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Scuola in fermento I professori in piazza

A Torino contestato il ministro Profumo da un gruppo di studenti . Manifestazioni in tutta Italia

23/09/2012
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l'Unità

Luciana Cimino

Migliaia di precari sono sfilati per le vie di Roma per dire no ai tagli e al concorso insegnante di economia aziendale si è appesa al collo un cartello che dice: «concorso del 1990». «Ho sostenuto prima quello spiega poi quello del '99, non posso rifarlo ancora. Sono 25 anni che insegno in sedi disagiate, se non mi vogliono assumere almeno mi mandassero in pensione». Al corteo, indetto dal Coordinamento precari uniti contro i tagli, hanno aderito tutti i sindacati di categoria, dalla Flc Cgil  all'Usb. Ci sono anche i ragazzi dell'Unione degli studenti. Roberto Campanelli, coordinatore nazionale, chiarisce «siamo qui per costruire un percorso di mobilitazione comune che parta dalla data di oggi e arrivi alla mobilitazione nazionale studentesca del 12 ottobre». Giuseppe, professore di francese di Lucca, sfila invece sotto la bandiera dei Cobas: «È chiaro che c'è bisogno di nuove regole per il reclutamento dei docenti ma non un concorso che così concepito è un imbroglio. A bando ci sono solo 12mila posti in tre anni ma le cattedre sono vacanti». I docenti che invece sono venuti da Bologna hanno indossato maglie arancioni con la celeberrima frase di Antonio Gramsci «Agitatevi, organizzatevi, studiate». Maria, insegnante di italiano e storia è una di questi. «Ci hanno costretti a fare le Siss, abbiamo speso circa 2000 euro l'anno di tasse, io ho preso tre abilitazioni ma che vogliono ancora?», si chiede e spera che saranno in molti quelli che, per protesta, si rifiuteranno di presentarsi al concorso, «io voglio il ruolo, insegnare è il mio mestiere, ho sempre preso il massimo dei voti, sono anche specializzata, più meritocrazia di questa?». Accanto allo striscione della «Scuola per la Costituzione» (un'associazione nata da poco con una piattaforma di 10 punti sul rilancio della scuola pubblica e che vede, fra gli aderenti, professori iscritti a Sel, Idv, Prc), sfilano quelli provenienti dai territori, Marche, Campania, Lombardia. Marilena è venuta con un «pullmino autorganizzato» da Milano, parla per i suoi colleghi «che hanno 30 anni di insegnamento e ogni settembre devono elemosinare i posti.Come si sentono lo hanno scritto sulle magliette blu che la maggior parte di loro indossa. In rosso c'è la scritta «Docenti» e poi l'acronimo di «precari»: «professionisti radiati, esasperati, condannati, annullati, raggirati, ignorati». Una serie di aggettivi a descrivere una condizione di lavoro e di vita. In 15mila ieri hanno sfilato per le vie di Roma, professori provenienti dagli istituti di tutta Italia, per dire ancora una volta che il concorso non si deve fare, che i finanziamenti sottratti alla scuola pubblica devono essere restituiti, ma soprattutto a testimoniare con le loro storie la sofferenza del corpo docente. Non ce n'è uno che non si definisca «plurititolato». Non ce n'è uno che non dichiari per prima cosa di sentirsi «mortificato nella professionalità». Come Barbara, insegnante di latino e greco. Racconta dei suoi 43 esami sostenuti in due anni per abilitarsi, di come studiava la notte perché era già mamma, e di come «brucia che non venga riconosciuta ai docenti né l'esperienza, né i titoli». E del «fastidio a sentirmi dire che è un concorso pensato per i giovani, io ho 40 anni ma i miei anni stanno lì a dimostrare il mio merito perché sono 15 anni di insegnamento. L'esperienza a scuola è un valore aggiunto: io mi sento migliore di 10 anni fa». E comunque «eravamo giovani quando siamo stati abilitati». Lo dicono un po' tutti, quanti più anni di precariato hanno alle spalle. Come Bernardo, che insegna filosofia a Firenze, «quando ho iniziato, a 26 anni, ero giovane anche io poi mi hanno lasciato nel precariato», dice reggendo una striscione con su scritto «siamo già stati selezionati». O come Rosa, insegnante di matematica di 48 anni. In graduatoria è quarta. «Non mi sento vecchia perché in questi anni ho studiato e ho faticato per la scuola». Lo scorso anno ha avuto 3 scuole in tre quartieri di Roma diversi, «20 ore di macchina a settimana per 18 ore di lavoro». Rita, 56 anni, davanti agli ex -provveditorati». Alcuni docenti hanno portato dei cartelli che riproducono copertine di libri celebri ma con l'immagine di vari politici e ministri. Da qui l'unico momento di tensione con le forze dell'ordine che impongono ai manifestanti di mettere via quello con la faccia di Giorgio Napolitano. «I libri sono un modo per mandare dei messaggi spiega Giorgio per noi è innocuo, non è offensivo ma non abbiamo nessuna intenzione di scontrarci con la polizia». D'accordo Giuseppe, di Napoli, «noi siamo la parte sana del Paese, come i poliziotti che sono lavoratori colpiti come noi dalla crisi, non ci sentiamo antagonisti, siamo gli insegnanti dei loro figli». Ma allo stesso tempo si dice «stanco di sopportare, abbiamo resistito alla Gelmini ma questo ulteriore ribasso della nostra condizione è una botta troppo dura». Lui ha anche la moglie insegnante. Entrambi sono precari, hanno un mutuo e una bambina di 8 anni. «Se non avessimo i miei genitori ad aiutarci quando nei mesi estivi non abbiamo reddito come faremmo?». Arrivati a piazza Bocca della Verità dopo qualche intervento il corteo si scioglie. «È stata una grande giornata di protesta dicono gli organizzatori Ci hanno sempre detto che eravamo quatto gatti oggi abbiamo dimostrato che siamo tanti». E c'è tra di loro chi pensa a una class action. Intanto a Torino il ministro Profumo veniva contestato apertamente da un gruppo di studenti universitari tanto che è dovuta intervenire anche la polizia. Attorno alla scuola il clima resta rovente.


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