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Scuola, il crollo del gradimento della Didattica a distanza

Sondaggio dell'impresa sociale Con i bambini: per sette italiani su dieci la Dad è insufficiente. Ragazzi distratti, isolati, connessioni precarie. Ma i genitori vogliono gli istituti scolastici aperti d'estate

30/03/2021
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la Repubblica

Corrado Zunino

Il crollo del gradimento della Didattica a distanza è verticale. Studenti e famiglie stremati da due stagioni di scuola in salita, dicono che la Dad è un problema. Lo sostengono sette italiani su dieci, secondo lo studio Demopolis commissionato dall'impresa sociale Con i bambini. A un anno dalla sperimentazione obbligata delle lezioni di massa davanti allo schermo, solo il 36 per cento dei genitori di figli tra 6 e 17 anni approva lo strumento. La percentuale sale al 48 per cento tra gli insegnanti.

Padri e madri del Paese rilevano, in verità, come la Dad sia stata effettivamente meglio strutturata dopo la fase emergenziale (ne è convinto il 67 per cento) e abbia prodotto maggiore autonomia nell’uso delle tecnologie da parte dei ragazzi (57 per cento). La durata delle sessioni, tuttavia, non soddisfa la maggioranza: per un intervistato su due l’orario scolastico completo resta un obiettivo irrealizzato.

Nella valutazione di chi ha figli in età scolare, i problemi rimasti irrisolti restano: la distrazione degli studenti durante le lezioni (73 per cento), la complessa situazione emotiva dei ragazzi (63 per cento) e la scarsa dotazione tecnologica delle case (51 per cento, limite segnalato con maggiore evidenza dagli insegnanti). Ecco, la questione centrale è questa: per il 51 per cento dei genitori italiani, dopo dodici mesi di lezioni al computer non è ancora garantito un accesso adeguato a tutti gli studenti.

Lo stress delle famiglie

Per il 39 per cento di padri e madri l’impegno richiesto alle famiglie è stato eccessivo, ma il dato cresce al 61 per cento tra chi ha i figli alle scuole elementari. Per il 31 per cento l’orario scolastico è troppo ridotto: sul tema, però, concorda appena il 15 per cento degli insegnanti.

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“In quest’ultimo anno la Didattica a distanza ha tenuto in piedi un’idea di scuola seppur con molte difficoltà per famiglie, ragazzi e insegnanti", commenta Marco Rossi-Doria, vicepresidente di Con i bambini. "Come emerge chiaramente dall’indagine, oltre ai deficit di accesso e inclusività, una preoccupazione diffusa riguarda il contesto emotivo e relazionale di bambini e ragazzi. Dobbiamo recuperare la dimensione affettiva e di socialità perché l’esperienza vissuta con grande responsabilità da questa generazione è pari solo a quella dei loro bisnonni. Non può essere, però, solo un compito della scuola", continua Rossi-Doria, "in generale l’educazione dei minori è una responsabilità di tutta la comunità. Ed è una consapevolezza che, come conferma il sondaggio, cresce rapidamente nel Paese".

Seguendo i risultati del sondaggio Demopolis, malgrado i mesi di riorganizzazione e i fondi messi a disposizione per i dispositivi, il 16 per cento dei ragazzi si collega ancora oggi da smartphone. Del resto, il 41 per cento dei genitori intervistati rivela connessioni o dispositivi insufficienti in casa. Tre su dieci segnalano la difficile conciliazione dei tempi lavorativi con le dinamiche della Didattica a distanza. Un quinto rivela di non essere stato in grado di supportare i figli nell’attività didattica. Per il 65 per cento la fatica nel seguire le lezioni in remoto si è rivelata una grave ipoteca sulla quotidianità. Sei genitori su dieci segnalano la tendenza dei figli all’isolamento e all’abbandono della vita sociale, il 55 per cento ricorda il danno della riduzione degli stimoli esterni alla scuola.

"Un’estate in presenza per ripartire"

In questo contesto riscuote pieno successo la proposta del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi di aprire le scuole in estate, con la programmazione di attività destinate a bambini e ragazzi. Il 70 per cento degli italiani condivide l’ipotesi di tenere aperti gli istituti fino alla fine del mese di luglio per organizzare attività educative, gratuite e non obbligatorie, di laboratorio e di socializzazione anche all’esterno (teatro, musica, sport, lingue, visite) per ragazzi e bambini. L’idea piace ai genitori, più al Nord (75 per cento) che al Sud (61 per cento).

Bisognerebbe puntare, secondo gli italiani, a restituire ai minori l’accesso alla pratica sportiva (58 per cento), progettare recuperi curriculari (54 per cento), promuovere attività ludiche (53 per cento) e progressi nelle lingue straniere (51 per cento), favorire la riscoperta delle città e della natura. Si tratterebbe di aprire le scuole alla comunità e ai territori, rammentando che la scuola non può essere l’unica istituzione deputata alla crescita dei ragazzi.


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