«Scuola e ricerca tornino centrali. Ora si avvieranno 10mila cantieri»
Intervista al ministro Giannini
«Capisco le preoccupazioni del presidente della Repubblica riguardo alla scarsezza di risorse per la ricerca, ma almeno questo governo ha preso un impegno pubblico per rilanciare gli investimenti». La ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, è anche segretario di Scelta Civica. Alla Camera hanno appena approvato il decreto che risolve la grana degli scatti di anzianità degli insegnanti: «Bene, si è corretto il tiro rispetto a un errore compiuto nel passato», ha commentato, «ora dobbiamo rimpinguare il fondo dell’offerta formativa da cui sono state tratte le coperture». Resta però il nodo dei docenti «quota 96», che per la riforma Fornero non sono potuti andare in pensione: «Auspico che il ministero dell’Economia consenta al Parlamento di trovare una soluzione che permetta a questi insegnanti di non restare nel guado e nell’incertezza», è l’appello della ministra.
Il rapporto dell’Anvur è desolante: al ministero, un miliardo in meno dal 2009 ad oggi; è diminuito il numero di iscrizioni all’università, il 40% non arriva alla laurea, c’è un gap tra Nord e Sud. Un quadro che preoccupa il presidente Napolitano.
«In questi anni c’è stato un decremento costante per l’istruzione, circa il 15% di risorse in meno. Ma ci sono due fattori positivi: da parte del governo c’è un impegno politico pubblico sugli investimenti per le scuole, la ricerca e l’università. Secondo, l’avvio di un dialogo costruttivo per l’ingresso di fondi privati, da fondazioni o imprenditori, come avviene in America. Ci sono 600 milioni di euro del credito d’imposta, spero che tutto ciò viaggi in parallelo».
Cosa la preoccupa di più?
«Il calo delle iscrizioni, perché è frutto della crisi economica e di fiducia, tanto più con il divario Nord-Sud. Deve tornare al centro dell’agenda di governo l’importanza dello studio e dell’istruzione: il costo di un’utilitaria è quello con cui si manda un figlio all’università come fuori sede, ma vale molto di più».
Renzi è partito dalla scuola. Con quali tappe si realizzerà questo programma?
«La prima cosa sono gli interventi sull’edilizia scolastica. La deroga al patto di stabilità dei Comuni dovrebbe portare alcuni miliardi per un piano su 8000 Comuni, più il fondo del Miur di 1 miliardo e 300mila euro per 2000 interventi, in totale 10mila cantieri per la messa in sicurezza. Non è poco».