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Scuola e università, faccia a faccia tra studenti e Giannini

Rimini. Il ministro dell'Istruzione, università e ricerca Stefania Giannini è stata intervistata dalla Rete degli Studenti Medi e dall'Unione degli Universitari. Molti i temi: diritto allo studio, borse, crisi del sistema educativo

05/05/2014
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Rassegna.it

Conoscere oggi per contare domani. Diritto all’istruzione e all’apprendimento permanente”: è il titolo dell’incontro organizzato oggi, 4 maggio, nell’ambito delle Giornate del Lavoro Cgil a Rimini, nel corso del quale il ministro dell’Istruzione, università e ricerca Stefania Giannini è stata intervistata dalla Rete degli Studenti Medi e dall’Unione degli Universitari.

Ad aprire l’incontro gli interventi di Alberto Airone, portavoce della Rete degli Studenti Medi e di Gianluca Scuccimarra, coordinatore dell’Unione degli Universitari, che hanno portato le proprie istanze e idee sulla formazione e sulle riforme necessarie. Airone ha detto al Ministro che per fare una riflessione di lungo periodo sull’istruzione è necessario uscire dalla visione utilitaristica della scuola. Partendo dall’idea che nel concetto di scuola è insita quella di cultura, Airone ha ricordato come non sia più possibile trattare la scuola come un capitolo di bilancio, ma come un corpo sociale vivo.

Scuccimarra ricorda invece come gli unici, negli ultimi anni, che si sono resi conto di ciò che stava accadendo al sistema universitario sono stati studenti, sindacati e parte dei docenti: un sistema che è stato portato allo stremo, sminuendolo agli occhi dell’opinione pubblica, facendolo vedere come un peso.

Alla prima domanda da parte di uno studente di Perugia sul tema della governance scolastica, la cui riforma è urgente da 15 anni, il ministro Giannini ha risposto che “la scuola è centrale per restituire il diritto all’istruzione, non allo studio, che ogni cittadino ha per poter migliorare la propria situazione sociale anche nel senso di partecipazione attiva e per essere cittadini coscienti.”

 

“Apriremo un cantiere scuola al ministero”, ha annunciato Giannini che ha proseguito ricordando come “l’autonomia degli istituti scolastici significa veri poteri decisionali che possano avere anche una funzione diretta di valutazione del processo educativo. Non conosco altro paese che abbia rinunciato a far diventare la scuola il luogo che dà valori e che migliora, migliorando la società stessa. La scuola deve avere insegnanti con funzioni differenziate: un insegnante che si assume responsabilità deve avere funzioni diverse dagli altri colleghi, con responsabilità riconosciute ed economicamente ricompensate. Il preside - ad esempio - deve avere la responsabilità primaria dell’organizzazione e valutazione dell’azione educativa. Questa sarebbe una rivoluzione culturale epocale perché restituisce autonomia, assegna governance e responsabilità dirette.”

Lorenzo, studente dell’Università Federico II di Napoli, si è concentrato invece sul diritto allo studio e sull’accesso alle borse di studio. Il ministro ha risposto subito che “il dovere educativo è dello Stato. Per le misure di corto periodo, e cioè economiche, il ministero stanzia 162 milioni di euro per il diritto allo studio, ma anche le Regioni devono fare la loro parte. Si arriva complessivamente ad un plafond di poco meno di 500 milioni per affrontare l’urgenza degli inidonei alle borse. Ma non basta. Sul lungo periodo si deve stabilire una rivisitazione dei regolamenti di accesso. Vedo due livelli: bisogna responsabilizzare il governo centrale, che deve chiarire quanti soldi intende assegnare alla possibilità di consentire a giovani meritevoli il diritto allo studio. Bisogna mettersi al tavolo per soluzioni condivise. Dobbiamo poi favorire i percorsi di eccellenza, la qualità media delle università italiane è buona. Dobbiamo essere cooperativi – ha detto il ministro - all’interno del sistema, ma dobbiamo anche essere competitivi dando la possibilità a giovani di avere un titolo e un pacchetto di competenze acquisite riconosciute nel mondo”.

Camilla, studentessa di Macerata, ha chiesto della riforma dei meccanismi di accesso alle facoltà a numero chiuso. Giannini ritiene che il sistema di accesso vada rivisto. “Riusciremo a sederci a un tavolo studenti – ministero” dichiara. “Voglio cercare con voi il miglior sistema”.

Lucrezia, da Bologna, ha incentrato la sua domanda sulla necessità di riformare i tirocini curriculari e l’alternanza scuola-lavoro. Giannini ha risposto che “l’orientamento è un’attività fondamentale. Spesso gli studenti, più nel caso delle facoltà umanistiche, arrivano con un’idea molto vaga di ciò che troveranno e sugli sbocchi professionali. C’è bisogno innanzitutto di un orientamento scolastico di sistema. Bisogna ammettere che la formazione professionale è stata gradualmente messa in un cassetto. E’ compito nostro rimetterla a fianco degli altri livelli di istruzione. Abbiamo la grande occasione del programma europeo ‘Garanzia giovani’ che non vuol dire lavoro subito, ma vuol dire miglior orientamento”.

Valerio ha elencato alcune delle priorità degli studenti: welfare studentesco, misure efficaci per mettere in relazione scuola e lavoro, formazione pubblica per rispondere alle esigenze degli studenti. Alla domanda su quali strumenti abbia intenzione di mettere in campo per affrontare queste priorità il ministro ha detto che “il governo deve chiarire con se stesso e nei rapporti bilaterali quante risorse e per quanti anni intende assegnare ai singoli comparti. Vi darò una risposta quando capiremo se c’è il coraggio politico”. (B.P.) 


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