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Scuola, i presidi bocciano Azzolina Oggi la protesta invade 60 città

I dirigenti: "Roma scarica su di noi le responsabilità" L'altolà delle Regioni: "Linee guida da condividere"

25/06/2020
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La Stampa

Flavia Amabile

flavia amabile
Roma
Torneranno tutti in classe a settembre ma nessuno ha ancora capito in che modo, né è in grado di dire come saranno organizzate le future classi e soprattutto chi sarà responsabile in caso di contagi all'interno delle scuole.
Le linee guida promesse dal Ministero dell'Istruzione verranno presentate oggi in Conferenza unificata ma sono note da due giorni. Non hanno portato le garanzie e le risorse per tornare in classe a settembre che tutti si aspettavano. Hanno portato invece forti polemiche: presidi, genitori, studenti, professori, sindacati, bocciano la linea del governo e da oggi tornano in piazza in oltre 60 città per chiedere risorse, fondi straordinari e maggiori certezze. E anche le Regioni, incontrate ieri dal governo, mettono in chiaro per bocca del presidente Bonaccini che «se si vuole un documento condiviso con le Regioni, le linee guida si devono concordare». A rispondere chiedendo di andare rapidamente avanti è stato il ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia: «Se ci sono dei sì si recepiscono, se ci sono dei no si motivano» ma bisogna arrivare «subito a un'intesa».
La prima a essere arrabbiata, in realtà, è proprio la ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina. Se la prende con chi ha fatto uscire le linee guida già due giorni. Durante un incontro ieri pomeriggio con i sindacati, sostiene che genitori e studenti erano «contentissimi» delle linee guida. Sottolinea che c'è un miliardo sotto forma di «fondo aperto» da usare «per rispondere alle esigenze dell'inizio dell'anno scolastico» e che le esigenze «vanno a individuare regione per regione, scuola per scuola» anche grazie al «cruscotto» creato da ministero, uno strumento informatico che serve per sapere esattamente quanti spazi sono presenti in ogni scuola. Ricorda che la scuola deve aprirsi anche all'esterno e quindi andare per esempio nei musei.
La prima bocciatura arriva dai presidi. Il Piano del ministero «scarica la patata bollente sui dirigenti scolastici, senza nuove risorse e attribuzioni», commenta il presidente dell'Associazione nazionale presidi Antonello Giannelli. «Non contiene indicazioni operative né definisce livelli minimi di servizio», aggiunge Giannelli.
«La ministra ha dato alcuni consigli ai naviganti ma le scuole sanno bene che cosa devono fare. Chiedono, però, che il ministero crei le condizioni per tornare in sicurezza: quindi fondi, personale. Nel piano non c'è nulla di tutto questo e si apre anche alla privatizzazione», accusa Pino Turi, segretario della Uil scuola. Maddalena Gissi, segretaria generale della Cisl scuola, sottolinea che il miliardo di cui il ministero parla per la scuola «viene spostato a seconda delle situazioni: a volte per gli organici, a volte per gli spazi di apprendimento operativi». Per Francesco Sinopoli il rischio è che aumentino le differenze: «La preoccupazione è che si stia scaricando una grossa responsabilità sulle autonomie scolastiche col risultato di un quadro dell'istruzione legato alle differenze territoriali».
Le opposizioni non si lasciano sfuggire l'occasione. Per il leader della Lega Matteo Salvini «nelle linee guida tanto fumo, zero arrosto». In serata aggiunge: «È un ministro che non va bene nemmeno per la pulizia delle aule». Per la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni la ministra «si comporta come Ponzio Pilato e utilizza l'autonomia scolastica come pretesto per lavarsi le mani e scaricare sui presidi e gli enti locali tutte le responsabilità».


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