Scuola, ecco l’accordo sugli statali. Entro tre anni 85 euro in busta paga
L’aumento lordo previsto anche per insegnanti e personale amministrativo: ma si arriverà a regime per tappe, servono 5 miliardi di euro. Mobilità degli insegnanti, bonus premiale e formazione: in vista modifiche alla Buona Scuola tramite contratto
L’accordo sui lavoratori della Pubblica amministrazione firmato mercoledì 30 tra governo e sindacati riguarda anche insegnanti e personale amministrativo delle scuole. Tra le novità di questo nuovo accordo che arriva dopo sette anni di stallo, l’aumento in busta paga «medio» promesso di 85 euro. I soldi aggiuntivi non arriveranno subito: dopo la firma dell’accordo «politico» ora toccherà aspettare il confronto tra sindacati e Aran, l’agenzia che firma i contratti pubblici. Sarà questione di qualche mese, ma soprattutto in questa sede si capiranno i tempi degli aumenti perché gli 85 euro lordi saranno raggiunti a tappe. Un aumento immediato sarebbe costato troppo: ci vorranno dunque tre anni per andare a regime. Sono previsti 5 miliardi in tre anni che andranno trovati: per ora è stanziato il primo miliardo per coprire il prossimo anno.
La mobilità
L’accordo, salutato come un cambio di passo positivo da parte dei sindacati, riapre una serie di partite che sembravano definitivamente disciplinate dalla legge 107, la Buona Scuola. «Il Governo si è impegnato a rivedere il rapporto tra legge e contrattazione, privilegiando la fonte contrattuale in tutti i settori», dice Caterina Spina, della Cgil. Molti i punti della legge di riforma (dall’organizzazione del lavoro all’utilizzo del personale) che potrebbero essere modificati, in una direzione che arginerebbe i poteri in più riconosciuti dalla riforma ai dirigenti scolastici. Il primo banco di prova per capire se le intenzioni manifestate dal governo troveranno conferma - dice la sindacalista - sarà la questione dela mobilità: «Quest’estate abbiamo interrotto le trattative perché il ministero non voleva arrivare a superare la chiamata diretta. Ora invece c’è la disponibilità a rivedere i criteri di assegnazione degli insegnanti», spiega.
Il «premio» e la formazione
Altro fronte che si dovrebbe riaprire è quello del bonus premiale: secondo quanto previsto dalla buona Scuola le regole per premiare i docenti sono decise dal comitato di valutazione e i premi sono assegnati dal dirigente scolastico. «Noi chiediamo invece che quello che la 107 chiama “premio” rientri nella contrattazione d’istituto e venga considerato salario accessorio per chi fa attività in più all’interno della scuola, dai collaboratori del preside agli animatori digitali, ai responsabili di laboratori». Da rivedere anche il capitolo formazione, inserito dal Miur in un Piano nazionale.
Prevale la contrattazione
«È stata sbloccata la contrattazione e la si è fatta valere sulla legge, ha commentato la segretaria generale Cisl, Annamaria Furlan. Toni ottimistici per Susanna Camusso: «Abbiamo fatto un buon lavoro, che rende possibile riaprire la stagione per i rinnovi contrattuali nel pubblico impiego». «L’accordo può rappresentare un modo per ricucire lo strappo con il mondo della scuola – ha sottolineato il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi – una possibilità che passa proprio per il negoziato contrattuale». «La scuola – ha aggiunto Turi – si trova ad affrontare misure legislative che si configurano come vere e proprie invasioni di campo sul terreno della contrattazione. Con l’intesa di oggi possiamo, ora, avere lo strumento per correggere misure sbagliate e etero dirette che minano l’autonomia scolastica e incidono negativamente sul lavoro e sui diritti dei lavoratori. Ci sono le condizioni per fare un vero contratto».
L’ACCORDO SUGLI STATALI, L’ANALISI di Lorenzo Salvia