Scuola, l’apertura di Renzi: ascolteremo tutti
Messaggio alla minoranza sulle modifiche. E su De Luca: la Severino non cambia, finite le leggi ad personam
ROMA «Ho fatto un capolavoro a farli arrabbiare tutti», sorride. E ammette: «Io non faccio tutto bene». Però la riforma della scuola «la porteremo a casa». Nel frattempo, lo ripete ancora una volta il premier Matteo Renzi, «si può discutere», anche perché «l’impressione che non ci confrontiamo è colpa di un racconto sbagliato da parte del governo» ma «non si può fare una riforma senza il massimo coinvolgimento: ascolteremo tutti anche se servirà una settimana in più».
E sembra così che il premier, che parla a Genova alla «Repubblica delle Idee», proprio sulla scuola voglia aprire con quella parte del suo partito sulle barricate, in vista della direzione Pd di domani. Però puntualizza: «Discutiamo ma non cederemo a chi dall’alto di rendite di posizione pensa che la scuola sia intoccabile».
Replica duro Stefano Fassina, della minoranza: «Parole preoccupanti e offensive verso chi in questi mesi ha fatto proposte alternative su lavoro, democrazia e scuola; se intende ricucire il drammatico strappo tra Pd e popolo democratico, vi è una grande opportunità: il ddl scuola al Senato».
E subito il bersaniano Miguel Gotor indica i punti su cui un accordo si può trovare: «Un decreto stralcio per assumere una platea più ampia di precari». Per il resto della riforma, «ci si potrebbe concentrare a migliorarla così da vararla entro l’estate».
I punti critici che dividono la maggioranza restano anche il potere dei presidi e la valutazione. Sul primo, il Pd sta pensando di far ruotare i presidi ogni due mandati (ogni 6 anni). Sulla valutazione continua a non piacere che nel comitato che affida i bonus ai prof più bravi ci siano anche genitori e studenti.
Ma Renzi sul merito non cede: «Non può essere una trattativa sindacale». A Genova Renzi ha parlato anche del caso De Luca garantendo: «Non modificheremo la legge Severino, sarebbe un atto ad personam e il tempo delle leggi ad personam è finito».
Martedì i senatori tornano al lavoro in commissione Istruzione e l’incontro al Nazareno chiarirà (forse) la linea. Anche perché il premier ieri ricordava che non si può andare avanti con due sinistre, «una che si crede più a sinistra e perde e una riformista e di governo l’unica che vince in Europa. Chiedo: che c’è fuori dal Pd? Solo Salvini».
C. Vol.