Scuola, il grande vuoto dei docenti: servono 260 mila supplenti
La denuncia dei sindacati: su 85.000 posti vacanti assunti solo in 22.500. Anche il personale aggiuntivo covid è insufficente. Previste oltre 200 mila supplenze. Sinopoli (Flc): Recovery Fund occasione irripetibile per fare quegli investimenti che non si sono fatti finora. Il 26 settembre in piazza con la società civile
Stefano Iucci
Come è andato davvero il rientro a scuola? Giornali e media, anche giustamente, hanno evidenziato gli aspetti positivi della ripresa: volontà, creatività, immaginazione della comunità educante per far fronte alle numerose difficoltà legate all’emergenza sanitaria e intrecciate indissolubilmente con i ritardi atavici legati a tagli e mancanza di investimenti. Ovviamente la buona volontà e la generosità di lavoratori, studenti e famiglie nelle prossime settimane non basteranno più, se non si interviene tempestivamente.
I sindacati hanno allora deciso di “dare i numeri”: in una conferenza stampa unitaria Flc Cgil, Cisl scuola, Uil Scuola, Snals e Gilda Unams hanno provato a fare un bilancio della situazione della scuola italiana, a cominciare dagli organici. E qui il primo elemento davvero dolente: su 84.808 posti di docente da assumere al 1° settembre sono state effettuate appena 22.500 immissioni in ruolo, appena il 35,3 per cento del necessario e dato assai peggiore del 2019-20. Attenzione particolare merita la questione del sostegno: su oltre 21.000 posti sono stati assunti meno di 2.000 docenti. I motivi sono noti: molte graduatorie sono esaurite e il ministro ha rifiutato la proposta dei sindacati di indire un vero concorso straordinario che immettesse da subito in cattedra a tempo indeterminato i precari storici della scuola italiana, quelli con almeno tre anni di insegnamento. Non è andata meglio con la pezza che si è tentato di mettere con la cosiddetta “chiamata veloce”, che ha portato a sole 2.500 assunzioni.
A fronte di tutto questo, i sindacati prevedono realisticamente che quest’anno le supplenze saranno più di 200 mila. Critico il giudizio anche sull’organico aggiuntivo Covid-19: 70 mila unità tra docenti e Ata, che corrisponde a un incremento dell’appena 10 per cento dell’organico e dunque inadeguato a fronteggiare l’emergenza.
Ma la scuola non è fatta solo da docenti e anche la situazione dell’organico Ata – il cui ruolo diventa ancora più importante se si pensa alla necessità di sanificare costantemente gli ambienti, gestire turni di entrata e uscita eccetera –, è assai problematica. Su 25 mila posti vacanti, sono state autorizzate circa 11.000 assunzioni, meno della metà. Particolarmente complicata la situazione dei Dsga: su 3.378 posti vacanti, ne sono stati coperti appena 1.100.
Infine, la questione molto dibattuta dei banchi monoposto: ne sono disponibili 400.000 rispetto a un fabbisogno – nelle 40.000 sedi scolastiche italiane – di 2.000.000. Con un paradosso: molte scuole avevano iniziato a rottamare i vecchi, trovandosi ora scoperte perché i nuovi tardano ad arrivare.
Insomma, tante, troppe cose non hanno funzionato. Nel suo intervento il segretario generale della Flc Cgil, Francesco Sinopoli, ha invitato la ministra Azzolina ha prendere atto che, a partire dal reclutamento, “le cose non hanno funzionato e dunque ora bisogna discutere per trovare la soluzioni adeguate”. Che non riguardano solo l’emergenza ma devono andare oltre: “Con le risorse del Recovery Fund – ha sottolineato – abbiamo l’occasione storica per intervenire e fare quelle scelte rinviate da anni su tempo scuola, organici, edilizia scolastica”. E ha ribadito che il 26 settembre i sindacati insieme ai movimenti saranno in piazza con “Priorità alla scuola” proprio con questo obiettivo: tenere accesi i riflettori proprio sulla scuola.