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ScuolaOggi: Il DM 80 e la verifica senza appello dei debiti

detto ... fatto

11/10/2007
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ScuolaOggi

di Claudio Cereda

Durante la prima estate della sua esperienza ministeriale il ministro Fioroni rimase sorpreso dalla scoperta che quando cercava il Presidente della commissione per gli esami di stato, questi era sempre da un'altra parte, che le promozioni e i voti alti stavano crescendo a dismisura (ma il quadro non erano poi confermato dal successo formativo nei primi anni di università) e il risultato, nel giro di qualche mese è stata la legge di riforma dell'Esame di Stato.
All'inizio della seconda estate, quando furono resi disponibili i risultati finali dell'anno 2006/2007, il Ministro stupì tutti con una dichiarazione perentoria “Il 41% dei ragazzi accede con debito all’anno successivo di corso e di questi, negli anni scorsi e fino ad oggi, solo uno su quattro riesce a recuperare. Tre studenti su quattro, invece, sostengono gli esami e si diplomano pur avendo delle lacune non colmate. Questo con la nuova legge sull’esame di Stato non sarà più possibile. Ho dunque avviato un monitoraggio e ho stanziato 30 milioni di euro aggiuntivi per i corsi di recupero delle scuole. Se, nonostante ciò, dovesse perdurare questa situazione anche dopo le verifiche, credo di dover rimettere mano al ripristino degli esami di riparazione perché c’è la necessità di avere una data certa che permetta di sapere se il debito è stato superato”. Detto, fatto. L'anno 2007/2008 si apre con un provvedimento che se non ripristina l'esame di riparazione (ci sarebbe voluta una legge e si sarebbe andati contro la linea di tendenza dell'ammorbidimento e della scuola che si fa carico), mette dei paletti così precisi alla verifica del debito, da snaturare il significato stesso della parola. Infatti se il debito non si trascina nemmeno nella parte iniziale dell'anno successivo ma va onorato nell'anno in corso, viene da dire che avremo gli esami di riparazione in una forma nuova in cui sono maggiormente coinvolte le scuole con una funzione attiva e non meramente sanzionatoria.
Il testo del provvedimento viene esplicitamente motivato nelle premesse: Considerato opportuno che il recupero dei debiti venga effettuato entro la conclusione dell’anno scolastico in cui questi sono stati contratti affinché, oltre a sviluppare negli studenti una maggiore responsabilizzazione rispetto ai traguardi educativi prefissati, garantisca la qualità del percorso formativo e la corrispondenza, rispetto agli obiettivi del piano dell’offerta formativa, dei livelli di preparazione raggiunti dalla classe, come prerequisito per la programmazione didattica dell’anno scolastico successivo, favorendo negli studenti stessi un compiuto e organico proseguimento del proprio corso di studi, in coerenza con gli obiettivi formativi specifici per ciascun anno dell’indirizzo seguito...

Le novità
• due momenti per la certificazione delle carenze in corrisponenza del termine dei due quadrimestri: le carenze vengono descritte, comunicate e si fissano sia le iniziative per il superamento, sia le modalità di accertamento.
• lo scrutinio finale si può concludere oltre che con la promozione e non ammissione, anche con il rinvio. Entro il 31 agosto devono essere concluse le iniziative di recupero ed entro l'inizio delle lezioni anche gli accertamenti (se non si è riusciti a farlo entro il 31 agosto). Nei primi giorni di settembre hanno dunque luogo gli accertamenti definitivi e si tengono gli scrutini per i rinviati. Per questa ragione è difficile non parlare di esami di riparazione in una forma nuova.
• la problematica del debito entra stabilmente a far parte del POF di ogni scuola che è tenuta ad esplicitare le modalità adottate (iniziative in itinere, iniziative estive, modalità di accertamento, modalità di comunicazione)
• le famiglie possono provvedere autonomamente al recupero, ma lo fanno sulla base di indicazioni esplicitate dal Consiglio di Classe
• si afferma la possibilità di procedere al recupero utilizzando gli strumenti della flessibilità (superamento del gruppo classe e riduzione del 20% del monte ore).

I punti di forza
• aver fissato dei termini precisi per gli accertamenti fa uscire le scuole da una situazione di bricolage organizzativo e ripristina elementi di certezza su empi e modi
• si dà risposta pratica al tema posto dalla legge sugli esami di stato (l'esame lo fa chi non ha debiti) evitando di dover gestire situazioni incancrenite che vengono però esplicitate solo al termine del percorso
• si obbligano le scuole (Dirigenti e Collegi Docenti) a confrontarsi con il problema della omogeneità interna (sia rispetto ai livelli minimi, sia rispetto alle pratiche di valutazione adottate dai Consigli di Classe)

