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ScuolaOggi-E' UNA COSA SERIA LA VALUTAZIONE

E' UNA COSA SERIA LA VALUTAZIONE In uno degli ultimi numeri di Valore Scuola La rivista della Flc Cgil (n.11 giugno 2005) c'è un interessante articolo di Piero Lucisano, docente di Pe...

27/07/2005
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ScuolaOggi

E' UNA COSA SERIA LA VALUTAZIONE
In uno degli ultimi numeri di Valore Scuola La rivista della Flc Cgil (n.11 giugno 2005) c'è un interessante articolo di Piero Lucisano, docente di Pedagogia all'Università "La Sapienza" di Roma, dal titolo "Dal pasticcio pilota al pasticcio generale", a proposito delle prove Invalsi e della valutazione. Lucisano in pratica sostiene che l'Invalsi, riformato sotto la guida della copia Aprea/Elias, ha continuato a riproporre strumenti di rilevazione non validi e non affidabili, costruiti in modo approssimativo, somministrati con procedure caserecce e analizzati in modo superficiale. Le prove sono state costruite in poche settimane da un gruppo di lavoro coordinato dal prof. Elias e - spiega Lucisano con alcuni esempi (classico quello del test sui tempi di cottura degli spaghetti) -sono sostanzialmente inaffidabili. In buona sostanza, secondo Lucisano, l'Invalsi in tre anni di progetti pilota non è riuscito a programmare un ciclo corretto: messa a punto, taratura delle prove, somministrazione principale.

Non abbiamo sufficienti elementi di giudizio e ci asteniamo da una valutazione complessiva dell'operato dell'Istituto nell'arco degli ultimi tre anni. Abbiamo però riscontrato - noi che non eravamo pregiudizialmente contrari alle prove Invalsi ma che abbiamo sempre sostenuto l'utilità/necessità di una rilevazione nazionale - parecchi limiti nell'operazione condotta quest'anno.
Dalle disfunzioni organizzative nella consegna delle prove alle scuole, ai tempi diversi di somministrazione nelle varie regioni, all'effettiva debolezza di alcune prove/item, certamente non sufficienti per rilevare correttamente livelli di competenza degli alunni in discipline importanti e complesse quali italiano, matematica e scienze.

Ma è soprattutto la seconda parte dell'articolo di Lucisano che ci sembra interessante. In particolare là dove osserva: "Abbiamo assistito ai primi momenti di ribellione da parte delle scuole e delle famiglie ed il rischio è che il lavoro dell'Invalsi finisca per convincere che l'acqua è così sporca che tanto vale buttare pure il bambino."
Perché proprio questo è, secondo noi, il punto: la valutazione degli apprendimenti degli alunni è un fatto importante, necessario, che non può essere "rifiutato". Discutiamo allora seriamente su strumenti e procedure, proprio partendo dall'esperienza delle prove Invalsi, per arrivare ad una modalità seria e rigorosa di valutazione nazionale.

Ma vale la pena di riportare testualmente l'intera parte finale dell'argomentazione di Lucisano.
"La valutazione è una cosa seria, come è serio il lavoro di mettere a punto prove, di valutarne gli esiti, di restituirle al sistema scolastico perché le utilizzi per autovalutarsi. Il sistema nazionale di valutazione centralizzato e dilettantistico impedisce che si consolidi quel corretto approccio alla valutazione che nel nostro paese ha richiesto anni di sforzo di insegnanti e ricercatori per essere costruito.

Un serio sistema nazionale di valutazione dovrebbe concentrare i suoi sforzi nella predisposizione di prove valide ed affidabili su tutti gli ambiti disciplinari previsti dai curricoli. Questo si può fare in maniera seria su un campione di scuole, con modalità di somministrazione rigorose, garantendo alle stesse scuole l'uso riservato dei risultati. Con un ritmo biennale si dovrebbero mettere a punto e tarare prove su due forme su campioni casuali nazionali, e rilasciare di volta in volta una delle due forme del test alle scuole con le indicazioni per utilizzarla per la autovalutazione, osservando invece una forma della prova per la successiva valutazione nazionale.
Questa procedura garantirebbe la qualità dei dati e la possibilità di svolgere comparazioni diacroniche. Le prove per ogni ordine di scuola dovrebbero contenere item di ancoraggio per garantire i confronti tra i diversi cicli scolastici. Inoltre, sarebbe importante che nelle rilevazioni campionarie si facesse un uso attento dei questionari utili a comprendere le ragioni prevalenti dei risultati osservati e dunque per verificare quali siano gli aspetti di efficacia e quali i punti deboli del sistema formativo nel suo complesso.
Quello che è straordinario è che queste indicazioni porterebbero alla scuola una grande ricchezza di strumenti, un approccio più corretto alla valutazione e che il tutto costerebbe meno della metà di quello che si spreca con l'attuale sistema".

Condividiamo in buona sostanza l'approccio ben argomentato di Lucisano. Purtroppo, nell'infuocato clima polemico registratosi in occasione della recente somministrazione delle prove Invalsi, i detrattori "senza se e senza ma" di qualsivoglia sistema di valutazione hanno utilizzato solo la parte destruens dell'intervento.
Se si vuole seriamente costruire cultura della valutazione, dobbiamo certo criticare, anche aspramente, il dilettantismo della strana coppia Aprea/Elias, ma dobbiamo anche proporre operativamente (non solo delineare teoricamente, come ancora oggi fa Lucisano) sistemi di valutazione degli apprendimenti in grado di offrire alle scuole uno strumento efficace per modificare le procedure di insegnamento-apprendimento, che non risultano in grado di promuovere il successo formativo di tutti e di ciascuno, che, in ultima istanza, è il compito assegnato alle istituzioni scolastiche dal regolamento sull'Autonomia.

La valutazione è una cosa seria! Verissimo! Non releghiamo ad un dibattito estivo, però, riflessioni più o meno sagge. Continuiamo a confrontarci, a sinistra, su un tema che spacca il movimento antiriforma. Sforziamoci di evitare che gli errori altrui diventino la giustificazione e l'alibi per l'inazione della nostra parte, di quella parte che più volte abbiamo definito "la meglio scuola". Parliamone!

Gianni Gandola e Federico Niccoli


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