Scuola, il programma di Draghi: recupero delle ore perse e potenziamento degli ITS
Ritorno a scuola in sicurezza, perché la didattica a distanza può creare diseguaglianze. Ma anche una visione di lungo termine: unire competenze scientifiche, umanistiche e linguistiche per spingere verso una transizione culturale
Valentina Santarpia
«Spesso mi sono chiesto se noi, e mi riferisco prima di tutto alla mia generazione, abbiamo fatto e stiamo facendo per loro tutto quello che i nostri nonni e padri fecero per noi, sacrificandosi oltre misura. È una domanda che ci dobbiamo porre quando non facciamo tutto il necessario per promuovere al meglio il capitale umano, la formazione, la scuola, l’università e la cultura»: è in questo passaggio cruciale del discorso del neo presidente del Consiglio Mario Draghi, al Senato stamattina per la fiducia, che si può individuare il fulcro del programma del nuovo governo sull’istruzione, e il motivo per cui la «scuola è una delle priorità per ripartire». Partendo dal particolare al generale: dall’orario scolastico normale, anche su più fasce orarie se necessario, al recupero delle ore perse, fino all’investimento sugli istituti tecnici e per la formazione dei docenti.
Cosa lasciare e cosa tenere della dad
La premessa: la diffusione del Covid, ha sottolineato Draghi, «ha provocato ferite profonde nelle nostre comunità, non solo sul piano sanitario ed economico, ma anche su quello culturale ed educativo. Le ragazze e i ragazzi hanno avuto, soprattutto quelli nelle scuole secondarie di secondo grado, il servizio scolastico attraverso la Didattica a Distanza che, pur garantendo la continuità del servizio, non può non creare disagi ed evidenziare diseguaglianze». Di qui l’esigenza di ripristinare una «normalità» che è fatta di ore in presenza, di continuità, di regolarità. «Non solo dobbiamo tornare rapidamente a un orario scolastico normale, anche distribuendolo su diverse fasce orarie, ma dobbiamo fare il possibile, con le modalità più adatte, per recuperare le ore di didattica in presenza perse lo scorso anno, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno in cui la didattica a distanza ha incontrato maggiori difficoltà». Per Draghi «occorre rivedere il disegno del percorso scolastico annuale. Allineare il calendario scolastico alle esigenze derivanti dall’esperienza vissuta dall’inizio della pandemia. Il ritorno a scuola deve avvenire in sicurezza». Il che non significa bocciare l’esperienza della dad: anzi, bisogna «costruire sull’esperienza di didattica a distanza maturata nello scorso anno sviluppandone le potenzialità con l’impiego di strumenti digitali che potranno essere utilizzati nella didattica in presenza». Ed è per questo che è necessario «investire nella formazione del personale docente per allineare l’offerta educativa alla domanda delle nuove generazioni». In concreto? Un calendario più flessibile, meno rigido, che tenga conto delle interruzioni da pandemia e che quindi permetta agli studenti di recuperare in corsa giorni o lezioni perse, anche sfruttando il digitale durante le lezioni dal vivo.
Umanesimo e competenze scientifiche
Ma nel suo discorso il neo presidente del Consiglio è andato oltre, la gestione della semplice emergenza. Draghi ha indicato anche una strada per unire due patrimoni culturali del Paese, investendoci risorse:«è necessario investire in una transizione culturale a partire dal patrimonio identitario umanistico riconosciuto a livello internazionale», ha detto Draghi, un «percorso educativo che combini la necessaria adesione agli standard qualitativi richiesti, anche nel panorama europeo, con innesti di nuove materie e metodologie, e coniugare le competenze scientifiche con quelle delle aree umanistiche e del multilinguismo». Questo non significa pensare a una riforma delle scuole, ma, nel suo stile, a «impastare con la farina che ha»: per il presidente del Consiglio «in questa prospettiva particolare attenzione va riservata agli ITS (istituti tecnici superiori)». Il Programma Nazionale di Ripresa e Resilienza «assegna 1,5 miliardi agli ITS, 20 volte il finanziamento di un anno normale pre-pandemia. Senza innovare l’attuale organizzazione di queste scuole, rischiamo che quelle risorse vengano sprecate». Gli Its sono istituti tecnici post-diploma che offrono una preparazione altamente qualificata per entrare subito nel mondo del lavoro:l’80% degli studenti trova lavoro entro un anno.
La ricerca
Altri punti di attenzione richiamati da Draghi sono la «formazione universitaria» e la «ricerca». «Occorre investire adeguatamente nella ricerca, senza escludere la ricerca di base, puntando all’eccellenza, ovvero a una ricerca riconosciuta a livello internazionale per l’impatto che produce sulla nuova conoscenza e sui nuovi modelli in tutti i campi scientifici».
Le reazioni
Positivi i primi commenti dei sindacati al discorso di Draghi: «Restituire quanto prima le scuole a una situazione di normalità. È l’obiettivo enunciato dal Presidente Draghi e non si può non condividerlo- commenta la segretaria della Cisl Maddalena Gissi- Molto opportunamente, ha aggiunto che il ritorno a scuola deve avvenire in sicurezza. Perché sia possibile servono interventi di vario genere che chiamano in causa la responsabilità di soggetti diversi: Stato, Regioni, Enti Locali, autorità sanitaria».Condivide il contenuto del discorso di Draghi anche il presidente dell’associazione presidi: «Presto tra i banchi ma in sicurezza- sintetizza - Si tratta di temi che l’ANP da tempo mette all’evidenza del decisore politico. Ci attendiamo ora delle proposte concrete per poterle valutare nel merito», dice Antonello Giannelli.«La scuola, come abbiamo visto, può rivelarsi un’enorme cassa di risonanza per i contagi-rileva la segretaria generale Ugl Scuola, Ornella Cuzzupi. Questo pericolo va subito limitato e per farlo non resta che avviare in maniera immediata la campagna di vaccinazione per il personale scolastico docente e non docente».