ScuolaOggi: Che fine ha fatto il disegno di legge Bersani sulla scuola?
Il testo che è uscito ora dalla Commissione Istruzione il 27 luglio (con il voto contrario di Rifondazione comunista) ha perso per strada non pochi dei suoi aspetti qualificanti originari.
CHE FINE HA FATTO IL DISEGNO DI LEGGE BERSANI SULLA SCUOLA?
Ricordate il disegno di legge Bersani n. 2272-ter “Disposizioni urgenti in materia di pubblica istruzione”? Sia noi che altri autorevoli commentatori (altre riviste scolastiche, la Flc Cgil, ecc.) avevamo guardato con molto interesse e apprezzato il testo approvato il 21 giugno dalla Commissione Istruzione della Camera. Quel testo conteneva molti punti importanti per le scuole. Prevedeva il ripristino nella scuola primaria “dell’organizzazione di classi funzionanti a tempo pieno secondo il modello didattico già previsto dalle norme previgenti a Dl n.59/2004” (vale a dire il tempo pieno tradizionale con due docenti per classe). Esentava le scuole statali dal pagamento della tassa rifiuti. Come pure le esentava dall’imposta sul valore aggiunto per tutti gli acquisti di beni e servizi destinati alla didattica. Poneva il pagamento delle spese per le supplenze per maternità a carico del ministero del Tesoro e non più della scuola. Istituiva un fondo apposito per integrare la dotazione finanziaria delle scuole. Insomma una bella boccata d’ossigeno, consideravamo, per le istituzioni scolastiche oggi in gravi difficoltà sul piano finanziario.
Ebbene quel testo, nel suo iter parlamentare, è passato al vaglio di diverse commissioni (affari costituzionali, finanze, ambiente, lavoro pubblico, bilancio, ecc.) per il previsto parere ed è tornato alla VII Commissione, Cultura, scienza e istruzione, subendo non poche e non irrilevanti trasformazioni. Il testo che è uscito ora dalla Commissione Istruzione il 27 luglio (con il voto contrario di Rifondazione comunista) ha perso per strada infatti non pochi dei suoi aspetti qualificanti originari. E questo soprattutto dopo il parere e le proposte di modifica della Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione.
Il Tempo Pieno innanzi tutto. La Commissione Bilancio ha preteso che fosse precisato che “la reintroduzione del tempo pieno nella scuola primaria debba essere attuata nei limiti della dotazione complessiva dell’organico determinata dal Ministero dela P.I. di concerto con il Ministero dell’economia e che il numero dei posti complessivamente attivati a livello nazionale per il tempo pieno devono essere individuati nell’organico di diritto”. E così viene esplicitato infatti nel testo finale. In pratica è come dire che non deve esserci espansione del numero complessivo delle classi funzionanti a tempo pieno. Si pone quindi un limite strutturale all’organico docenti del tempo pieno.
Sempre la Commissione Bilancio ha rilevato che le disposizioni che esentano le scuole dall’IVA appaiono suscettibili di determinare maggiori oneri privi di adeguata copertura finanziaria, così come quelle derivanti dall’esonero delle istituzioni scolastiche dalla corresponsione della tassa rifiuti. E così l’IVA scompare dal testo finale e per la tassa rifiuti tutto viene rinviato a tempi da definirsi.
Resta, per fortuna, la disposizione riguardante il pagamento delle retribuzioni del personale supplente. A decorrere dall’a.s. 2007/2008 la competenza all’ordinazione dei pagamenti dei supplenti per la sostituzione del personale assente per motivi di maternità nonché di quello nominato per supplenze brevi e collocato in astensione obbligatoria passa al Tesoro.
Insomma quel che ne esce è un testo fortemente ridimensionato e depurato rispetto alla stesura iniziale. Ora il disegno di legge dovrà passare alla Camera (relatrice l’on. Alba Sasso) e al Senato per l’approvazione. Considerato il voto contrario di Rifondazione Comunista non è detto che vi sia la maggioranza parlamentare. Si pone quindi un problema politico per il Governo. Difficile fare previsioni su cosa succederà (a questo punto a settembre). In aula potrebbero infatti essere effettuate nuove modifiche.
Per quanto ci riguarda, ci eravamo fatti qualche illusione. Ma è probabile che la tassa rifiuti continui (assurdamente) a gravare sulle scuole, come pure l’IVA. E che molte richieste di tempo pieno continuino a rimanere inevase e senza prospettive di sviluppo.
Gianni Gandola