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ScuolaOggi-Dategli pure cento anni. Un albero piantato nel fiume non diventerà mai un coccodrillo (proverbio cinese)

Dategli pure cento anni. Un albero piantato nel fiume non diventerà mai un coccodrillo (proverbio cinese) Pubblichiamo un commento del nostro collaboratore Federico Niccoli sulle progre...

06/03/2004
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ScuolaOggi

Dategli pure cento anni. Un albero piantato nel fiume non diventerà mai un coccodrillo (proverbio cinese)
Pubblichiamo un commento del nostro collaboratore Federico Niccoli sulle progressive "ritirate tattiche" dei talebani della riforma sui punti più importanti del 1° decreto attuativo della riforma. Questa sorta di glossario dei contorcimenti verbali del MIUR non intende, certo, attenuare il giudizio fortemente negativo sull'impianto strategico del decreto attuativo, che resta pericolosissimo , in quanto, si tratta di una vecchia ricetta liberale che produrrà cittadini con meno diritti.Si vuole far notare , comunque, che l'ampiezza del movimento anti-riforma non ha certo perso la sua funzione, ed è destinato dilagare. Il movimento è riuscito, per ora, a costringere il MIUR a far retromarcia (nei commenti, più che nei testi ufficiali che restano pericolosi) sui punti più aberranti dell'impianto. Se la mobilitazione dovesse restare alta non è da escludere un ritiro del decreto o quanto meno una riscrittura, che tenga conto e valorizzi le innovazioni pedagogico-metodologico-didattiche degli ultimi 30 anni. ecco, comunque, il testo dell'analisi di Niccoli.

Di precisazione in precisazione, di commento in commento i talebani della Riforma sono costretti a misurarsi con le obiezioni del vasto movimento di genitori, insegnanti, organi collegiali e, conseguentemente, a correggere almeno le parti più "stravaganti" delle nuove disposizioni in materia di tempi, utilizzo dei tempi, poteri delle famiglie, mensa, tutor,& . Si arrampicano, inoltre, su qualunque tipo di vetro per tentare di ricondurre ad unità l'infelice "spezzatino pedagogico", che hanno confezionato per gli alunni della scuola di base.

I talebani dovrebbero, quindi, ringraziare "quei latifondisti del tempo-pieno", che li hanno aiutati quanto meno a non continuare a fare la figura dei dilettanti allo sbaraglio.

I nostri eroi sono partiti per fare terra bruciata (e non è detto che non ci riprovino quando si calmeranno le acque!) di qualunque ipotesi di contitolarità, collegialità e corresponsabilità . Ad ogni nuova redazione del decreto hanno subìto la stessa sorte dell'armata austro-ungarica che fu costretta a risalire mestamente quelle valli che aveva attraversato con baldanzosa sicurezza.

Esaminiamo dettagliatamente le "ritirate" più significative :

diritto- dovere all'istruzione e alla formazione
Nelle prime formulazioni del decreto trionfalmente si affermava che il diritto-dovere all'istruzione e alla formazione era garantito soltanto dalle 27 ore settimanali (più correttamente : dalle 891 ore annue) obbligatorie di lezioni, relegando ad una funzione non solo "accessoria" (perché dipendente dalle scelte delle famiglie) ma valorialmente sottoordinate le 3 ore "facoltative". Nonostante i successivi contorcimenti verbali la gravità dello spezzettamento resta intatta, ma almeno il MIUR è stato costretto a dare dignità valoriale alle 3 ore in questione. Viene , infatti , affermato nel commento finale che ""gli orari di insegnamento e di apprendimento, una volta esercitate le opzioni da parte delle famiglie, vanno intesi in senso unitario e che le diverse attività educative concorrono con pari dignità alla realizzazione dei piani di studio personalizzati.""

dalla frequenza "a piacimento" alla frequenza obbligatoria delle ore facoltative
Anche in questo caso da una prima posizione di sfrenata autodeterminazione delle famiglie di scelta delle ore facoltative e delle loro quantità orarie (fino a 99 ore annue) con annessa possibilità di interruzione "a piacimento" della frequenza anche in corso d'anno, il MIUR è stato costretto a modificare il primo commento che affermava ""su tale offerta ampia e qualificata le famiglie esercitano il diritto di opzione. Essa è quindi facoltativa, opzionale e gratuita per le famiglie e concorre alla definizione del piano di studio personalizzato."" . Nell'ultimo e forse definitivo- commento , i talebani hanno forse paventato il pericolo dell'instaurarsi di un "bengodi pedagogico" ed ha saggiamente modificato il punto con un virgola ed un'aggiunta, che recita : , con la conseguente obbligatorietà della frequenza delle attività prescelte.

