SCUOLA/ SINDACATI COMPATTI CONTRO BOSSI: I PROBLEMI SONO ALTRI
Pirelli (Cgil): ministro pensi a stipendi, precari ed organici
Roma, 21 lug. (Apcom) - Le parole del ministro Bossi sugli insegnanti del Sud, accusati dal 'senatur' di non conoscere la cultura del Nord e togliere lavoro ai docenti del posto, trovano ferma opposizione dal mondo sindacale: sia da parte dei confederali che dalle organizzazioni sindacali autonome. "Quelle di Bossi sono dichiarazioni spinte da una follia separatrice che non meritano nemmeno repliche per la loro infondatezza - dice ad Apcom Volfango Pirelli, della segreteria nazionale Flc-Cgil -: non c'è alcuna concorrenza dei docenti del Sud con quelli del Nord perché prima di tutto questi ultimi sono numericamente pochi".
"Nel settentrione - spiega Pirelli - i giovani preferiscono approdare al lavoro, spesso in fabbrica, molto prima che al Sud. Dove invece non ci sono molte alternative: prima si dedicano allo studio, non a caso ci sono più laureati, e poi emigrano per trovare lavoro vista la carenza nella propria terra. Lavoro che la scuola da sempre continua a fornire, soprattutto alle superiori, soprattutto perché i neo-laureati del posto trovano economicamente più appagante lavorare nel privato".
Il problema, quindi, è anche gli stipendi della scuola sono in media tra i più bassi in Europa dopo quelli dei colleghi greci: "Se vuole evitare l'eccessiva mobilità dal Sud al Nord - dice il sindacalista - il ministro non deve pensare ad incentivi per i docenti che rimangono nella stessa sede per cinque anni, come ha dichiarato oggi ad un quotidiano nazionale, ma aumentare piuttosto lo stipendio di tutta la categoria".
Ma non solo, continua Pirelli, perchè "occorre anche ridurre il precariato e stabilizzare gli organici garantendo ad un insegnante di rimanere nella stessa scuola sino alla fine del ciclo scolastico da lui iniziato".
La politica dei tagli di risorse ed organici nei prossimi tre anni, contenuta nel dl 112, non sembra peròorientata in questa direzione. "Se la legge dovesse rispecchiare il decreto all'esame in questi giorni - dice Pirelli - credo proprio che a settembre non ci saranno alternative che organizzare una serie di iniziative che ci porteranno alla piazza e allo sciopero".
"Come confederali - conclude il rappresentante Flc-Cgil - abbiamo sempre detto che la nostra porta è aperta al dialogo. Non possiamo però sempre dire no: abbiamo anche l'obbligo di opporci a questa strisciante privatizzazione della scuola pubblica".
(segue)