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Scuola, la riforma attesa alla Camera. «Il 7 luglio ne celebriamo i funerali»

Partito il tam-tam in rete di mobilitazione degli insegnanti per protestare contro il secondo di voto di fiducia, ormai dato per scontato, a Montecitorio

30/06/2015
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Corriere della sera

Partirà martedì mattina nella commissione Cultura della Camera l’esame del ddl di riforma della scuola, approvato la scorsa settimana con la fiducia dall’Aula del Senato che ha modificato il testo approvato a suo tempo a Montecitorio. La formale assegnazione del provvedimento avverrà domattina in Aula, dove approderà per le votazioni dal 7 luglio, in base a quanto stabilito dalla conferenza dei Capigruppo. Ed è proprio per quella data che si stanno mobilitando di nuovo sindacati e insegnanti, per far sentire la loro voce contro la riforma della scuola. Il voto di fiducia al Senato del maxiemendamento di giovedì scorso è stato fischiato in Aula da un piccolo gruppo di docenti, entrati come ospiti del Movimento Cinque Stelle, mentre nel centro di Roma si snodava un piccolo corteo di insegnanti e studenti. «Troppo poco», si lamentano adesso sui social gli insegnanti contrari al disegno di legge, che stanno lanciano il tam tam in rete: «Noi siamo un milione e in piazza ne mandiamo solo 50, non va bene, mobilitiamoci per il 7 luglio».

L’appello a Mattarella

In realtà è abbastanza scontato che anche il 7 luglio a Montecitorio si verifichi quanto già accaduto a Palazzo Madama, e che il governo blindi il ddl con la fiducia, per approvarlo in tempi che ormai sono ridotti veramente al lumicino. Ma allora qual è l’obiettivo? «Sollecitare l’attenzione di Mattarella», spiegano diversi insegnanti su Facebook, che puntano al rifiuto del presidente della Repubblica di promulgare la legge: «Il Presidente della Repubblica, infatti, non è costretto alla promulgazione - spiega Salvo Amato - se sono sorti, da parte di illustri costituzionalisti, dubbi sulla legittimità della legge, se il 64,89% dei lavoratori interessati ha scioperato esprimendo il proprio dissenso ed è ripetutamente sceso in piazza, se la legge contiene ben nove deleghe in bianco che stridono con l’articolo 76 della Costituzione, se più di 88.000 persone hanno firmato una petizione chiedendogli di mettere in luce, come Garante della Costituzione, le contraddizioni con gli articoli 3, 33, 34 e 97». Intanto il funerale della scuola pubblica è preannunciato: «Il 7 le esequie», recita un macabro cartello con tanto di foto incorniciate del presidente del Consiglio Matteo Renzi e del ministro all’Istruzione Stefania Giannini.


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