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Scuola, trasferimenti bloccati per i docenti: 5 anni obbligatori nella regione di assunzione

Ipotesi federale: I prof all'amministrazione locale? La Leha: "Sì ma ci vuole un accordo"

11/10/2018
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Il Messaggero

Prendere una cattedra e impegnarsi a tenerla per almeno 5 anni, potrebbe essere questa la misura adottata dal Parlamento per mettere un freno alle richieste di trasferimento dei docenti che, ogni anno, usufruiscono della mobilità per tornare a casa. Sono decine di migliaia gli insegnanti della scuola italiana trasferitisi da una regione all'altra per lavorare. Soprattutto si tratta di docenti delle regioni meridionali che, assunti al Nord, cercano appena possibile di rientrare. Lasciando però scoperte altrettante cattedre nelle scuole del Nord. Un problema che finora non ha trovato soluzione, a cui sta lavorando da tempo però il comparto scuola della Lega.

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La chiave, secondo il senatore Mario Pittoni, attuale presidente della commissione cultura in Senato e responsabile scuola per la Lega, sarebbe il cosiddetto domicilio professionale. Una norma che verrà a breve presentata in Parlamento con un disegno di legge. Il progetto della Lega punta ai concorsi regionali, gestiti dagli Uffici scolastici regionali. Vale a dire che ogni regione calcola la necessità di docenti da assumere e poi mette a bando i posti. A quel punto i docenti faranno domanda ma prima dovranno prendere il domicilio professionale nella regione scelta per la candidatura. Si parla di domicilio e non di residenza, come sembrava si potesse fare in un primo momento, perché la residenza presa come requisito avrebbe rappresentato un punto debole del ddl, in quanto ritenuto incostituzionale. Il domicilio invece non coincide con la residenza abitativa: vale a dire che un docente può scegliere di candidarsi ovunque, impegnandosi però a prendere lì il domicilio e a restarci per i primi 5 anni.
GLI STIPENDI
Si parte quindi da concorsi regionalizzati: un modo anche per dare uno stop alle trasferte e ai trasferimenti: «Se non altro spiega il senatore Pittoni - perché gli attuali stipendi non consentono di gestire trasferte di centinaia di chilometri da dove hai affetti e interessi. E con la Buona scuola la questione coinvolge ormai trasversalmente docenti di tutte le latitudini. La nostra proposta per i prossimi concorsi, dopo la fase transitoria per stabilizzare, prevede candidati liberi di scegliere in quale regione eleggere il proprio domicilio professionale: una norma europea già recepita dall'Italia. Per poi confrontarsi alla pari con gli altri iscritti nella stessa regione. Il vincolo dei 5 anni è al momento una proposta da discutere, alla fine gli anni potrebbero anche scendere a tre. Ma l'obiettivo resta quello di evitare continui spostamenti».
L'AUTONOMIA
A proposito di legame contrattuale tra docente e territorio di assunzione, in questi giorni nel mondo della scuola si parla molto dei possibili risvolti del processo per l'autonomia amministrativa e legislativa avviato da molte regioni del Nord. In base all'autonomia le Regioni avrebbero campo libero su vari ambiti, tra cui la scuola, e dunque potranno gestire gli organici, prevedendo anche fondi ad hoc per organici aggiuntivi in base alle necessità. «Il feralismo sta sicuramente a cuore alla Lega - ammette Pittoni - ma si tratta di un percorso complesso da portare avanti con un accordo Stato-Regioni».
IL TEMPO PIENO
Per agevolare intanto il rientro a casa dei docenti del Sud, la Lega sta pensando ad una sorta di piano di rientro potenziando il tempo pieno al Sud: oggi in Italia dei circa 2 milioni 800mila studenti di scuola elementare sull'intero territorio nazionale solo un milione scarso usufruisce del tempo pieno, e tra questi il 58% si trovano al Nord, appena l'11% al Sud e il 4% in Sardegna e Sicilia. Aumentando il tempo pieno nelle regioni meridionali si creerebbero posti di lavoro nelle scuole del Mezzogiorno.
Lorena Loiacono


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