Scuola, la Flc Cgil boccia il piano del governo
Duro intervento del sindacato sulle iniziative in materia d'istruzione anticipate oggi dal sottosegretario Reggi a "Repubblica". Pantaleo: la filosofia è sempre quella dei tagli. "Si vogliono far lavorare di più docenti da sette anni senza contratto"
Molto duro il commento della Flc Cgil sui contenuti del piano scuola del governo Renzi anticipato oggi su Repubblica dal sottosegretario Reggi. Il Piano comporterebbe scuole aperte fino alle 10 di sera, con raddoppio dell'orario settimanale per tutti i docenti e premi a chi si impegna di più. Secondo quanto dichiarato dallo stesso esponente del governo, la proposta sarà nei prossimi giorni trasformata in legge delega.
"Se questi sono gli esiti di uno dei cantieri aperti dal governo Renzi sulla scuola siamo ben lontani da cambiare verso alla scuola pubblica – dichiara in una nota Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc Cgil –. Piuttosto è la solita pratica dei tagli lineari con la vecchia richiesta, di stampo montiano, di far lavorare gratuitamente i docenti dopo 7 anni di blocco dei contratti e licenziare i precari".
A fronte di queste sortite per Pantaleo "manca una qualsiasi idea sul modello di scuola pubblica che si propone per garantire a tutti il diritto ad una istruzione di qualità. La Flc Cgil propone un grande dibattito con docenti, Ata, genitori, studenti: non sono assolutamente convincenti le consultazioni on line di stampo para-grillino". Per il sindacato servono "investimenti per l'innalzamento della qualità della scuola pubblica e non tagli con la riduzione di un anno dei percorsi scolastici; organici funzionali per dare stabilità al lavoro; valorizzazione del personale (e non aumento dei carichi di lavoro) tramite contratto e non con interventi legislativi; introduzione di meccanismi di riconoscimento dell'impegno anche tramite valutazione affidata alle scuole che salvaguardi il clima collaborativo e cooperativo delle istituzioni scolastiche".
La Flc, conclude Pantaleo, è pronta al confronto e a discutere dei mutamenti necessari per migliorare la qualità dell'istruzione pubblica, "ma nessun cambiamento potrà esserci sul lavoro senza il coinvolgimento
delle parti sociali e di tutte le componenti scolastiche".