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Scuola, Renzi sceglie lo scontro

Nessun tentativo di mediazione, nonostante le voci fatte circolare dal governo. Che ha già deciso per la fiducia, sgradita al presidente del senato Grasso e anche a Mattarella

23/06/2015
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il manifesto

Se la riforma passa ci saranno 100mila assun­zioni. Se non passa o passa in ritardo ci saranno le 22mila assun­zioni col sistema del turn over, quello clas­sico di oggi». Mat­teo Renzi e Maria Elena Boschi si pas­sano la palla: un giorno l’uno e un giorno l’altra ripe­tono lo stesso ricatto, fin­gono che a met­tere in peri­colo l’assunzione dei pre­cari non sia la loro scelta di usarli come ostaggi ma l’incoscienza delle oppo­si­zioni, inclusa quella interna al Pd.

Ma non è tutto qui. Il ricatto c’è, ma forse a que­sto punto non è nep­pure più l’elemento saliente. La bugia dei pre­cari che senza la legge non si potranno assu­mere serve ormai soprat­tutto come alibi per giu­sti­fi­care quell’ingiustificabile fidu­cia che dalla mino­ranza dem Cor­ra­dino Mineo, in un tweet, defi­ni­sce «un abuso e una dichia­ra­zione di guerra con­tro il mondo della scuola». Quella que­stione di fidu­cia, Renzi la porrà, guerra o non guerra. E vuole che sem­bri una respon­sa­bi­lità delle oppo­si­zioni. Aggiun­gendo men­zo­gna a men­zo­gna afferma che «deci­derà il Par­la­mento», quando in realtà è già tutto deciso. «Non entro nel merito delle deci­sioni delle oppo­si­zioni», afferma come se a deci­dere non fosse lui, e la mini­stra dell’Istruzione Ste­fa­nia Gian­nini con­tro­canta: «Dipen­derà dalla rispo­sta delle oppo­si­zioni al ritiro degli emen­da­menti». Ma il pro­blema non sono gli emen­da­menti: è il rischio, per non dire la cer­tezza, di essere scon­fitti da un libero voto del Parlamento.

Oggi arri­verà in com­mis­sione Cul­tura il maxie­men­da­mento, pre­pa­rato dal governo e pre­sen­tato dai due rela­tori. Non dif­fe­ri­sce dal testo ori­gi­nale in nulla di sostan­ziale. Le modi­fi­che sono pura­mente cosme­ti­che. «Ho visto la bozza — dichiara il sena­tore Pd Mineo — e non c’è nes­suna aper­tura sulle que­stioni fon­da­men­tali come il ruolo dei pre­sidi o gli sgravi fiscali per le pari­ta­rie. Né io né Wal­ter Tocci né i sena­tori d’opposizione siamo stati chia­mati per un con­fronto».
L’ultimo par­ti­co­lare è di spe­ci­fico inte­resse. Per ore, ieri, ha cir­co­lato la voce di un ten­ta­tivo di media­zione da parte del governo, tanto che lo stesso pre­si­dente del Senato Pie­tro Grasso, per una volta con­tra­rio alla fidu­cia, si era illuso spe­rando che una pos­si­bile intesa fosse a por­tata di mano. Voci bugiarde e messe in giro ad arte. Il governo non ha alcuna inten­zione di cer­care un accordo. «Dal Pd — con­fer­mano le sena­trici di Sel Lore­dana De Petris e Ales­sia Petra­glia — non è arri­vato alcun segnale di dispo­ni­bi­lità e non c’è stata alcuna ricerca di media­zione. Solo ricatti». In que­ste con­di­zioni, Renzi sa per­fet­ta­mente che in com­mis­sione le oppo­si­zioni e i sena­tori ribelli del Pd non riti­re­ranno i loro emen­da­menti. Potreb­bero tutt’alpiù cer­care di accor­parli, per togliere al governo l’alibi dell’ostruzionismo e costrin­gerlo a sfi­dare almeno una volta il voto della com­mis­sione, dove sarebbe cer­ta­mente sconfitto.

E’ pro­prio quel che Renzi intende a tutti i costi evi­tare. In un modo o nell’altro, se pos­si­bile prima del voto altri­menti subito dopo il primo voto, il pre­si­dente della com­mis­sione dirà che «non ci sono le con­di­zioni» per pro­se­guire le vota­zioni in com­mis­sione. Per­tanto si dovrà pas­sare diret­ta­mente alla discus­sione in aula, dove lui stesso, ven­tri­lo­quo di Renzi, farà da rela­tore. Ma sic­come alcuni emen­da­menti pas­se­reb­bero pro­ba­bil­mente anche in aula, primo fra tutti quello sullo stral­cio del piano plu­rien­nale per la sta­bi­liz­za­zione di tutti i pre­cari che risol­ve­rebbe il loro dramma e sot­trar­rebbe a Mat­teo Renzi l’alibi, arri­verà la fidu­cia. Per impe­dire al potere legi­sla­tivo di legi­fe­rare in mate­ria di istru­zione e scuola. Inu­tile dire che la fidu­cia verrà posta su un ddl pieno, come al solito, di dele­ghe in bianco al governo, che potrà così fare e disfare a pia­ci­mento, senza temere alcun con­trollo e nes­sun contrappeso.

Ma sta­volta lo strappo non sarà indo­lore. Si tratta di andare allo scon­tro fron­tale con tutto il mondo della scuola, di allar­gare una ferita già sin troppo estesa nel corpo del Pd. Si tratta anche di aprire un con­flitto con i ver­tici isti­tu­zio­nali. Grasso è con­tra­rio alla fidu­cia, e lo ha detto aper­ta­mente. Ma il colpo di mano non piace affatto nep­pure a Ser­gio Mat­ta­rella che, per la prima volta da quando è capo dello Stato, ha fatto arri­vare a palazzo Chigi segnali di aperta insoddisfazione.

C’è per­sino il rischio che anche gli elet­tori la pren­dano storta. Ecco per­ché Renzi e i suoi mini­stri mar­tel­lano tanto sulle respon­sa­bi­lità delle oppo­si­zioni nella even­tuale man­cata assun­zione. I pre­cari già erano ostaggi: adesso ser­vono anche a masche­rare la pre­po­tenza di Mat­teo Renzi.


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