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Scuola pubblica, il Pd chiede compatto le dimissioni del ministro

01/03/2011
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Tuttoscuola

 

Anche le reazioni di dissenso alle dichiarazioni di Berlusconi sulla scuola sulla scuola pubblica (cfr. Berlusconi, attacco alla scuola pubblica, Scuola pubblica, il Cavaliere si difende, Quel contraddittorio affondo del premier sulla scuola pubblica e Berlusconi e le promesse mancate sulla paritaria) proseguono: così se per la maggioranza le parole del premier sono state fraintese e si provano a spegnere le polemiche (Scuola pubblica, Schifani e Gelmini smorzano le polemiche), i sindacati e le opposizioni ne criticano i contenuti.

Nel weekend abbiamo dato notizia della presa di posizione della Cisl Scuola (La Cisl-scuola contro Berlusconi) e della nota di Anna Finocchiaro del Pd.

Per l'UdC, Roberto Carlino ha dichiarato che “non c'è dubbio che i genitori debbano avere il diritto di scegliere la scuola che ritengono più idonea per l'educazione dei propri figli, ma non è assolutamente concepibile un attacco alla scuola pubblica".

Marina Sereni, vicepresidente dell'Assemblea Nazionale del Pd spera che dalle parole di Berlusconi sulla scuola pubblica possa scaturire “una reazione popolare e una mobilitazione di tutte le forze che in Italia credono nel valore del sapere, nella qualità dell'insegnamento, nell'eguaglianza delle opportunità tra i cittadini”. E aggiunge: “Nei mesi scorsi, mentre in Parlamento ci opponevamo con durezza alle leggi della Gelmini sulla scuola e sull'Università e soprattutto ai tagli di Tremonti, mentre studenti e insegnanti scendevano in piazza, abbiamo temuto che la protesta restasse confinata ai diretti interessati. Ma il destino e la qualità della scuola pubblica e dell'intero sistema formativo e della ricerca sono essenziali per lo sviluppo di un paese moderno e non c'è un ascensore sociale più importante della scuola per consentire al figlio della famiglia modesta di poter far valere i suoi meriti e affermarsi nella società”.

Il capogruppo del Pd alla Camera, Dario Franceschini, rilascia il suo commento sulle dichiarazioni del premier in un'intervista a "la Repubblica", definendo "patetico che dica di essere stato travisato. Le parole del premier scoprono il deserto culturale e la devastazione dei valori di cui è interprete e protagonista. Di fronte alle scuole che cadono a pezzi, alle classi sovraffollate, agli insegnanti con stipendi da fame, anziché impegnare la politica in un grande investimento sulla scuola, l'università, la ricerca, la cultura cioé sull'unica vera risorsa che abbiamo per rendere l'Italia competitiva nel mondo globale, valorizzando i talenti dei ragazzi italiani, il capo del governo, dopo i tagli, demolisce il ruolo degli educatori dei nostri figli".

Per Franceschini, inoltre, "i giovani sono le vittime di un messaggio del tipo 'cosa conta studiare, quando ci sono mezzi piu' facili e semplici per fare strada'. Nella scuola bisogna investire sul futuro". Quanto al ministro Gelmini, che ha difeso il premier, per Franceschini "dovrebbero dimettersi tutti, da Berlusconi in giù".

Le dimissioni della Gelmini sono richieste anche dalla senatrice Mariangela Bastico, che spiega: "Invece di difendere la scuola pubblica, della quale in qualità di Ministro ricopre il ruolo di prima responsabile, la Gelmini difende Berlusconi, che ha attaccato in modo pesante e inaccettabile la scuola stessa".

"Me lo aspettavo - prosegue la Senatrice -, perché si è sempre comportata così! Perché condivide con il premier il disegno di impoverimento e di dequalificazione della scuola pubblica a vantaggio di una scuola privata per i ragazzi appartenenti a famiglie agiate, a favore di un “mercato” dell’istruzione, anche sostenuto con risorse pubbliche attraverso i buoni scuola, nel quale le famiglie e gli studenti più forti economicamente e più istruiti possano rafforzare ulteriormente la loro posizione, mentre i più deboli, quelli ai quali le istituzioni pubbliche dovrebbero garantire maggiore sostegno e risorse (art. 3, c. 2 Costituzione), saranno sempre più indeboliti ed emarginati".



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