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Scuola, sul merito i sindacati bocciano il ministro. Slitta per ora la legge preparata da Profumo.

Critiche anche da Tullio De Mauro. La FLC CGIL: le stesse logiche di Gelmini

31/05/2012
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l'Unità

Mariagrazia Gerina

«Detta così, mi sembra una sciocchezza», replica tranchant l'ex ministro dell'Istruzione, Tullio De Mauro, a proposito del provvedimento sul «merito» che l'attuale inquilino di viale Trastevere ha in serbo per la scuola. Mettere in cantiere delle politiche per promuovere il merito tra i banchi «di senso ne ha ben poco», ripete il linguista, che, ospite della Flc-Cgil, ha appena finito di instillare qualche nota di ottimismo, dati alla mano, sull'impresa compiuta fin qui dalla scuola. Le «prove Pisa, più accurate delle malcerte prove Invalsi» sottolinea,  con una punta di polemica ci dicono che i giovani italiani sono al di sotto, ma di poco, della media Ocse, che le ragazze sono al di sopra. Mentre il 5% della popolazione adulta in età da lavoro (16-65 anni) non è in grado neppure di leggere, un altro 33% se la cava piuttosto male e solo il 20% è in grado di orientarsi attraverso la lettura e la scrittura. In sintesi: «La scuola sta risalendo la china, da sola, senza che nessuno si preoccupi di far crescere la cultura di tutti», recita il j'accuse di De Mauro. Quanto al merito: «Può emergere solo rispetto a una platea larga» spiega il il professore: «Se porto avanti tutti, può darsi anche che qualcuno vada meglio degli altri», scandisce. Ma se non riesco a portare avanti chi sta indietro anche i più bravi fanno meno progressi. E «lo dico sulla base di esperienze circostanziate, fatte utilizzando gruppi di controllo», aggiunge. «Se in una classe imposti un programma di abitudine alla comprensione corale della lettura che porta tutti avanti, vedi crescere di più tutti. Si accorciano le distanze, perché i meno bravi migliorano, ma anche i bravi avanzano di più che in classi che guardano solo al merito». «Parole nuove per la scuola secondaria» si chiamava il convegno organizzato dalla Flc. Avrebbe dovuto esserci anche il ministro Profumo. Sostituito dal sottosegretario Marco Rossi Doria, che, sul merito, prova a correggere la prospettiva: «La bussola è l'articolo 34 della Costituzione. Se si pensasse solo a premiare i primi della classe scandisce  l'ex maestro di strada si tradirebbe quel dettato». Ma a riprova che il governo, prima, ha lavorato per fare della scuola un luogo di inclusione cita i 400milioni di fondi europei per aprire nuovi asili nido al Sud e i 27 milioni stanziati per attivare progetti contro la dispersione scolastica in 100 micro-aree dove è più elevato il tasso di abbandono.

RESPINTA AL MITTENTE Niente da fare. La parola «merito» è di quelle che la platea della Flc Cgil respinge al mittente. Insieme al decreto che ieri il ministro avrebbe dovuto portare in Consiglio dei ministri e che per ora ha riposto nel cassetto. «L'idea di premiare i migliori con il "festival dell'alunno più bravo" riporta indietro di cinquant'anni il sistema di educazione e istruzione», avverte il segretario della Flc-Cgil Domenico Pantaleo. «È la stessa logica perversa della ex ministra Gelmini che voleva una scuola selettiva e non più inclusiva», insiste. Inaccettabile, tanto più a fronte dei tagli imposti all'istruzione e all'università dal precedente governo: «Ci sono 145mila ragazzi che pur avendone diritto non hanno ricevuto la borsa di studio, come si fa a parlare di merito?». Per non dire dei ricercatori precari «a cui si vuole imporre nuovamente l'obbligo di svolgere attività didattica». «Se dovesse essere approvato un decreto simile sarebbe una ragione di più per mettere in campo le mobilitazioni contro il governo Monti». Dal nuovo esecutivo il mondo della scuola si aspetta una «inversione di tendenza» ben diversa da quella prospettata nel dl sul merito. De Mauro, anche su questo è scettico: «Finché non vedo Monti o un altro presidente del consiglio assumere su di sé l'impegno di ripensare il ruolo della scuola... Sottosegretari e ministri come Fabrizio Barca faranno tutto il possibile, ma questo non basta a tracciare una vera inversione di tendenza».


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