Scuola, la “pura ora di lezione” non basta per le sfide future
Lettere al direttore
di Mario Calabresi
Caro Direttore, un lettore insegnante lamenta con tristezza che «stanno cancellando dalla vita della scuola tutto ciò che va oltre la pura ora di lezione», perché non ci sono più soldi.
Personalmente, come padre di un bambino in età scolare, non sono affatto triste. Troppo spesso i soldi sono stati spesi in progetti di dubbia utilità, a scapito dell’insegnamento (come confermano i dati sulla preparazione generale degli italiani rispetto agli studenti di altri paesi). Quanto ai viaggi di istruzione, si sa che gli studenti apprezzano le gite - sempre più lunghe - non per l’istruzione e la cultura, ma perché possono allontanarsi da casa e divertirsi. Quanto all’aggiornamento, è tutt’altro che apprezzato dalla maggior parte degli insegnanti, che fanno di malavoglia le attività obbligatorie e ignorano quelle facoltative (almeno così mi riferiscono gli insegnanti con cui ho parlato e anche altre persone che svolgono compiti connessi o collegati alla scuola).
Rimangono le visite ai musei, che per fortuna nel mio paese si fanno ancora, anche come attività extrascolastica. E’ giunto il tempo di accontentarsi della vecchia «pura ora di lezione» ben fatta, che sia in grado di insegnare agli alunni a leggere, scrivere e far di conto.
ANDREA PUJATTI
La scuola italiana deve garantire che i bambini escano dalle elementari capaci di «leggere, scrivere e far di conto», non c’è alcun dubbio: dimenticare i fondamentali per inseguire attività di ogni genere è certamente deleterio. Ma questa lettera non mi trova completamente d’accordo: il mondo in cui si troveranno a vivere le nuove generazioni sarà completamente diverso (lo è già) da quello che abbiamo conosciuto e quei fondamentali, sufficienti un tempo, non bastano più. Non è il tempo di accontentarsi, stare fermi significa arretrare, è invece il tempo di rilanciare, di avere più coraggio e di dare la carica agli italiani del futuro. Dobbiamo mettere i nostri figli in grado di non partire dall’ultima fila, dobbiamo far sì che imparino l’inglese fin dalle elementari (come accade in tutti i Paesi avanzati e anche in quelli che si apprestano a superarci), che sappiano usare le tecnologie e ragionare in chiave più globale. Ben vengano poi i musei, ma anche le gite: allontanarsi da casa è un’esperienza positiva e, se è possibile, anche imparare divertendosi non mi pare cosa da biasimare. Un rilancio dell’istruzione è possibile, però, se la scuola è ben sostenuta finanziariamente, se la società la rimette al centro e se i genitori tornano a considerare gli insegnanti un alleato fondamentale per la crescita dei loro figli.
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