il balletto del tempo dedicato alla mensa
Il testo ufficiale del comma relativo alla mensa non è mai cambiato nelle varie bozze e versioni più o meno ufficiali e definitiva. (""3. L'orario di cui ai commi 1 e 2 non comprende il tempo eventualmente dedicato alla mensa""). A seguito della sollevazione popolare e dei Comuni , che temevano di essere incastrati in un gioco a scaricabarile da parte del Miur, i commenti hanno tentato di rassicurare su due versanti , ma con strane variazioni di significato:
da una parte si ottiene la non belligeranza dei Comuni, ai quali viene garantito che l'onere per il personale sarà a carico dello Stato in quella parte d'orario che, con lapsus freudiano, viene declassata ad ""assistenza educativa"" . Successivamente, accortosi del lapsus, il commentatore (pur restando nel testo ufficiale del decreto la definizione di assistenza educativa e di tempo eventuale) scinde il sostantivo e l'aggettivo e cerca di riparare parlando di "assistenza agli alunni", che, però, acquisterebbe non si sa perché "valore educativo"
dall'altra parte, rendendosi conto che la estrema variabilità dei tempi avrebbe condotto ad un vero e proprio supermarket educativo, il commentatore a fronte dell'identico e immutato testo normativo- passa da una versione nella quale si parla di "tempo eventuale dedicato alla mensa&.variabile perché legato alle richieste delle famiglie ed oscillante fra le 5 e le 10 ore" ad una successiva nella quale spariscono in un colpo solo l'aggettivo eventuale, la variabilità e l'oscillazione e si attesta sulla formulazione sobria di "tempo dedicato alla mensa"

l'esperto esterno ridimensionato
Il testo ufficiale del decreto continua, con identica formulazione, a prevedere l'ipotesi di stipula da parte delle scuole di contratti di prestazione d'opera con esperti esterni per lo svolgimento delle 3 ore facoltative. Al di là dell'inaccettabilità, nel merito, dell'introduzione di specialisti vari slegati dalla progettazione del team docente, la ulteriore "ritirata tattica" ministeriale si ritrova sempre nei commenti, laddove in una prima versione si magnifica, con enfasi degna di miglior causa, questo nuovo ritrovato pedagogico che assurge al rango di "vera novità" per precipitarlo in breve tempo nella classe inferiore dell' "altra novità"

la funzione tutoriale declinata prima al singolare, poi al plurale, infine "flessibilizzata"
Il decreto introduce, in modo che riteniamo illegittimo, la figura del tutor .
Anche in questo caso i vari commenti , a fronte della vera e propria ribellione di tutti gli insegnanti le scuole della Repubblica, cercano di minimizzare, raccontano di una contitolarità che non sarebbe compromessa (ci vuole una bella faccia tosta!) e infine "ammorbidiscono" passando da una ""funzione tutoriale affidata ad un docente espressamente formato"" ad una ""funzione tutoriale affidata a docenti espressamente formati"" per approdare, nella circolare sugli organici, ad una più prudente (anche se solo per l'anno 2004/05 ed in attesa della "compiuta definizione degli ambiti di applicazione della funzione tutoriale e della realizzazione dei previsti interventi di formazione") e realistica indicazione alle scuole , cui incombe l'onere , ""nell'ambito della propria autonomia, di affidare l'incarico con criteri di flessibilità"".
La marcia trionfale del tutor si è irrimediabilmente arrestata di fronte all'ovvia considerazione che grande è la confusione circa gli ambiti di applicazione della funzione tutoriale soprattutto in assenza della esplicitamente prevista specifica formazione.
Solo "dilettanti allo sbaraglio" potevano produrre il capolavoro di una ulteriore ritirata tattica su un fronte che , con il massimo di enfasi, avrebbe dovuto ""rappresentare uno dei perni dell'innovazione educativa e didattica""

