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IL CASO
ROMA Non è una tassa ma ci assomiglia molto. La richiesta che i presidi fanno alle famiglie per sostenere il funzionamento della scuola pubblica statale, anche quella dell'obbligo (che la Costituzione vuole gratuita) è in tutta Italia un potente fiume di risorse che va in soccorso di bilanci allo stremo. Una stima della Flc Cgil rivela: lo scorso anno scolastico la cifra è stata di 336 milioni di euro. Con questi soldi si pagano i progetti didattici, dai corsi di teatro alle gite. Ma anche la carta per le fotocopie e quella igienica.
Senza queste risorse le scuole avrebbero seri problemi di gestione. Contributi “volontari”. O almeno dovrebbero. Perché la volontarietà ha tante declinazioni, ed è inevitabile che alcune famiglie possano viverla come una pressione psicologica. Perché non mancano i casi dove i presidi magari arrivano a mettere in discussione la regolarità dell’iscrizione in caso di mancato pagamento.
SEGNI DI RIVOLTA
A Latina, un paio di giorni fa la Consulta provinciale studentesca ha rivolto alle famiglie un appello chiedendo di «boicottare i contributi scolastici». L’anno scorso, a Treviso, ha fatto scalpore il dirigente di un istituto tecnico che è arrivato a minacciare la sospensione dell'alunno la cui famiglia non aveva pagato il contributo.
98 EURO A FAMIGLIA
Secondo la Flc Cgil solo il 15% delle scuole statali non chiede aiuti. Quasi tutte scuole del primo ciclo. E’ alle superiori, invece, che ai genitori viene chiesto di dare un sostegno consistente arrivando fino a 230 euro, con una media di 98,17 euro. Anche l’XI rapporto di Cittadinanzattiva lo conferma: questa simil-tassa è un'entrata imponente nei bilanci delle scuole. E stima in 390 i milioni versati annualmente sotto forma di contributi volontari o donazione di beni e servizi. Contributi volontari: il ministero dell’Istruzione si è visto costretto a ribadirlo nel tempo, arrivando a minacciare sanzioni per i dirigenti che trasgrediscono, di fronte a tante segnalazioni di irregolarità e abusi.
Un fiume di denaro che si è messo in movimento soprattutto da quando, si è iniziato a tagliare i Mof, i fondi per il Miglioramento dell’offerta formativa (a partire dal 2010 con Tremonti e Gelmini). Per dare l'idea di come questa somma rischi di aumentare nel tempo, basti pensare che ora il ministero dovrà trovare le risorse per gli scatti d'anzianità maturati nel 2012 e pagati nel 2013 (il botta e risposta nel governo che ha scatenato tante polemiche nei giorni scorsi). Si tratta di 380 milioni: il passaggio diretto e inevitabile è quello di attingere ai fondi del Mof. Inevitabile a meno che il ministero non trovi qualche altra strada, che al momento non si intravede. Ma se si impoverisce il forziere già esangue del Mof, i dirigenti scolastici potrebbero, alla fine, di nuovo appellarsi alle famiglie.
Alessia Camplone
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