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Scuola, stop all’orario prolungato

Un emendamento di Pd, Pdl e Udc manda in soffitta la proposta di Profumo

25/10/2012
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La Stampa

 

RAFFAELLO MASCI ROMA

 

Il ministro Francesco Profumo

La scuola non si tocca. Questo è chiaro. E non si tocca neppure la «produttività» degli insegnanti chiamati ad un aumento di ore di lezione che avrebbe comportato per il bilancio dell’Istruzione, un congruo risparmio sulle supplenze. Una nota giunta dalla commissione Cultura della Camera mette una pietra tombale sopra questa istanza contenuta nella legge di stabilità: «Dopo aver condiviso la relazione della presidente Ghizzoni alla legge di stabilità, stiamo predisponendo insieme ai colleghi dei rispettivi gruppi parlamentari, un emendamento per abrogare la norma che prevede l’aumento dell’orario, da 18 a 24 ore, delle lezioni frontali per gli insegnanti». La firma è di Maria Coscia (pd), Elena Centemero (pdl) e Luisa Santolini (udc). Si tratta delle tre capogruppo in Commissione dei tre partiti che sostengono il governo, ergo, la misura proposta dal ministro Francesco Profumo passa in cavalleria. Tanto più che ieri Bersani ha chiarito nel suo incontro a palazzo Chigi che di toccare la scuola non se ne parla neppure e che la medesima posizione era stata già espressa e ribadita la scorsa settimana.

Il ministro ieri era in Israele per un incontro bilaterale. Nei freddi corridoi del ministero di viale Trastevere, i superburocrati reagiscono come dei soldatini: la maggioranza non vuole? La norma non si fa. Punto. Salvo un piccolo problema: quell’intervento sulla «produttività», che veniva ricompensato con 15 giorni di ferie in più, genera un buco di circa 600 milioni nei tre anni. E adesso? Il ministro Profumo, specie dopo la dichiarazione netta di Bersani, ha confermato la sua linea: disponibili ad ogni revisione della norma, ma a «saldi invariati». Il principio, d’altronde, se vale per la legge di stabilità nel suo insieme, perché non dovrebbe valere per la scuola?

Ieri sera, ancora a tarda notte, il ministero era in stand by: vediamo come evolve il dibattito. Un piano B non esiste: non si pensa, cioè, ad un «aumentino» di ore, del tipo tre invece di sei. Semmai - è la linea - si attende il confronto con le forze politiche perché chi si è preso il l’onere di respingere la proposta, si assuma anche quello di indicarne la copertura.

In realtà, una risposta a questo quesito è venuta dal segretario della Cgil scuola, Mimmo Pantaleo, il quale - ovviamente - è molto soddisfatto per l’emendamento annunciato dalle tre parlamentari della maggioranza, e attribuisce il risultato alla mobilitazione degli insegnanti dei giorni scorsi, «ma questo non basta - aggiunge il sindacalista - i 183 milioni imposti dalla spendig review (cioè la prima tranche di risparmi per il 2013 - ndr) come tagli imposti alla scuola, devono essere reperiti da altre voci di spesa pubblica, a partire dalla riduzione delle spese militari».

 


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