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Scuola, la controriforma I voti saranno più severi

La scuola in realtà è presente nel contratto di Governo e si farà sentire

06/06/2018
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Il Messaggero


ROMA Un'ora e quindici minuti di discorso programmatico per chiedere la fiducia al Senato e non una parola sulla scuola. Ieri, nelle 24 pagine di discorso del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, l'istruzione non è mai stata nominata. Così come è risultato assente ingiustificato anche il termine cultura. Un'assenza decisamente pesante e notata da più parti, soprattutto sul fronte dell'opposizione.
Ma la scuola in realtà è presente nel contratto di Governo e si farà sentire. Anche perché le questioni aperte sono di notevole rilevanza e non potranno certo essere accantonate. Del resto la Lega, partito di maggioranza da cui peraltro proviene il neo ministro all'istruzione Marco Bussetti, ha posizioni ben precise su diversi aspetti che, da qui a qualche mese, diventeranno protagonisti del dibattito politico.
L'AMMISSIONE AGLI ESAMIA cominciare dalla valutazione degli studenti e da quella riforma avviata dai decreti attuativi della Buona Scuola, tanto contestati dal Carroccio. Il responsabile leghista per la scuola, Mario Pittoni, non condivide la riforma che ha eliminato dalle scuole medie la necessità di avere il 6 in tutte le materie per essere ammessi alla classe successiva e all'esame finale. Da quest'anno infatti è possibile accedere all'esame di terza media anche con una o più insufficienze. Lo stesso criterio vale per la riforma della maturità che partirà dal prossimo anno: in questo caso per l'ammissione all'esame sarà necessario avere il 6 in tutte le materie ma il consiglio di classe può comunque chiudere un occhio su un'insufficienza. Per la Lega si tratta di 6 politico.
E allora su questo punto potrebbe arrivare una sorta di controriforma all'insegna di una maggiore severità nella valutazione degli studenti. «Perché dovremmo promuovere i nostri ragazzi ha commentato il rappresentante della Lega anche in presenza di pesanti lacune? Sembra che l'obiettivo sia quello di far crescere la percentuale di promossi, senza preoccuparsi di ottenere un reale miglioramento nella preparazione degli studenti. Si punta all'immagine, non alla sostanza». Una strada che appare quindi ben delineata. Lo stesso vale per i precari e per quella enorme fetta di lavoratori della scuola che va avanti con contratti a tempo determinato da anni.
I PRECARIOra si sentono più precari che mai, visto che (in base al comma 131 della legge della Buona Scuola) è vietato assegnare supplenze per oltre 36 mesi. Una norma che, se messa in pratica, potrebbe generare un terremoto nelle graduatorie dei supplenti. Per risolvere il problema la Lega ha già presentato un disegno di legge.
Il testo, non ancora discusso ma prossimo al dibattito non appena si formeranno le commissioni in Parlamento, propone un ribaltamento della norma, andando a creare una graduatoria privilegiata per i precari che vantano appunto un'anzianità che supera i 36 mesi: una lista da cui attingere per le immissione in ruolo. Un criterio che potrebbe rivoluzionare il precariato, coinvolgendo anche altre criticità che la scuola sta vivendo: prima fra tutte la questioni delle diplomate magistrali.
LA MOZIONEAnche su questo tema la Lega ha presentato una mozione in Parlamento per un intervento legislativo che arrivi quanto prima: la questione è infatti in scadenza, a fine giugno terminerà l'anno scolastico e le maestre con diploma preso prima del 2001-2002 verranno cancellate dalla graduatoria ad esaurimento come previsto da una sentenza del Consiglio di Stato. Si tratta di 43mila supplenti e 7500 maestre già assunte in ruolo. Andranno tutte a finire in graduatoria di istituto per abilitati, senza speranza quindi di poter accedere al ruolo.
Resta poi aperta la questione dei docenti non abilitati, rimasti fuori dal primo ciclo di abilitazione: si tratta dei docenti di terza fascia in attesa di un nuovo ciclo di Pas, i percorsi abilitanti speciali. La Lega vuole riattivare i Pas perché «molti docenti - ha spiegato Pittoni - sono stati esclusi dal primo ciclo per pochi giorni o addirittura per un'interpretazione non omogenea a livello nazionale in merito agli anni di servizio maturati su più classi di concorso».
Lorena Loiacono


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