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Scuola: protesta silenziosa

di Marina Boscaino

27/07/2011
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Il Fatto Quotidiano

Ormai ce la cantiamo e suoniamo da soli. Non ci resta che fare così. Perché la retorica dell’“ascolto”, tipica soprattutto dei governi di centrodestra, non la beve più nessuno. Né si può dire che Gelmini faccia qualcosa per simulare interesse per le voci della scuola. La complessità non le si addice, si sa; e – consigliata in un orecchio da Tremonti, nell’altro da fidi strateghi della pseudo-pedagogia come Max Bruschi, mix esplosivo di finto riformismo in salsa neoliberista che ha ridotto la nostra scuola a controfigura – procede intrepida verso la meta.

Non hanno pratiche democratiche, né voglia di impararle. La scuola pubblica è diventata questione privata. Millantano credito e rubricano il tutto come minoritaria deriva postsessantottina. Speriamo che la Storia si incarichi di punirne volgarità e mancanza di rispetto. Donne e uomini di buona volontà, che ancora credono negli strumenti di democrazia, civiltà della dialettica, “ascolto” reale, invece, continuano a ritrovarsi a più di un mese dalla chiusura delle scuole, ad autoconvocarsi in una mobilitazione che non conosce vacanze, sperando di incidere sulla marcia ottusa e sorda verso lo smantellamento dell’istruzione.

Roma non è che lo specchio di una situazione che si ripropone in altre città italiane. Pochi giorni fa il Coordinamento delle Scuole Elementari di Roma ha indetto l’ennesimo presidio – genitori, insegnanti, bambini e cittadini – per reagire alla mancanza di risposte da parte del Miur – che si era, invece impegnato a fornirle in tempi brevi – ad alcune richieste dettate dalle necessità di chi va tutti i giorni a scuola, a portare i propri figli o a lavorare: ripristino di 111 classi a tempo pieno tagliate; ripristino degli insegnanti di sostegno dimezzati l’anno scorso e classi con meno scolari per rispettare il diritto dei bimbi disabili; 52 ulteriori classi a tempo pieno, richieste con le iscrizioni; riduzione del numero di alunni nelle molte classi che superano i 28 a sostegno di sicurezza e didattica. A distanza di giorni, silenzio da Viale Trastevere.

L’impegno è quello di ritrovarsi ancora davanti al Miur prima dell’inizio dell’anno scolastico. Il Tavolo Regionale del Lazio, assieme a quello della Toscana, ha chiesto un incontro con Gelmini per discutere alcuni temi caldi, a partire dagli organici, particolarmente penalizzati nelle regioni di centro-sud, e per presentare una raccolta di firme in difesa della scuola della Costituzione. Anche in questo caso nessuna risposta. Mercoledì scorso il Tavolo del Lazio ha organizzato perciò una conferenza stampa davanti al Miur per anticipare lo scenario di settembre: nelle scuole elementari quota di tempo pieno assolutamente inadeguata; classi-pollaio con più di un alunno disabile e prive di insegnanti di sostegno; orari fatti con spezzoni di cattedra, che costringeranno i più piccoli a lavorare anche con 7-8 maestre; iscrizioni non garantite agli studenti del primo anno della scuola superiore; chiusura di scuole e accorpamenti di classi anche in presenza di indirizzi diversi. La propaganda continua a celebrare la propria propensione all’ascolto, i comportamenti indicano una direzione opposta.

In città diverse, in momenti differenti, cittadini disinteressati tentano di rompere il muro di un silenzio che accomuna non solo chi direttamente amministra la scuola, ma anche un’ampia fascia di editorialisti e opinionisti che pontificano su merito e premi, ma sembrano ignorare le condizioni in cui versa la scuola reale. Quando non c’è il precario in mutande o sui tetti, nessuno si scomoda a dare un’occhiata. Le rivendicazioni hanno assunto, anzi, per le orecchie di molti la cantilenante perdita di significato di formulari vuoti, dove numeri e dati non corrispondono a bambini e a diritti azzoppati. Intanto il 29 luglio il Consiglio di Stato si pronuncerà sulle sentenze del Tar che dichiaravano l’illegittimità delle circolari sugli organici degli ultimi due anni scolastici. Un giudizio concorde con quelli del Tar potrebbe costituire finalmente un ostacolo insormontabile per le arbitrarie scorribande di questo governo.

 


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