le scuole di ulteriori tre ore settimanali (e si arriva a trenta ore); c) un ulteriore orario "aggiuntivo" che può oscillare dalle 5 alle 10 ore, per la mensa scolastica (fino ad arrivare alle 40 attuali ore del Tempo Pieno).
Fino ad ora, negli incontri con i genitori, i dirigenti scolastici prospettavano due modelli organizzativi distinti (sia sul piano dell'articolazione didattica che sul piano orario): il modulo e il Tempo Pieno. Il modulo, com'è noto, garantiva un orario di 27 ore nelle prime due classi, elevabili a 30 nelle tre successive con l'aggiunta della lingua straniera. La mensa era facoltativa e si veniva ad aggiungere comunque a questo orario base. Il Tempo Pieno garantiva 40 ore di scuola, mensa inclusa e con frequenza obbligatoria (legge 148/1990).
Ora si vanno delineando, stando a quanto scritto nel "commento" al decreto, tre possibili orari scolastici che possono poi essere sostanzialmente ricondotti a due "modelli" di scuola. Vale a dire:
- classi che comprenderanno alunni che intendono frequentare per un orario ridotto (27 ore) con possibilità di espansione ulteriore per alcuni di essi (fino alle 30 ore), a scelta delle famiglie (e quindi, si suppone, con qualche rientro pomeridiano al quale può eventualmente aggiungersi il tempo dedicato alla mensa)
- classi che comprenderanno alunni che intendono frequentare per un orario lungo, a "tempo pieno" appunto (le 30 ore più la mensa, per un totale di 40 ore) sempre, beninteso, a richiesta delle famiglie.
Se così fosse, se questa ipotesi corrisponde a realtà, non vi sarebbero sostanziali modifiche (dal punto di vista dell'orario, non dell'organizzazione didattica che è un altro discorso) con le attuali classi a modulo e a tempo pieno.
Il problema, dal punto di vista gestionale ed organizzativo (e quindi del dirigente scolastico, in primis), è se alla scuola viene assegnato (e/o confermato) un organico docenti in grado di supportare e garantire tali modelli orari. Se l'ipotesi interpretativa è corretta dovrebbero - in pratica - essere confermati più o meno gli organici attuali (del TP e del modulo).
Il "commento" al comma 4 dell'art.7 del decreto sembra andare in questa direzione. Si dice infatti che "alla definizione dell'organico di istituto concorrono la quota oraria ordinaria, quella facoltativa opzionale e quella derivante dal numero dei rientri previsti che comprende il tempo dedicato alla mensa. L'assistenza educativa alla mensa verrà, quindi, affidata ai docenti. Ne deriva che il tempo scuola per gli alunni non subisce alcuna variazione rispetto all'esistente."
Il comma 4 dell'art.7 dice però un'altra cosa, vale a dire che "allo scopo di garantire le attività educative e didattiche, di cui ai commi 1 e 2 (vale a dire le 27 o le 30 ore, ndr), è costituito l'organico di istituto." Non sta scritto, nel testo dell'articolo, che la definizione dell'organico tiene conto anche del "tempo mensa", che il comma 3 esclude peraltro nettamente dall'orario previsto dai commi 1 e 2. Qui l'organico è calcolato espressamente sulla base delle 27 o 30 ore delle "attività educative e didattiche". C'è un'evidente differenza insomma (o non coincidenza, o contraddizione) tra quanto scritto nel decreto e quanto scritto nel commento.
Sarà bene chiarire questo punto che è decisivo: dal numero di docenti assegnato alla scuola dipende infatti il modello organizzativo (e orario) che si può attuare. E' lapalissiano: non si può garantire il Tempo Pieno, la sua prosecuzione (40 ore, mensa inclusa) senza il cosiddetto "doppio organico" (due insegnanti, una classe). Una volta stabilito l'organico docenti, occorrerà definire o ridefinire l'articolazione didattica, il progetto educativo (assegnazione degli ambiti disciplinari, delle aree di insegnamento, delle funzioni tutoriali ai docenti, ecc.).
Il problema (e la preoccupazione diffusa) è che non si può arrivare a gennaio senza riferimenti normativi certi. Occorre pertanto che l'iter procedurale previsto si concluda in tempi utili, in modo tale da avere indicazioni precise, fuori da ogni residua ambiguità interpretativa, lessicale e funzionale. In altre parole: è necessario che il decreto venga approvato (con le eventuali e/o opportune modifiche, nella massima chiarezza del testo di legge stesso, al di là dei "commenti") prima della data di avvio delle operazioni di iscrizione degli alunni per l'a.s.2004-2005. Oppure, meglio riparlarne per l'anno successivo.
Non è possibile lasciare le scuole, i dirigenti scolastici, i docenti, l'utenza in una situazione di incertezza, che rischia di sconfinare poi nel caos totale se, nel vuoto delle fonti giuridiche, si aggiungono i messaggi predeterminati e diffusi dalla "campagna informativa" del MIUR sulla Riforma attraverso mass media e pubblicazioni varie, da Donna Moderna a Topolino.
Sarebbe irresponsabile e lesivo per l'immagine stessa della scuola pubblica, oltre che della serietà della politica scolastica del MIUR e dell'attuale maggioranza di governo, non uscire da questa indeterminatezza nel più breve tempo possibile.
Gianni Gandola
(Coordinamento dirigenti scolastici CGIL-CISL Milano).


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