Scuola, polemica sui troppi compiti. Giannini: con la riforma caleranno
La ministra: capisco i genitori, ma stiamo introducendo nuovi metodi di lavoro in classe e fuori
Flavia Amabile
Le preoccupazioni dei genitori per i troppi compiti assegnati ai figli sono «comprensibili», perché «quando il carico supera certi limiti» è legittimo nutrire delle «perplessità». Ma non preoccupatevi, dice la ministra Stefania Giannini, con la nostra riforma le cose cambieranno, la scuola diventerà più innovativa.
Dei troppi compiti (o troppo pochi), se ne discute da anni. Non è detto che nulla sia cambiato, nelle classi aumenta in modo costante il numero di insegnanti che non siede solo in cattedra e non si limita ad assegnare dei compiti ma la strada da percorrere è ancora lunga e una parte dei genitori è deciso a far sentire la voce della sua protesta. Lo ha fatto ieri il Mattia Feltri dalle colonne della Stampa. Quest’estate era stata la volta del padre che aveva condiviso sui social una lettera in cui spiegava i motivi per cui aveva scelto di non far fare compiti estivi al figlio preferendo insegnargli a vivere.
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Ogni volta che il tema viene sollevato arriva una pioggia di commenti, il segnale che l’argomento è molto presente nella vita delle famiglie italiane. Cambiamenti possibili? Arriveranno con legge sulla Buona Scuola, assicura la ministra dell’Istruzione Stefania Giannini. «Io penso che i compiti non si possano cancellare per legge e che la libertà d’insegnamento sia sacra», è la premessa del ragionamento della ministra. «La polemica sui compiti è un po’ stagionale - prosegue - Comprensibile quando il carico supera certi limiti così come sono comprensibili le perplessità di molti genitori. Ma proprio grazie alla Buona Scuola sta partendo un cambiamento culturale nella scuola con modalità innovative e interattive di lavoro in classe e fuori dalla classe. Il carico di compiti va ovviamente dosato a seconda dell’età degli alunni ma proprio con le nuove modalità previste dalla 107 sia i ragazzi che i docenti saranno maggiormente responsabilizzati».
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Il problema però secondo gli addetti al settore è strutturale. Mario Rusconi, vicepresidente dell’Associazione nazionale presidi, sottolinea il profondo divario esistente tra scuola primaria e media. «Mentre alla primaria si guarda molto alle competenze sociali, relazionali e di gruppo, la scuola media è ancora organizzata sul modello del vecchio ginnasio con molte discipline, con un uso pesante del libro di testo. In questo contesto i compiti hanno una funzione indispensabile ma bisogna farne la giusta quantità». Nessun veto contro i compiti anche per Beppe Bagni, presidente del Cidi associazione che rappresenta i docenti: «È giusto che ci sia un’attività da fare ma bisogna evitare il modello secondo cui in classe si ascolta e a casa si fa tutta la fatica da soli senza che la scuola possa guidare i ragazzi».