ScuolaOggi-docente unico tutor o tutor diffuso?
E la riforma va. E subito vengono al pettine i primi nodi. Primo interrogativo: docente unico tutor o tutor diffuso? Quella del docente tutor rischia di diventare una storia fantastica, q...
E la riforma va. E subito vengono al pettine i primi nodi. Primo interrogativo: docente unico tutor o tutor diffuso?
Quella del docente tutor rischia di diventare una storia fantastica, quasi irreale. Come l'isola che non c'è di Peter Pan. Così come la distinzione tra "tutor-figura" e "tutor-funzione" si presta all'ennesimo gioco di prestigio, nella migliore tradizione di questo governo e del suo funambolico Presidente. Cerchiamo allora, ancora una volta, di fissare qualche punto fermo, in questa giostra in cui tutto si muove e, a seconda delle convenienze, tutto e il contrario di tutto spesso si dice. In principio era l'insegnante "prevalente". Così avevamo inteso noi e non solo noi, ma anche un esponente autorevole della maggioranza come l'on. Brocca, responsabile scuola dell'Udc, che non a caso contro questa ipotesi ha espresso da subito una posizione di netta contrarietà. Il passaggio epocale e riformatore prevedeva infatti la rimozione del "gruppo docente" della legge 148/90, fondato sulla pari titolarità dei docenti di ambito. Gruppo docente sostituito dalla nuova "équipe pedagogica" che si differenzia per il fatto che diversi docenti ne fanno parte ma uno solo ne ha la supremazia. E' attorno al tutor infatti che ruota e si costituisce l'équipe pedagogica. Come aveva avvertito l'on. Brocca, uno degli estensori della legge 148/90, che non aveva esitato a cogliere le differenze di fondo, il cambiamento sta tutto qua. Si delinea un'evidente differenziazione di compiti tra i docenti: non potendo tornare all'insegnante unico di una volta, si prospetta una figura di docente che assume su di sé le funzioni principali, sia di insegnamento disciplinare che di rapporto con alunni e genitori, attorniato da altri docenti che svolgono attività complementari di laboratorio. Gli altri docenti che compongono l'équipe pedagogica infatti sono o insegnanti specialisti (religione, inglese, sostegno) o insegnanti di laboratorio. E il cerchio si chiude. Tutto questo emergeva già sin dai primi materiali preparatori della Riforma, ma si deduce anche dalle Indicazioni nazionali. Così come è confermato da un più recente documento interno, le "Ipotesi organizzative per la scuola primaria e secondaria di primo grado" elaborate da un "gruppo di studio incaricato dal Miur di studiare il sostegno alla riforma". In quest'ultimo documento, in particolare, ci sono considerazioni inequivocabili, a proposito. Vi si afferma infatti ad es. che "il docente tutor è il solo che completa l'orario cattedra rispetto ad un solo gruppo classe (792 ore annue) con residuo orario (198 ore) da usare per le proprie attività di tutoring e coordinamento; tutti gli altri docenti completano il proprio orario lavorando su più gruppi classe e gruppi di interclasse". E ancora: "nella scuola primaria l'équipe pedagogica risulta costituita in modo stabile dal docente tutor, da uno o due docenti responsabili di laboratorio, dall'insegnante di lingua straniera, di religione, dagli insegnanti che garantiscono la quota oraria facoltativa-opzionale e la mensa nel caso in cui non coincidano con i primi." E, se vi fossero ancora dubbi, si precisa che "al di là delle necessarie definizioni a livello contrattuale e delle strategie formative previste, occorre sottolineare l'importanza strategica della figura del docente coordinatore tutor". Esso è garante della personalizzazione del percorso di apprendimento di ciascun allievo ed ha il compito della cura e della compilazione del Portfolio delle competenze personali. Come si fa allora a dire, come ha continuato a replicare il Ministro Moratti a Ballarò, che questa non sarebbe una nuova figura ma semplicemente una funzione? Non è proprio la natura stessa delle funzioni assegnate, dei ruoli svolti, dei compiti affidati (peraltro con un incarico formale da parte del dirigente scolastico) a far sì che, per le diverse mansioni attribuite, si delinei di fatto una nuova e diversa figura docente? Perché giocare con le parole? Un po' come quando il prof. Bertagna si lancia impavido a sostenere, contro la stessa evidenza, che questa figura di insegnante non sarebbe da intendere come insegnante "prevalente" perché interverrebbe su un gruppo di alunni e non sull'unità-classe. Ma se il gruppo di alunni affidatogli (per un numero di ore di insegnamento non inferiore alle 18 e che può