Scuola, meno prof assunti per il calo delle nascite
Per i sindacati si apre un nuovo fronte di proteste visto che, a fronte del calo demografico, l'auspicio era di poter formare classi meno affollate
Meno studenti, meno docenti. L'equazione, che per i sindacati andava scongiurata, alla fine c'è stata. Se le culle si svuotano, si svuotano anche le classi scolastiche e, a cascata, diminuiscono anche le cattedre. E così le assunzioni del personale docente riceve i primi tagli. Il ministero dell'istruzione aveva presentato infatti al ministero dell'economia e finanza una richiesta di autorizzazione per l'assunzione di oltre 58mila docenti per l'anno scolastico 2019-2020. Ma non verrà accontentata. Il Mef infatti non ha accettato la richiesta. Ha posto le sue osservazioni e la quota di immissioni si è ridotta di 5 mila unità: sono state accordate infatti solo 53.627 immissioni in ruolo. Per quale motivo? Gli studenti sono diminuiti e i docenti non servono. Il ministero dell'Istruzione il 3 luglio scorso aveva chiesto l'autorizzazione ad assumere 58.627 docenti, una cifra che corrispondeva ad altrettanti posti vacanti e disponibili in dotazione organica. Ma secondo la Ragioneria generale dello Stato la richiesta non teneva conto della riduzione delle iscrizioni degli alunni, registrata negli ultimi due anni e legata al calo della natalità. «Il Mef - sottolineano il dicastero in una nota - ha più volte evidenziato che le dotazioni organiche complessive e la distribuzione delle stesse tra le regioni sono definite specificamente in base al grado di densità demografica e alla previsione dell'entità e della composizione della popolazione scolastica». Quindi il 1 settembre verranno assunti 5 mila docenti in meno di quelli annunciati dal ministro all'istruzione Bussetti e ben 3.700 in meno rispetto a quelli richiesti dal ministro un anno fa, quando il ministero dell'economia accordò tutte le autorizzazioni. Ma quest'anno i conti non sono tornati. A seguito delle interlocuzioni tecniche, quindi, il ministero dell'Istruzione è dovuto tornare sui suoi passi e il 23 luglio scorso ha inviato una nuova richiesta, ridotta rispetto alla precedente, per complessive 53.627 unità. La Ragioneria generale dello Stato, lo scorso 25 luglio, le ha accettate senza ulteriori osservazioni.
NUOVO FRONTEPer i sindacati si apre un nuovo fronte di proteste visto che, a fronte del calo demografico, l'auspicio era di poter formare classi meno affollate. Non solo, da settimane si parla di cattedre scoperte che andranno inevitabilmente a supplenti. Circa 100 mila secondo le stime dell'Anief i posti che resteranno senza un titolare. Mentre i sindacati chiedevano un maggior numero di assunzioni, il Mef tagliava. Intanto sul fronte dell'edilizia scolastica, ieri, il ministero dell'istruzione ha firmato una serie di accordi per 1,5 miliardi di euro: «Per noi la sicurezza scolastica resta in primo piano - ha commentato il ministro Bussetti - questi accordi sono fino ad ora il contratto di progetto di importo maggiore che sia stato stipulato sull'edilizia scolastica. Rappresentano un ulteriore segnale teso al bene della nostra scuola». Gli accordi per l'edilizia scolastica sono stati siglati ieri a Palazzo Chigi tra il Miur e la Banca Europea per gli Investimenti, la Banca di Sviluppo del Consiglio d'Europa e Cassa Depositi e Prestiti. «Ci consentiranno - ha spiegato Bussetti - lo stanziamento di 1,5 miliardi netti per interventi di ristrutturazione, messa in sicurezza, adeguamento alle norme antisismiche, efficientamento energetico e nuova costruzione di edifici scolastici. Il ricorso ai mutui con la Banca Europea e la Banca di Sviluppo del Consiglio d'Europa permetterà allo Stato italiano un risparmio sulla spesa legata agli interessi».
Lorena Loiacono