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«Scuola, troppi tre mesi di vacanza» Affondo di Poletti, i prof protestano

Giannini: con la riforma ci saranno gli stage. La Cgil: non sfruttare il lavoro dei giovani

24/03/2015
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Corriere della sera

Le vacanze degli studenti finiscono nel mirino del governo: «Un mese di pausa va bene, ma non c’è un obbligo di farne tre. Magari uno potrebbe essere passato a fare formazione», ha detto il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, parlando a Firenze a un convegno sui fondi europei e il futuro dei giovani. E ha aggiunto una nota autobiografica: «I miei figli d’estate sono sempre andati al magazzino della frutta a spostare le casse. Sono venuti su normali, non sono speciali». Comunque — ha tagliato corto Poletti — è una discussione che va affrontata. Un invito a cui non si sottrae il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini: «Nel ddl sulla Buona scuola che a giorni arriverà all’esame del Parlamento — dice — è previsto che attività di stage si possano fare anche nei periodi di sospensione dell’attività didattica, estate inclusa».
La riforma prevede 400 ore di alternanza per istituti tecnici e professionali, e 200 ore per i licei: parte potrebbero essere utilizzate a scuole chiuse. «Ma questo non significa fare meno vacanze», sottolinea il sottosegretario all’Istruzione, Gabriele Toccafondi. «I ragazzi del triennio di tecnici e professionali potranno impiegare del tempo libero estivo in attività che renderanno più facile, alla fine degli studi, trovare un impiego».
Ma la riflessione del ministro Poletti — che un ragazzino non si distruggerebbe se invece «di stare a spasso per le strade della città» andasse «a fare tre o quattro ore di lavoro» — ha acceso le polveri. Dichiarazioni «allucinanti», per le associazioni degli studenti: «Il ministro sembra voler invitare gli studenti a lavorare d’estate, preferendo lo sfruttamento alla formazione», commenta Danilo Lampis, coordinatore nazionale dell’Uds. «Più della metà degli studenti italiani già lavora d’estate» gli fa eco Alberto Irone, Rete Studenti medi. La priorità, sostengono, è distribuire le pause in modo più equilibrato durante l’anno, non «legalizzare lo sfruttamento». La Cgil chiede che le attività «stagionali» siano svolte nell’ambito di standard omogenei per tutti, perché gli studenti non si trasformino in lavoratori nascosti e non retribuiti. E perché la scuola «non diventi, da avamposto culturale, struttura al servizio delle imprese» dice il segretario generale Flc Cgil, Domenico Pantaleo.
La trovata di Poletti piace al Moige, (Movimento genitori), che vorrebbe una revisione del calendario per bilanciare meglio i periodi di riposo durante l’anno. «Siamo il Paese con le vacanze più lunghe d’Europa — dicono —. E un tempo così prolungato di inattività vanifica gli sforzi d’apprendimento». I presidi colgono l’occasione per rilanciare una delle loro battaglie: «Piani intelligenti per l’utilizzo della risorsa scuola durante l’estate», dice Mario Rusconi, vicepresidente Anp. Favorevole alle scuole aperte d’estate per attività integrative e corsi di recupero anche Elena Centemero (FI). Non ai lavoretti saltuari «per educare i ragazzi al sacrificio». Questo non riguarda la scuola, ma «i metodi educativi delle famiglie».
Antonella De Gregorio
 


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