ScuolaOggi: Caos annunciato nella scuola primaria: lo "spezzone orario" anticamera dello spezzatino
di Gianni Gandola e Federico Niccoli
Per molti mesi si è sviluppato un dibattito vivace tra chi, come noi, sosteneva che il tempo-pieno (inteso non come 40 ore, ma come scuola di qualità con le caratteristiche più volte illustrate) sarebbe sparito e i laudoteres gelminiani che, invece, garantivano non solo il mantenimento, ma addirittura l’espansione di quel modello pedagogico-didattico.
Con la pubblicazione degli organici di diritto per il prossimo anno le chiacchiere “stanno a zero”. Nella sola provincia di Milano si registra un taglio di ben 484 posti (314 posti comuni + 170 posti di lingua inglese). Questi tagli, come avevamo ampiamente previsto, si abbattono sulla scuola primaria milanese non in modo omogeneo, ma con differenziazioni importanti tra i plessi integralmente a tempo pieno , dove l’amministrazione ha utilizzato la politica della “riduzione del danno”, e i plessi a situazione mista (tp+modulo) nei quali il danno è irreparabile e si può tranquillamente dire “tempo-pieno, addio!”.
Esaminiamo con alcuni esempi le situazioni di caos (che non sarà “calmo” , ma “tempestoso”) che si verificheranno.
1° esempio
In un circolo con 13 classi a modulo e 24 classi a tempo pieno, tradizionalmente venivano assegnati almeno 18 posti per le 13 classi + 48 posti per le classi a tp+ almeno 4 posti di inglese per un totale di 70 posti in organico. L’Ufficio scolastico ha assegnato al circolo 64 posti complessivi con un taglio di 6 posti. In questo caso
tutte le ore di compresenze (e neppure basteranno)
delle 24 classi a tempo pieno dovranno essere utilizzate per consentire il funzionamento delle ex classi a modulo (rientri pomeridiani e refezioni), alle quali sono state assegnati solo 13 insegnanti. L’eliminazione delle compresenze abbatte –come abbiamo argomentato più volte- contestualmente la qualità del modello pedagogico del tempo-pieno, che dovrà essere inevitabilmente riconvertito in un tempo normale lungo. Questa è la situazione che si verificherà nella stragrande maggioranza dei circoli dei comuni della provincia di Milano e dei (pochi) circoli della città di Milano a situazione mista.
2° esempio
In un circolo della città di Milano con 39 classi a tempo-pieno l’assegnazione in regime di tp di qualità avrebbe comportato un organico di 78 posti comuni + almeno 4 posti di specialista di inglese per un totale di 82 posti. L’organico assegnato prevede, invece, 78 posti con un taglio secco di 4 posti, che equivalgono ad 88 ore, pari al taglio del 60% circa delle compresenze. E’ un caso meno tragico di quello riportato nel primo esempio, ma si avrà, comunque, l’esigenza di una rimodulazione complessiva del progetto didattico per rispondere ai bisogni asssistenziali, ma non certo ad un progetto pedagogico-didattico di qualità più volte illustrato su Scuolaoggi.
L’Ufficio scolastico provinciale ha fatto quel che poteva sulla base delle dotazioni organiche assegnate dal Ministero ed ha tentato un’operazione “sedativa”, garantendo a tutti almeno la quantità oraria di tempo-scuola richiesta dalle famiglie.
Ma le famiglie (si vedano le migliaia di iscrizioni recapitate su appositi moduli in via Ripamonti) avevano chiesto una scuola di qualità e la continuità didattica degli insegnanti assegnati alle classi. Nel tempo pieno spariranno le compresenze e nelle classi a modulo ci sarà un via-vai di insegnanti di riferimento, di religione, di vari maestri provenienti dalle classi a TP. Altro che maestro unico! Lo “spezzatino” sarà pienamente realizzato perché su una media di funzionamento di 33 ore delle classi a modulo almeno un terzo (11 su 33) saranno coperte da vari insegnanti in funzione di tappabuchi senza alcun legame con il progetto pedagogico delle classi interessate.
Sul piano amministrativo, poi, in quasi tutte le scuole , le segreterie saranno impegnate nel balletto delle graduatorie dei cosiddetti “perdenti posto” (cioè l’individuazione degli insegnanti soprannumerari) . Dal combinato taglio di posti comuni insieme al rientro in classe degli ex specialisti di lingua inglese, in quasi tutte le sedi dovranno essere individuati insegnanti soprannumerari, costretti a chiedere il trasferimento in altre sedi con un effetto domino sconvolgente in tutta la provincia. L’USP spera, evidentemente, di poter recuperare almeno parzialmente i trasferimenti d’ufficio in sede di organico di fatto, quando il Ministero si deciderà a “sganciare” qualche posto soprattutto sull’inglese. Ma intanto la frittata è fatta e a pagare immediatamente saranno i precari e i giovani insegnanti di ruolo (a tempo indeterminato) che non potranno garantire la continuità didattica ai loro allievi.
L’ultimo coniglio tirato fuori dal cilindro ministeriale è la figura dello “spezzonista”, strano animale pedagogico mai sperimentato nella scuola primaria. Si tratterà di un certo numero di insegnanti, che saranno nominati non per l’intera cattedra di 22 ore, ma per un numero di ore a geometria variabile. Questa nuova figura è, ovviamente, del tutto coerente con la filosofia del “tappabuchi” in quelle situazioni nelle quali nonostante tutti i marchingegni organizzativi fin qui utilizzati mancheranno “ore” di insegnamento per far fronte almeno alle esigenze minime di copertura oraria delle classi dei vari circoli didattici.
Resta poi il mistero dei posti di sostegno. In organico di diritto è stata applicata quasi integralmente la formula ¼ , vale a dire 1 posto per ogni gruppo di 4 alunni in situazione di handicap, che non tiene conto delle situazioni di gravità certificate. Per arrivare alle media di 1 insegnante ogni 2 alunni h , occorreranno alla Provincia di Milano almeno 1000 posti nella sola scuola primaria. Avremo sorprese anche su questo fronte quando saranno definiti gli organici di fatto?
Ma se Atene piange, Sparta non ride. Anzi. Un solo esempio, eclatante, in un’altra provincia lombarda, Lodi. Qui, nel circolo di Lodivecchio, a fronte di 17 classi a tempo pieno invece di 34 insegnanti ne sono stati assegnati 28 (altro che doppio organico garantito alle classi a tempo pieno!). Pare che la scelta dell’USP sia stata quella di soddisfare tutte le nuove richieste di 40 ore sulle future classi prime togliendo posti a tempi pieni già avviati e consolidati. In questo caso si verifica un vero e proprio terremoto: salteranno non solo tutte le compresenze, ridotte a zero, ma anche la continuità didattica (la titolarità di molti docenti sulle classi) con possibili perdenti posto, rotazione di insegnanti da una classe all’altra, ecc. In altre parole, è la fine del modello del tempo pieno sin qui attuato. Come volevasi dimostrare.
Gianni Gandola, Federico Niccoli |