Scuola, manca un preside su 4 servono segretari e bidelli In cattedra ottantamila precari
Avvio delle lezioni a rischio caos nonostante i 57mila contratti a tempo indeterminato Alle superiori è caccia ai prof di greco e matematica. E resta il rebus delle maestre diplomate
Corrado Zunino
In provincia di Udine una maestra ogni tre non si è presentata alla chiamata in ruolo. Ha rifiutato il posto fisso, sì. Il grande disastro dei diplomati magistrali, tutt’altro che risolto, come si vede, offre nuova precarietà alla scuola italiana. La questione si spiega attraverso la sentenza del Consiglio di Stato che potrebbe colpire ogni singola maestra ( d’asilo e di scuola elementare) in qualsiasi momento dell’anno, togliendole il posto di lavoro e infilandola dal prossimo giugno — grazie al paracadute dell’ultima sanatoria Bussetti — nella graduatoria di merito da cui, prima o poi, tornerà al ruolo. Un gioco dell’oca. Diverse insegnanti del primo ciclo — 30 su 104 a Udine, si segnalano casi a Pordenone e nel Veneto — hanno preferito non abbandonare la certezza del tempo indeterminato in una paritaria e non si sono presentate alla nomina. Per ora, solo a Udine, 112 posti sono vacanti.
L’anno scolastico ai tempi del governo grillo- leghista — il ministro Marco Bussetti è solito dire: «I precari non scompariranno mai, un serbatoio di supplenti è sempre necessario e fisiologico nella scuola, ma un sistema non può basarsi su un precariato storico di lunga durata » — a due settimane abbondanti dalla sua partenza ( il 12 settembre per molte regioni, a Bolzano si inizia il 5) mostra alcune novità tempestive e molti problemi. Nell’ordine, le assunzioni in corso sono e saranno 57.322, cinquemila in più dell’anno passato (ma 36 mila in meno del 2015 della Buona scuola). Si sta procedendo. I supplenti di lunga durata — nove mesi — si stimano già in 80mila e quindi sarebbero diecimila in meno rispetto al 2017- 2018. Poi — ma questo si saprà il primo settembre negli uffici scolastici regionali che viaggiano con celerità — ci sono le cattedre vuote. Quelle per cui non si trova docente di ruolo, né supplente. Nessuno. Non saranno poche. Il Lazio ne prevede 1.500, in Piemonte i sindacati parlano di oltre 4.000 posti: settecento maestre sono andate in pensione e il corso di Scienze della formazione dell’Università di Torino sforna solo 250 laureati l’anno. Iniziano a fare supplenze durante gli studi, alcuni già al secondo anno. Ci saranno caselle vuote, ancora, per alcune materie in cui le graduatorie sono ormai esaurite: matematica, latino e greco alle scuole superiori.
In Lombardia la Cgil ha denunciato una procedura informatica per il reclutamento vecchia e fallata ( Sigeco): « Sta escludendo centinaia e centinaia di docenti dai ruoli » . Lo scarso personale presente nell’Ufficio scolastico di quella regione sarebbe alla base di « esclusioni e cancellazioni arbitrarie » . Il provveditorato ha voluto ridimensionare il problema, ma la questione — nazionale, questa — è il costante peggioramento della macchina amministrativa scolastica, che sia centrale o periferica, del provveditorato o dell’ultima scuola professionale. E senza quella cinghia s’inceppa la didattica, la trasmissione del sapere.
Nel Paese manca un dirigente amministrativo ogni tre scuole: 2.400 posti vacanti su poco più di ottomila istituti. In Emilia Romagna i posti scoperti sono 230 su 536 scuole, oltre il 40 per cento. A metà luglio il ministro Bussetti ha inviato alla Pubblica amministrazione la richiesta di bandire il concorso per 2.004 posti da Direttore dei servizi generali amministrativi: non si fa da quindici anni. Si attende risposta. Il concorso per presidi — ne manca uno su sei e uno sui quattro è a mezzo servizio in quanto reggente di altre scuole — è partito a inzio estate, ma ci sono due problemi: con i pensionamenti dello scorso giugno il 2018- 2019 sarà l’anno peggiore per i vuoti delle dirigenze scolastiche e, due, la lunghezza della selezione non riuscirà a dare nuovi presidi ( 2.425 per l’esattezza) neppure per settembre 2019. Lo staff del ministro sta studiando come accorciare il concorso. Mancano anche amministrativi e bidelli, nelle scuole italiane: il Miur ne ha immessi 9.838, ma le segreterie sono al collasso. In Campania, patria del sovraffollamento da docenti, i concorsi per abilitati sono finiti a luglio, ma le graduatorie non vengono pubblicate per timore di ricorsi. E trecento vincitori non entrano in ruolo.
In estate, Bussetti ha aperto al rientro dei "deportati al Nord" nelle province meridionali di provenienza ( che quest’anno insegneranno al posto dei precari locali, infuriati), quindi, dopo aver aperto all’assunzione dei diplomati magistrali, ha assistito sbigottito all’approvazione alla Camera di un emendamento Leu che porta nelle graduatorie una valanga di nuovi precari. La sua maggioranza dovrà rimediare all’errore al Senato.