Scuola. Primo no dei prof alla Giannini: "Gli scatti di anzianità non si toccano"
I sindacati contro il ministro: prima pensi ad alzare gli stipendi
C’è Matteo Renzi, al Senato, che mette la scuola al centro del paese e chiede la fiducia. Il neopremier, spiega, entrerà nelle aule d’Italia ogni mercoledì perché «l’educazione che si dà nelle scuole è motore dello sviluppo, di fronte alla crisi economica non puoi non partire dalle scuole». Poi c’è il suo ministro di riferimento che alla terza intervista è già in urto con il mondo della scuola tutto, e pure con l’università. A
Repubblica
Stefania Giannini, 53 anni, neoministro dell’Istruzione per nove stagioni e fino al 2013 rettore dell’Università per stranieri di Perugia, aveva detto: «I soldi sono necessari per la scuola pubblica e quella paritetica, ma il modello scatti d’anzianità va rivisitato con coraggio. Premi a chi si impegna, chi si aggiorna, chi studia. Tutti i mestieri che si rispettino prevedono premi». Altrove aveva ribadito il concetto. Ottenendo una risposta corale da un fronte sindacale
compatto: «Nessuna cancellazione degli scatti».
Reduce dall’errore di Natale del governo Saccomanni-Carrozza (la sottrazione in busta paga dell’ultimo scatto d’anzianità nonostante accordi firmati lo avessero mantenuto), Rino Di Meglio del sindacato Gilda ha attaccato: «Con le prime esternazioni il ministro Giannini ci ha gelato dimostrando di non sapere che l’anzianità di servizio è riconosciuta agli insegnanti in tutti i paesi europei e in Italia è la più bassa in termini assoluti». La Cgil (Flc) con Domenico Pantaleo dettaglia lo stipendio medio di un
docente italiano: 1.200-1.300 euro al mese, penultimi in Europa. «Queste vecchie impostazioni di stampo gelminiano non tengono conto che il contratto nazionale della scuola è bloccato dal 2006». Francesco Scrima, segretario della Cisl, ricorda le ultime emergenze contratto: «Al personale
amministrativo stanno scippando la retribuzione dopo un lavoro regolarmente fatto e i presidi oggi si vedono decurtare lo stipendio ». Marcello Pacifico dell’Anief: «Macché blocco degli scatti, alla scuola servono risorse aggiuntive. Il ministro Giannini prima di tutto ha l’obbligo di allineare le buste paga all’inflazione ». I Cobas vedono nelle proposte del Pd renziano («il superamento di alcune rigidità del contratto nazionale») e in quelle del ministro di Scelta civica («sì ai licei in quattro anni») un disegno comune e annunciano «un rafforzamento delle mobilitazioni
in corso».
Gli universitari a loro volta si sono irretiti di fronte alla riproposizione — a proposito delle borse di studio — del prestito d’onore, questione di memoria gelminiana e tradizione anglosassone (negli Usa molti laureati non riescono a restituire i soldi prestati e in Italia l’istituto non è mai decollato). Venerdì prossimo gli studenti della Link saranno sotto le finestre del Miur per la prima contestazione al neoministro.
Ecco, quelle di Renzi sono «parole belle e importanti», come dice il segretario Scrima. Ma sulla scuola belle parole le pronunciò
all’insediamento l’ex rettore Mario Monti, che poi costrinse Profumo a tagliare ancora, e pure Enrico Letta («di fronte a nuovi tagli mi dimetterò»), che poi lasciò diverse partite in deficit. Già oggi il neoministro Giannini dovrà decidere sui 24 mila addetti alle pulizie a rischio licenziamento (pronta una proroga di un mese), l’abrogazione della quota 96 sul pensionamento dei prof (pronta la proposta di legge Ghizzoni) e, appunto, gli scatti d’anzianità. Le ipotesi pre-Giannini parlavano di un reintegro di quelli congelati, non della loro cancellazione