I problemi aperti
E' ben noto che la normativa vigente, che parla di debito da assegnare in presenza di carenze lievi, è smentita dai fatti (e non potrebbe essere diversamente). Il debito viene assegnato anche in situazioni di insufficienza grave e gravissima e c'è sempre un forte elemento di soggettività (legata al fatto che ogni studente fa storia a sè) nello stabilire se sarà (o meno) in grado di frequentare con profitto la classe successiva. Questo problema esisteva anche ai tempi degli esami di riparazione, quando nello scrutinio di settembre ci si trovava a valutare il quadro di ciascuno che, nella maggioranza dei casi, non era mai nè completamente nero nè completamente bianco. Ricordo che più grandi arrabbiature (presto superate) le avevo dopo gli scrutini di settembre (rigore o comprensione, punire un piccolo disimpegno o premiare un impegno risultato non risolutivo, ...).
Supponiamo dunque che la scuola abbia fatto la sua parte e che, altrettanto abbia fatto lo studente; siamo a settembre, qualche debito è sparito ma qualcun altro permane. Gli accertamenti sono stati condotti sulla base di prove fondate sulle competenze considerate indispensabili. C'è un pare tecnico di non superamento. Cosa si fa? Si riape il solito dibattito prognostico o si prende atto? Qualche chiarimento è opportuno che venga dalla ordinanza sugli esami annunciata dal decreto.
Il Ministro si pone due obiettivi tra loro in conflitto: bisogna migliorare i risultati finali (soprattutto nel biennio, come chiede l'Europa) e bisogna essere più rigorosi verso il debito trascinato (che viene abolito per decreto). La soluzione del conflitto sta in una profonda modifica del modo di fare scuola e del modo di valutare. La valutazione per competenze è entrata a far parte del linguaggio ufficiale delle scuole superiori dai tempi di Berlinguer, ma soprattutto nel comparto dei licei (quello che conosco) è poco diffusa l'abitudine a precisare quali esse siano. Anzi, mi è capitato più volte di sentirmi dire che gli accertamenti strutturati, magari connessi ad una didattica modulare, hanno valore accessorio rispetto alle canoniche due interrogazioni previste dal regio decreto del 26. Guai poi se la materia di cui trattasi ha la sfortuna di essere definita orale.
Su questo terreno c'è bisogno di un grande impegno ad osare da parte dei Dirigenti; occorre che i dipartimenti di materia non si limitino alle due riunioni canoniche (a inizio anno, due ore per fissare gli obiettivi di 3 o 5 classi verticali, a fine anno per discutere delle adozioni e degli acquisti) ma inizino un lavoro lungo (senza pretendere di farlo in un anno) di discussione e stesura dei protocolli sul cosa e come lo si fa, e sul come si accerta e si valuta. Ecco allora che il lavoro del Coordinatore di materia diventa importante e che non va considerato una rottura di scatole da affidare al primo venuto. Se si parte così si può poi battere la strada, suggerita dal decreto, di classi di recupero in determinati periodi (febbraio e luglio) in cui si attuino pratiche didattiche minime che non corrano il rischio di essere smentite dal docente titolare quando lo studente rientra nella sua classe. La didattica delle competenze e della definizione degli obiettivi minimi è quella che dovrebbe garantire che il superamento del debito sia reale e non avvenga invece per decreto (perché mica possiamo bocciarli tutti).
Accanto al lavoro dei dipartimenti di materia in cui la scuola raffina il proprio punto di vista disciplinare c'è la delicata questione dei Consigli di Classe (continuità) e del suo Coordinatore (coordinamento dei carichi di lavoro, supporto ai drop out, circolazione della informazione, rapporto con le famiglie, documentazione didattica). Supponiamo che il Dirigente Scolastico sia attento alla problematica. Oggi purtroppo, dopo la cancellazione delle prospettive di organico funzionale e dopo l'obbligatorietà del completamento orario, il DS si trova costretto a precedere alla assegnazione dei docenti con il bilancino delle 18 ore e solo alla fine, esauriti tutti gli aspetti burocratici, a vedere se c'è spazio per spostamenti didatticamente opportuni, per la riconferma del coordinatore precedente, e così via. Su questo terreno aspettiamo il Ministro e i Sindacati sperando che l'equivoco secondo cui tutor è una parola tabù si possa considerare superato e si riconosca (non solo a parole) che la funzione docente è fatta di tante facce. Tanto per non restare nel generico oggi si può guadagnare molto mettendosi a disposizione per le supplenze estemporanee (in cui se va bene si fa un po' di ripasso) e non si guadagna praticamente nulla dedicandosi al coordinamento e al tutoraggio.
La parte più nuova del provvedimento, con riferimento alle pratiche delle scuole, è certamente quella dei corsi estivi. Quando se dal 20 giugno al 10 luglio ci sono gli esami stato? Con quali risorse se la coperta attuale è così corta da garantire che in una classe tipica si possano fare un paio di corsi per le materie killer di 5 ore a quadrimestre? Certo bisogna che le scuole si attrezzino; che a febbraio si usi la flessibilità didattica e organizzativa per promuovere classi di livello in cui si possano ottimizzare le risorse riuscendo a contemperare recupero ed eccellenza; ma anche così la coperta rischia di essere corta sia in termini di risorse economiche, sia in termini di risorse umane. Per quanto riguarda le risorse umane è pensabile sostituire la partecipazione agli esami conclusivi con la docenza ai corsi di recupero? Per quanto riguarda le risorse economiche è possibile qualche forma di autofinanziamento? E' possibile una partecipazione parziale degli utenti al costo del servizio (come si fa nei comuni con i servizi a domanda individuale)? Il lavoro di progettazione e di verifica dei corsi potrà, almeno parzialmente, essere retribuito? Sono tutte domande per il Ministro più che per i Dirigenti.


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