Scuola sotto scacco in tre mosse
L'analisi impietosa dell'Ocse che ora punta sulla svolta annunciata dalla Buona scuola. Fattori di debolezza: salari bassi, prof anziani, troppe donne
Giovanni Scancarello
Basso il profilo della scuola italiana uscito da Education at a Glance 2016, lo studio annuale dell'Ocse che fotografa la condizione dell'istruzione di una quarantina di Paesi del mondo. A connotare la nostra immagine soprattutto la condizione retributiva, il tasso di femminilizzazione e di anzianità dei docenti. Tutti tratti distintivi di una idea generalizzata di second'ordine della scuola nella scala dei valori della società e delle priorità degli interventi pubblici.
Dal 2010 al 2014 i salari degli insegnanti italiani sono diminuiti del 7% in termini reali sia nella scuola primaria che in quella secondaria. Nel 2014, la retribuzione di un docente con 15 anni di esperienza rappresentava solo il 93% del valore che aveva 14 anni prima, nel 2000. Questo è il principale motivo che spiega la diminuzione del costo per studente del salario degli insegnanti della scuola secondaria di primo grado (-5%). Dato confermato anche per la scuola primaria, dove per effetto della stretta sulla scuola del 2008, quindi dell'aumento del numero di alunni per classe e del numero di alunni per docente nello stesso periodo, si assiste ad una diminuzione sensibile sul costo del salario per studente (-13%). L'Ocse rileva che gli stipendi dei docenti italiani risultano più bassi della media dei Paesi Ocse, dal 76 al 93% della media delle retribuzioni dei docenti dei Paesi Ocse. Anche la progressione retributiva è poco significativa: «Gli stipendi di base dei docenti», dicono dall'Ocse, «sono identici nella scuola primaria e dell'infanzia e sono molto simili nel secondario di primo grado e di secondo grado. Il rapporto delle retribuzioni massime rispetto ai salari all'inizio della carriera è relativamente basso. In Italia, gli stipendi degli insegnanti aumentano lungo tutto l'arco della carriera, ma solo in misura limitata. Le retribuzioni massime degli insegnanti dalla scuola dell'infanzia fino alla scuola secondaria sono superiori dal 47% al 57% rispetto alle remunerazioni iniziali, mentre la media dell'Ocse varia dal 65% al 70%».
L'età media degli insegnanti italiani è fra le più alte nel mondo. Nel 2014, l'Italia registrava la più alta percentuale d'insegnanti ultracinquantenni tra i Paesi dell'Ocse. Il 58% sta nella scuola primaria, il 59% nella scuola secondaria di primo grado e il 69% nella quella secondaria superiore. «Poiché molti insegnanti si avvicinavano all'età del pensionamento, sottolinea l'Ocse, l'Italia ha preso misure per rinnovare il suo corpo insegnante mediante significative misure di assunzione d'insegnanti previste dalla riforma del sistema d'istruzione del 2015-16. Questo potrebbe potenzialmente cambiare la distribuzione generale dell'età in Italia sia nell'istruzione primaria che in quella secondaria». Insomma, l'Ocse stesso si aspetta che il dato sull'anzianità dei docenti italiani risulti drasticamente modificato in conseguenza del piano assunzionale della Buonascuola, che però si accompagna ad un orientamento alla professione da parte di molti giovani che, dice l'Ocse, non trovano di meglio: «Molti giovani in Italia sono attratti dalla carriera dell'insegnamento, probabilmente anche a causa della difficoltà di trovare posti di lavoro sicuri in altri settori».
La componente di genere. In Italia, la distribuzione di genere nell'organico dei docenti è meno equilibrata rispetto al resto dei Paesi Ocse: quasi otto docenti su dieci, infatti, sono donne nell'insieme dei livelli d'insegnamento (rispetto a una media OCSE di 7 su dieci). Ciò si riflette nelle discipline di studio scelte dagli studenti: il 90% dei laureati nel campo dell'insegnamento è di sesso femminile. Squilibrio di genere che si riduce in riferimento ai dirigenti scolastici: «Sebbene il 78% degli insegnanti della scuola secondaria di primo grado sia di sesso femminile, solo il 55% dei dirigenti scolastici è di sesso femminile».