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Scuola, sindacati in piazza contro lo scandalo degli stipendi più bassi d’Europa

"Buona Scuola". Tutti i paesi Ue hanno aumentato le retribuzioni. In Italia sono ferme da 7 anni, come in Grecia. Difficile superare i 1.800 euro. Oggi manifestazioni in tutto il paese dei sindacati per "cambiare" la Buona scuola e il rinnovo del contratto

24/10/2015
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il manifesto

C’è uno stu­dio che, più di ogni altra leg­genda sui fondi che il governo avrebbe messo sull’istruzione (Renzi lo ha ripe­tuto ancora ieri) rac­conta la realtà di chi lavora nella scuola. Si chiama «Eury­dice» e dimo­stra come gli sti­pendi dei docenti ita­liani siano rima­sti al palo negli anni della grande crisi. Come in Gre­cia, Cipro, Litua­nia, Slo­ve­nia e Lie­ch­ten­stein. Nell’ultimo anno gli sti­pendi sono aumen­tati ovun­que, e sono stati ade­guati al costo della vita. In Ita­lia, dove l’unica vera spen­ding review è fatta ai danni degli sta­tali e dal blocco del turn-over (la legge di sta­bi­lità lo avrebbe ripor­tato al 25%, men­tre doveva rag­giun­gere l’80%), invece il blocco continua.

Il Governo ha stan­ziato una mise­ria, 200 milioni, nella legge di Sta­bi­lità 2016, una cifra che non recu­pera quanto sot­tratto dal 2009. Bri­ciole, non para­go­na­bili a quanto avve­nuto in Lus­sem­burgo, Repub­blica ceca, Roma­nia e Malta, men­tre Croa­zia, Slo­vac­chia e Islanda hanno rifor­mato il loro sistema e la Spa­gna ha aumen­tato i sup­ple­menti. Que­sto avviene in Bel­gio, Irlanda, Fran­cia, Polo­nia, Fin­lan­dia Gran Bre­ta­gna e Mon­te­ne­gro per tutti i dipen­denti pub­blici, non solo per chi lavora nell’istruzione.

Lo sti­pen­dio ita­liano è com­preso tra i 23.048 euro lordi nella scuola pri­ma­ria e dell’infanzia ai 38.902 euro della secon­da­ria di secondo grado. Al netto delle tasse la cifra si riduce di molto: è un mira­colo supe­rare i 1.800 euro men­sili. I para­goni fanno male, ma vanno fatti: in Spa­gna un inse­gnante rag­giunge un red­dito di 46.513 euro, in Fran­cia 47.185 euro, in Ger­ma­nia anche 70mila euro. Moder­nità, respon­sa­bi­lità, idea di civiltà sco­no­sciute per i «rifor­ma­tori» della «Buona scuola» italica.

Il rin­novo del con­tratto sca­duto da sette anni e il recu­pero degli aumenti sono due delle ragioni per cui ogggi in tutto il paese i sin­da­cati della scuola Cisl Scuola, Flc Cgil, Uil­scuola, Snal­sConf­sal, Gilda e Cobas tor­ne­ranno a mani­fe­stare con­tro il governo. Uno degli hash­tag della pro­te­sta su twit­ter è #unio­ne­fa­la­scuola. La terza ragione è la modi­fica della legge sulla «Buona scuola» appro­vata a luglio nell’indignazione gene­rale, e dopo uno scio­pero gene­rale che ha impe­gnato oltre il 70% dei lavo­ra­tori del set­tore. «Più valore al lavoro nella scuola» è lo slo­gan della mani­fe­sta­zione. A Roma è pre­vi­sto un cor­teo uni­ta­rio da Piazza della Repub­blica a piazza Ss. Apo­stoli. Cor­tei anche a Cagliari, Palermo e Cata­nia. Mani­fe­sta­zioni a Trie­ste, a Vene­zia in Campo S.Geremia, in Umbria volan­ti­nag­gio in occa­sione di Euro­cho­co­late 2015; volan­ti­nag­gio nelle scuole del Molise; fiac­co­lata, cor­teo e con­certo finale a Bari. A Napoli la Uil scuola distri­buirà un «gratta e vinci» spe­ciale. L’ironico tagliando allude alle fasi di assun­zione degli oltre 102 mila pre­cari, 55 mila «in fase C» che atten­dono la desti­na­zione in Ita­lia e, soprat­tutto di capire se dovranno svol­gere il loro lavoro di inse­gnanti da «tap­pa­bu­chi» rispetto alle esi­genze del «preside-manager» creato dalla riforma renziana.

«Dare più valore al lavoro della scuola è un’assoluta prio­rità, non siamo dispo­ni­bili — sosten­gono Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals e Gilda — a subire pas­si­va­mente un modello di scuola e di orga­niz­za­zione del lavoro che mette in discus­sione valori e prin­cipi costi­tu­zio­nali». I sin­da­cati chie­dono pure la sta­bi­liz­za­zione dei pre­cari docenti e Ata «ingiu­sta­mente esclusi dal piano delle immis­sioni in ruolo, per dare cer­tezza e con­ti­nuità al lavoro anche alla luce della sen­tenza della Corte di Giu­sti­zia Euro­pea». E avver­tono che se le voci della scuola non tro­ve­ranno ascolto, la mobi­li­ta­zione con­ti­nuerà «per­ché la scuola pub­blica è un patri­mo­nio del Paese che non può essere dila­pi­dato». I Cobas di Ber­noc­chi con­fer­mano lo scio­pero gene­rale del 13 novem­bre della scuola, con mani­fe­sta­zione nazio­nale a Roma.


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