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Scuola vittima del territorio

Nord-Sud ancora separati, pesano le condizioni sociali. L'ultimo rapporto Invalsi: manca un sistema forte di orientamento. Crisi al Centro

15/07/2014
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ItaliaOggi

Giovanni Scancarello

​Le variabili del contesto territoriale continuano a pesare in modo decisivo sui risultati di apprendimento degli studenti. È uno dei dati rilevati dall'Invalsi nell'ultimo rapporto (si veda ItaliaOggi di venerdì scorso), il primo della gestione di Anna Maria Ajello, nominata da febbraio presidente dell'istituto di valutazione.

Il secondo punto è il risultato degli studenti del centro Italia che mostra, soprattutto alle superiori, un cedimento delle prestazioni. L'Invalsi ha annunciato per settembre la restituzione alle scuole dei risultati dei test di italiano e matematica somministrati in 13.200 istituti lo scorso maggio.

Lo studio da una parte conferma il dato già rilevato precedentemente, anche a livello internazionale dall'Ocse, sul divario territoriale di apprendimento nord – sud, ma dall'altra ne rileva dimensioni sociologiche inedite. A differenza di quanto avvenuto in altri Paesi europei, da noi le riforme stesse dell'autonomia e del titolo quinto della Costituzione non sono riuscite nell'intento di fare della scuola un trasformatore sociale di competenze. La scuola continua invece a dipendere, nel bene e nel male, dalla composizione socioeconomica e culturale del territorio di appartenenza.

Manca un sistema di orientamento forte che, soprattutto nei contesti maggiormente privi di stimoli, riesca a motivare gli studenti meno capaci ma anche ad evitare che i più capaci si lascino andare. In Germania, ad esempio, dove hanno dovuto affrontare un problema di integrazione territoriale per nulla più facile del nostro, la scuola è inserita in un sistema formativo pensato fin dall'inizio in funzione del progetto di vita delle persone, in stretta sinergia con il sistema produttivo del territorio. Con i dovuti distinguo, quello che in Italia si fa alla fine delle superiori, i tedeschi lo fanno dalla fine delle elementari. E dove hanno messo in funzione il sistema, c'è stato il fallimento. Ne è la dimostrazione la caduta dei punteggi agli Ocse Pisa degli studenti dei lander che avevano puntato di più sulle gesamtschule, la scuola media unitaria, rispetto alla tenuta di quelli che avevano scelto di continuare a sostenere la canalizzazione precoce. Che la scuola possa rappresentare anche da noi un fattore positivo di trasformazione è dimostrato dalla nostra istruzione tecnica, in recupero di credito soprattutto al nord. L'Invalsi conferma il dato già rilevato nel 2011, secondo cui in matematica gli studenti dei tecnici del nord conseguono gli stessi risultati dei colleghi dei licei di altre regioni. Ma per il resto i dati dell'ultimo rapporto Invalsi confermano i divari territoriali.

Il divario nord-sud cresce anche come conseguenza di un livello minore di equità educativa al Meridione. Singolare poi è la prestazione degli studenti del centro. Con il progredire della carriera scolastica, i risultati «oscillano sopra e sotto la media nazionale senza però differenziarsi da essa». Si tratta di un dato ritenuto anomalo dai ricercatori Invalsi, «se si considera che l'indice di status socio-economico medio delle regioni di quest'area non si differenzia da quello delle regioni settentrionali, anzi talvolta è superiore». Guardando ai livelli di prestazione in italiano e matematica per area geografica si nota come nella prestazione ai livelli più alti (tra 8 e 10) gli studenti delle regioni del centro tendano a calare nella prestazione media rispetto a quanto accade al nord. Tra i risultati più scadenti degli studenti degli istituti tecnici del Lazio. «Le ragioni alla base di questa situazione», si legge nel rapporto, «andrebbero approfondite con ricerche mirate».


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