Scuola in rivolta contro i tagli. «No allo scambio orario-ferie»
La Cgil: 30.000 precari a rischio. Il ministero: non più di 10.000
di BARBARA CORRAO
ROMA La scuola è in rivolta. E la miccia che ha innescato l’esplosione, pacifica, verbale ma molto accesa, è il nuovo disegno di legge di stabilità approvato a notte fonda dal consiglio dei ministri di martedì scorso. Orario settimanale di 6 ore in più ma anche 15 giorni in più di ferie. E il rischio di massicci esuberi tra i precari: 30.000 cattedre in meno secondo la Cgil, meno di 10.000 secondo il ministero dell’istruzione (Miur), circa 6.500 ipotizzate dal segretario del Pd Pierluigi Bersani. E lo sciopero nazionale, programmato dalla Cgil scuola già da tempo per oggi, si trasforma in uno sciopero contro la legge di stabilità.
La questione si può riassumere così: dal settembre 2013 i docenti della scuola secondaria e superiore (inclusi gli insegnanti di sostegno) avranno un orario settimanale di 24 ore e non più di 18, allineandosi all’orario già applicato agli insegnati delle elementari. Contemporaneamente, il periodo di ferie retribuito e legalmente riconosciuto passa da 30 a 45 giorni l’anno. Quindici giorni in più da utilizzare nei periodi «di sospensione delle lezioni definiti dai calendari scolastici è scritto nel testo uscito dal consiglio dei ministri, ancora oggetto di valutazione ad esclusione di quelli destinati agli scrutini, agli esami si Stato e alle attività valutative». Nel resto dell’anno, si potrà andare in ferie ma per «non più di sei giornate lavorative» subordinate alla possibilità di sostituzione, ma senza oneri aggiuntivi per le finanze pubbliche.
Queste le novità sulla carta. Cgil, Cisl, Uil, Gilda, Snals hanno annunciato uno sciopero (sarà indetto lunedì) che riguarderà anche l’annosa questione degli scatti di anzianità e si somma alla protesta nazionale decisa già da tempo dalla Flc Cgil, alla quale hanno aderito, a Roma (con corteo da piazza della Repubblica a Santi Apostoli), anche l’Unione studenti e l’Arci. Il sindacato non accetta lo scambio ferie-ore lavorative in deroga ai contratti nazionali di lavoro e senza una contropartita economica. E mentre da Pd arriva lo stop di Bindi , il Gilda parla di «atto d’imperio» del Miur, la Uil di «impazzimento», lo Snals-Confsal di «ipotesi folle». La Cisl attacca le «improvvide esternazioni del ministro».E Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc-Cgil, tira fuori le prime stime: «Il saldo in termini di perdita di posti è di -25.000 cattedre per i posti comuni e -4.000 se la norma venisse estesa al sostegno degli alunni con disabilità. In termini economici è un intervento di oltre 1 miliardo. Una barbarie».
Insomma, un’escalation di toni e di proteste. «Il Paese non deve lavorare sul gossip, sulle ore di lavoro degli insegnanti non c’è ancora nulla», aveva affermato il ministro Profumo in mattinata. Trentamila precari in meno? «E’ una cifra che non ha fondamento. I precari non chiamati nel 2013-2014 potrebbero essere un terzo di quelli indicati», rispondono a Viale Trastevere. E le risorse da recuperare sarebbero inferiori a 200 milioni. Mentre si lavora ancora al testo definitivo, nelle stanze del Miur si invita ad «evitare allarmismi inutili. La situazione del Paese è grave, nessuno ha piacere a mettere le mani in tasca ai cittadini né metterebbe in campo interventi così dolorosi se non fosse reso necessario da una situazione oggettivamente difficile». La discussione, è la conclusione, si potrà fare in Parlamento.
La questione dunque si gioca sulla necessità di cercare soluzioni che non siano solo dei tagli ma consentano anche di riformare e rinnovare la scuola e di riorganizzarla secondo modelli più vicini a quelli europei. Di tre opzioni sul tappeto, quella in ballo risulta essere «la meno punitiva» considerato che gli insegnanti, per effetto della chiusura estiva delle scuole, possono contare di fatto su due mesi di ferie teoriche (potrebbero essere richiamati, ma non avrebbe senso farlo in agosto) Di qui la richiesta di bilanciare le ferie con più lavoro.