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Scuola, lite al Senato Bersani: “Poche modifiche poi pronti a votare sì”

Renzi: "La legge si può migliorare”. Scontro Grasso-Sel Sciopero dei sindacati nella prima ora degli scrutini

22/05/2015
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la Repubblica

Silvio Buzzanca

Il governo ha fretta di portare a casa la legge sulla scuola e detta tempi stretti per l’esame al Senato. Il 27 maggio il testo inizierà l’iter nella commissione Istruzione con l’obiettivo di arrivare in aula l’8 giugno. Tempi stretti perché si pensa di modificare qualcosa alle norme uscite dalla Camera. «Si può sempre discutere e migliorare», dice infatti Matteo Renzi. Quindi serve il tempo per tornare a Montecitorio in tempo utile per mettere in moto la macchina delle nomine dei docenti di settembre. E in questa ottica il governo sta per avviare una nuova girandola di incontri con tutte le parti interessate alla riforma. Una voglia di confronto che si estende anche alla minoranza del Pd . Anche se non sembra che i bersaniani siano pronti a salire sulle barricare contro la “buona scuola”. Pier Luigi Bersani spiega infatti: «Noi saremo felicissimi di votare la riforma. Queste storie che vogliamo buttare giù Renzi sono offensive». L’ex segretario spiega però che il via libera è condizionato a modifiche sul rapporto fra preside e docenti e alla cancellazione della «sanguinosa discriminazione di condizioni» fra i precari.

Ci sono però altre forze che non mostrano la stessa disponibilità. I sindacati, per esempio, confermano lo sciopero per la prima ora degli scrutini. E poi c’è Sel. Ieri in aula c’è stato un violento scontro tra Loredana De Petris e Luigi Zanda. Oggetto del contendere la sostituzione in commissione Istruzione di una senatrice del gruppo Misto. La De Pretis, capogruppo del Misto, aveva trasferito dalla Giustizia l’ex grillina Maria Mussini. Il presidente Grasso ha però bocciato la nomina perché altererebbe il rapporto maggioranzaopposizione. Ma saremmo sempre 14 contro 12, ribatte la De Petris che calcola Tito Di Maggio nella maggioranza.
La verità, accusa la De Petris è che il problema non è la Mussini ma i due dem “dissidenti” Mineo e Tocci. Già “sostituiti” dalla Affari costituzionali durante l’esame delle riforme ora sono in commissione Istruzione. Con rischi seri per i tempi stabiliti da Palazzo Chigi.

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