arrivare secondo le Indicazioni fino a 21) è, per forza di cose, stabile e sempre lo stesso, cos'altro potrà mai essere se non una classe ben definita? In che paese viviamo? Insomma sofismi, piroette e giravolte. Ma se è così, ha ragione allora chi sostiene che questa nuova figura docente è illegittima. Contrasta infatti con le competenze esclusive attribuite alle istituzioni scolastiche autonome in materia di organizzazione didattica (impiego dei docenti, ripartizione ambiti disciplinari, orari delle attività didattiche, ecc.). E contrasta, come è stato ampiamente argomentato anche da queste pagine, con il Contratto nazionale di lavoro che non prevede questa diversa suddivisione delle funzioni docenti e degli orari di servizio. Detto questo veniamo alle "funzioni tutoriali". Il Decreto legislativo n.59/2004 ne individua cinque: orientamento (per la scelta delle attività facoltative-opzionali), tutorato degli allievi, coordinamento delle attività didattiche, cura delle relazioni con le famiglie, cura della documentazione e valutazione. A noi sembra che la funzione di coordinamento del gruppo docente di fatto venga già svolta da tempo in molte scuole elementari e medie (la figura di coordinatore o vicepresidente di interclasse che altro é?). La cura delle relazioni con alunni e genitori è parte costituiva, fondamentale, della funzione docente in quanto tale e non si vede proprio come possa essere appannaggio di un solo docente del gruppo e non di tutti. La compilazione del Portfolio, la progettazione del piano educativo degli alunni e la valutazione degli stessi non possono che essere il risultato di un lavoro comune (altrimenti di quale équipe stiamo parlando? uno scrive e gli altri leggono?). E' interessante notare che i risultati della sperimentazione della Riforma avviata nell'a.s. 2002-2003 in Lombardia andavano proprio in questa direzione. A questo proposito, nella relazione finale degli Ispettori, si dice (testuali parole): "Appare forte l'enfasi sulla responsabilità condivisa tra i docenti del team, sia in ordine all'attività didattica della classe, sia in ordine al coordinamento, inteso come supervisione, stesura documenti, produzione di materiali". Il coordinatore-tutor in queste esperienze ha svolto in prevalenza la funzione di referente organizzativo (come il coordinatore di team o interclasse). Viene sottolineata inoltre la forte condivisione di responsabilità del team rispetto alla stessa distinzione fra figure di tutor e insegnanti responsabili di laboratorio, tanto che - si dice - "la responsabilità della proposta formativa complessiva è così fortemente condivisa nel team che dirigenti e docenti adottano spesso locuzioni quali: "profilo debole del tutor", "leadership attenuata o condivisa", "il tutor c'è ma non si vede". La stessa Circolare ministeriale n.29 del 5 marzo 2004, rispetto al testo del decreto legislativo, sembrerebbe voler attenuare e sfumare alquanto le caratteristiche di "alterità" e "separatezza" del docente tutor. La "figura" qui diventa di nuovo "funzione". Dopo un esplicito richiamo al ruolo dell'autonomia delle istituzioni scolastiche e "in considerazione della affermata contitolarità degli insegnanti sullo stesso gruppo classe", al punto 2.4 si afferma che "l'attività tutoriale non comporta l'istituzione di una nuova figura professionale, concretizzandosi invece in una funzione rientrante nel profilo professionale del docente". Resta comunque il fatto che le funzioni educative "arricchite" o funzioni tutoriali vengono assegnate ad un solo docente. E questo è in contraddizione con l'autonomia delle scuole e con lo stesso principio di "contitolarità didattica", secondo il quale tutti i docenti assegnati ad una classe sono ugualmente responsabili della conduzione delle attività educative come pure degli apprendimenti e dello sviluppo personale, comportamentale e sociale degli allievi. Il punto insomma sta tutto qui. Se si vuole rimarcare l'importanza di queste funzioni nel nuovo assetto educativo, la proposta non può che essere condivisibile: si tratta indubbiamente di compiti importanti sui quali è utile soffermare l'attenzione, magari con più rigore e accuratezza. Ma da parte di tutti. Se invece si vuole creare una differenziazione di ruoli, di status, di figure fra i docenti, abbattendo in questo modo la pluralità docente, la pari titolarità e la collegialità, allora su questa strada non ci stiamo. E non possiamo che ribadire il nostro sì alle funzioni tutoriali, condivise e diffuse tra tutti i docenti, e il nostro no alla figura del docente-unico tutor. Dedalus