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ScuolaOggi: Ed anche Ricolfi disse “la sua” sulla controriforma Gelmini

si avventura in una sorta di difesa d’ufficio delle iniziative estive del ministro Gelmini e si stupisce della pioggia di critiche scaricatasi sul decreto-legge del 1° settembre.

28/09/2008
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ScuolaOggi

di Gianni Gandola e Federico Niccoli

Poteva mancare Luca Ricolfi (dopo Citati, De Rita, ecc) nella schiera dei laudatores temporis acti? In un articolo su “La Stampa” dall’eloquente titolo “Il mito della scuola elementare”, il nostro si avventura in una sorta di difesa d’ufficio delle iniziative estive del ministro Gelmini e si stupisce della pioggia di critiche scaricatasi sul decreto-legge del 1° settembre.

Certamente, se uno (è il caso di Ricolfi) non sa bene di cosa parla non può che stupirsi dell’ampio movimento di opposizione in atto nelle scuole italiane e fra le stesse associazioni professionali dei docenti alle trovate del duo Tremonti-Gelmini.

Non è sufficiente essere professore universitario ordinario di idraulica e meccanica per comprendere fino in fondo le dinamiche evidenti e quelle sotterranee del mondo della scuola. Ma evidentemente è diventato di moda parlare di scuola (e di scuola elementare nella fattispecie) anche da parte di chi non ne ha una conoscenza diretta o può vantare particolari competenze.

Vediamo, con ordine, di cosa parla Ricolfi.

1. Sarebbe un mito la buona qualità della scuola elementare. Certo, anche nella scuola primaria esiste la necessità di un ulteriore miglioramento dei livelli di qualità delle modalità di insegnamento-apprendimento. Ma è indubitabile che, a qualunque ricerca nazionale o internazionale ci si voglia riferire, la scuola elementare (insieme a quella dell’infanzia) è l’unico ordine di scuola che regge benissimo il confronto con le scuole di tutti i paesi europei più avanzati

2. Non sarebbe vero che i tagli nella scuola sarebbero pari ad 8 miliardi. Dove vive Ricolfi ? Questo numero “spaventa-famiglie”, come amabilmente viene definito, non si trova, ovviamente, nel decreto-legge 137 della Gelmini, ma nel decreto 112 di Tremonti. Non sarebbe vero che saranno licenziati 87 mila insegnanti. Evidentemente Ricolfi non ha letto il piano programmatico del Ministro Gelmini, che quantifica nella cifra esatta di 87.341 il personale docente da “ridurre” nel triennio. Tra l’altro, il numero è insufficiente per difetto, in quanto bisognerà aggiungere le migliaia di supplenti che non saranno utilizzati nello stesso periodo

3. Non è vero che sparirà il tempo-pieno, sostiene Ricolfi. E sapete da dove ricava questa sentenza il professore? “Il ministro ha esplicitamente escluso tale eventualità”. Noi crediamo, ancora una volta, che coloro i quali non conoscono la realtà della scuola primaria o non hanno mai messo piede in una scuola (anche se professori universitari) non dovrebbero fare, come il “compianto” maestro unico, i “tuttologi”. Basterebbe leggere il testo del decreto-legge e il piano programmatico del ministro per scoprire che il termine “tempo-pieno” non è mai nominato, anche se la Gelmini dichiara in tutte le sedi che il tempo-pieno sarà mantenuto o addirittura incrementato. Abbiamo già visto questo film all’epoca della legge Moratti. I nostri attuali governanti (e molti giornalisti che non conoscono i meccanismi degli ordinamenti delle varie tipologie scolastiche) confondono il tempo-pieno con le “40 ore” di scuola settimanali (maestro unico + aggiunte di ore di doposcuola assistenziale). Il tempo-pieno attualmente funzionante in Italia è un modello pedagogico e didattico organizzativo che si fonda su alcune variabili ben precise: tempo scuola-tempi di apprendimento; uso delle contemporaneità di presenza del gruppo docente per classi aperte, gruppi di livello e di recupero, integrazione dei disabili e di tutti i portatori di bisogni educativi speciali, didattica laboratoriale; piena contitolarità degli insegnanti; programmazione unitaria delle attività, ecc. Di cosa parlano Ricolfi, la Gelmini e molti altri, quando non conoscono la storia faticosa, ma bella, della scuola primaria italiana dal superamento del maestro unico e del doposcuola assistenziale in poi? Di cosa parlano costoro se non sanno che l’attuale tempo-pieno è una scuola per tutti i bambini e non un pezzo di scuola per alunni “bisognosi”?

4. La scuola elementare, “per la sua impostazione ludica e ricreativa” non preparerebbe alla scuola media? Ha mai letto Ricolfi i programmi della scuola elementare del 1985, che furono addirittura criticati dagli stessi corifei del ritorno al buon tempo antico per un’impostazione troppo “cognitivista”? E’, in verità, esatto dire che l’attuale scuola elementare riconosce la forte valenza formativa del gioco o di attività creativo-espressive, ma non a scapito delle discipline afferenti al leggere scrivere e far di conto. Non si tratta di una scuola che “pargoleggia”, ma che tiene nel giusto conto tutti gli elementi della personalità di un bambino e nei tempi “necessari” e “distesi” per l’apprendimento.

Gianni Gandola, Federico Niccoli


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