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Scuola, oggi sì finale il fascismo di La Russa incendia la Camera
M5S: legge da Ventennio. L’ex ministro: là c’erano luci L’indignazione di Pd e Sel: in quel periodo solo morte
09/07/2015
la Repubblica
Giovanna Casadio
ROMA. «State tranquilli, no, il Pd non è un partito fascista, sono un esperto…». Ignazio La Russa lancia l’ultima provocazione parlando di scuola, risalendo fino alla riforma Gentile e affermando che un dibattito sulle ombre ma anche sulle luci del fascismo, che per esempio la chiamata diretta se la sarebbe potuta permettere, prima o poi andrebbe fatto». Ignazio Benito Maria, una storia missina, ex ministro della Difesa pdl e ora Fratelli d’Italia, trasforma in un’arena l’aula della Camera alla vigilia del traguardo della riforma sulla scuola. Coglie al balzo la palla che gli viene offerta dai grillini per i quali la riforma dell’istruzione del governo Renzi è autoritaria e il Pd perciò un partito fascista.
Cori di “vergogna”. Uno scontro con il vendoliano Arturo Scotto: «Il fascismo ha rovinato l’Italia». Un seguito di botta e risposta. L’indignazione del democratico Gianni Cuperlo: «Dal 10 giugno 1940 al 25 aprile 1945 sono morti 440 mila italiani, militari e civili, in quel regime ci fu solamente buio…». E quella di Lele Fiano: «Fu solo morte il fascismo». Il presidente Roberto Giachetti, anche lui dem, invita a rispettare la libertà di parola di tutti.
Più che le polemiche per gli emendamenti - che sono un cuneo nello stesso Pd e lo dividono - l’ultimo atto parlamentare della “buonascuola” è una resa dei conti su fascismo e antifascismo. Oggi la riforma della scuola sarà votata definitivamente e diventerà legge. Renzi e il governo ci hanno puntato. Nonostante l’obiettivo di centomila assunzioni di precari, arriva tuttavia in porto in pieno marasma, con contestazioni, insegnanti in piazza. La sinistra di Vendola, Civati e Fassina promette ieri di raccogliere firme per un referendum che abroghi il punto in cui si danno super poteri ai presidi. Una parte della minoranza dem, quella che fa capo al ministro Martina, la più dialogante, convoca una conferenza stampa con l’ex ministro Luigi Berlinguer. «Prima di bocciarla questa riforma, mettiamola alla prova, se non andrà bene si può aggiustare - esorta Berlinguer - Ammettiamo che questa legge sia un olivastro, in Sardegna diciamo che se battiamo duramente la testa, l’olio può venire fuori anche dall’olivastro, spremiamo questa legge per farne uscire dell’olio...».
Però la sinistra dem di Roberto Speranza e Gianni Cuperlo è di diverso parere. Veloci incontri ieri sera tra i dissidenti per decidere la strada da seguire oggi. Una ventina potrebbero decidere di non partecipare al voto, qualcuno di votare contro. Speranza non era in aula neppure ieri: «È un errore, uno sbaglio vero e il Pd pagherà un caro prezzo per questa frattura con il mondo della scuola». Al Senato dove qualche settimana fa è stata messa la fiducia sul ddl, i dissidenti si sono allineati. A Montecitorio niente prove di forza, ma dissenso chiaro. Cuperlo non parteciperà al voto, ieri ha votato a favore di un emendamento dell’opposizione per stabilizzare anche i precari di seconda fascia. D’Attorre voterà no. Domenica assemblea dei referendari per decidere.