il ruolo della famiglia : da "determinante" a "compatibile"
Nel primo momento , quello dell'euforia talebana, alle famiglie veniva assegnato un "ruolo determinante nella formazione scolastica dei figli, a cominciare dal tempo-scuola".
Resta sostanzialmente immutata, nel testo del decreto, l'idea di una scuola (come afferma giustamente l'ANCI) come puro "servizio alla persona" ovvero alle famiglie, annullando il senso e la funzione del sistema educativo pubblico per ridurlo ad una mera contrattazione tra le parti ,che rischia di essere interpretato in termini di differenziazione non solo dei percorsi, ma anche degli esiti formativi. Questa idea deve essere combattuta da chi continua a credere nei valori e nella funzione di una scuola pubblica di qualità. Qui si vuole solo osservare, ancora una volta, che i commenti successivi tendono a declassare il ruolo attribuito alle famiglie.
La ritirata "tattica" è segnata dalle seguenti tappe, che mi permetto di segnalare con lo stesso stile "affettuoso" della lettera inviata dal ministro Moratti ai genitori al momento delle iscrizioni:
la fase dell'euforia
Cari genitori, chiedete quel che volete , perché vi sarà dato. Oltre al tempo obbligatorio, potete chiedere un tempo facoltativo fino a 99 ore annue (33, 66, 99 e, perché no?, anche altre diavolerie facoltative), poi potete aggiungere un tempo-mensa di 5, 6, 7 , 8 , 9 , 10 ore settimanali e via componendo all'insegna di una deregolamentazione totale nell'ottica del soddisfacimento dei bisogni del "consumatore psicopedagogico"
la fase della riflessione dopo le proteste del mondo della scuola
Cari genitori, abbiamo riflettuto. In questa fase iniziale non esistono le condizioni per poter operare, una compiuta e puntuale ricognizione delle vostre scelte, quindi decidiamo noi per voi un modello unitario di 30 ore , anche perché sappiamo che voi siete bravi e aderirete senz'altro al modello integrato di tempo obbligatorio e tempo facoltativo. Inoltre, dovrete scusarci, ma ragioni organizzative e didattiche non ci consentono, in prima applicazione, di concedervi l'utilizzazione di quote orarie ridotte rispetto allo standard delle 99 ore
la fase della ragionevolezza applicativa
Cari genitori, abbiamo ulteriormente riflettuto. E' vero che vi avevamo promesso di essere determinanti . Abbiamo, però, scoperto con un certo ritardo che esiste l'autonomia delle istituzioni scolastiche, che le scuole possono adottare specifiche soluzioni organizzative e didattiche all'interno del piano dell'offerta formativa e che il tutto deve avvenire nell'ambito delle risorse di organico assegnate alle scuole medesime. Ci spiace tanto, ma , per ora, le vostre scelte vanno rese compatibili con i piani dell'offerta formativa. E, tra l'altro, non possiamo ridurre le scuole a portinerie, dove si esce e si entra a qualunque ora : se, ad esempio, le scuole hanno scelto un tempo-mensa e post mensa unitario di 10 ore settimanali, se volete che i vostri figli partecipino a questo momento, non vi resta che rassegnarvi ad una frequenza di 10 ore e non, come vi avevamo promesso, di 5,6,7,8,9 o 10 ore.

Per concludere
Questa sorta di "glossario della ritirata tattica" del MIUR sui punti più qualificanti della "riforma" non intende, certo, attenuare il giudizio fortemente negativo sull'impianto strategico del decreto attuativo, che resta pericolosissimo , in quanto, come ha efficacemente sostenuto Benedetto Vertecchi, si tratta di una "vecchia ricetta liberale che produrrà cittadini con meno diritti"
Si vuole far notare , comunque, che l'ampiezza del movimento anti-riforma va mantenuto, sostenuto ed ampliato . Il movimento è riuscito, per ora, a costringere il MIUR a far retromarcia (nei commenti, più che nei testi ufficiali che restano pericolosi) sui punti più aberranti dell'impianto. Se la mobilitazione resterà alta non è da escludere un ritiro del decreto o quanto meno una riscrittura, che tenga conto e valorizzi le innovazioni pedagogico-metodologico-didattiche degli ultimi 30 anni.


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