Scuola e precari, fiducia più vicina
I relatori studiano un compromesso. Renzi avverte: maxiemendamento se non c’è un percorso condiviso Camusso: gigantesca presa in giro. La replica di Serracchiani: stabilizziamo i docenti e il sindacato si lamenta
ROMA Avanti tutta. Altroché dialogo, ascolto, conferenze aperte a tutti. I tempi della «Buona scuola» sono strettissimi. Bisogna accelerare le assunzioni di 100.701 insegnanti precari e la riforma va quindi approvata al più presto. E allora, «o si rinuncia all’ostruzionismo» oppure «il governo dovrà arrivare all’approvazione del disegno di legge con la fiducia». L’ aut aut del premier Matteo Renzi arriva ieri mattina dopo un incontro a Palazzo Chigi con i parlamentari Pd e le ministre delle Riforme e dell’Istruzione Maria Elena Boschi e Stefania Giannini. Il dialogo, spiega il premier, resta aperto, ma se con le opposizioni non si trova un percorso condiviso, il governo sarà costretto a presentare un maxiemendamento e portare il ddl 1934 direttamente in Aula al Senato, chiedendo la fiducia.
Quella di Renzi e Giannini è una corsa contro il tempo. L’obiettivo è far approvare il testo dal Senato entro venerdì prossimo e riuscire a far partire subito le assunzioni che altrimenti rischierebbero di slittare al 2016. Poi il ritorno alla Camera: e anche lì l’ipotesi è di porre la fiducia per fare il prima possibile e chiudere tutto al massimo entro la prima settimana di luglio. Cinquantamila i prof da assegnare ai posti vacanti e disponibili e per il turn over . Cinquantamila gli altri destinati all’organico dell’autonomia. Tutti dalle graduatorie ad esaurimento (Gae), fuori tutti gli altri (graduatorie d’istituto, abilitati Pas e Tfa, idonei 2012).
Ma il ddl deve prima passare in commissione Istruzione al Senato, dove martedì i relatori Francesca Puglisi (Pd) e Franco Conte (Ap) si ritroveranno con tremila emendamenti da gestire. Le opposizioni non hanno accettato l’invito a ridurne il numero. Ma Puglisi e Conte cercheranno un ultimo dialogo presentando un pacchetto di cambiamenti che metta tutti d’accordo: «Sarà una proposta per accelerare i tempi — dice Puglisi — ma terrà in considerazione il dibattito che c’è stato finora in commissione e nelle audizioni, la fiducia dipenderà dall’atteggiamento delle opposizioni». Sel e M5S annunciano battaglia: «Non cediamo ai ricatti del governo, gli emendamenti restano».
Intanto tecnici del Miur e degli uffici della Boschi lavorano al maxiemendamento per far arrivare il ddl direttamente in Aula per la fiducia. Decisione «irricevibile» per Forza Italia, ma «scelta incomprensibile» anche per i dem della minoranza Corradino Mineo e Walter Tocci: «Renzi aveva promesso il dialogo al mondo della scuola, perché non mantiene l’impegno?». E Stefano Fassina (Pd): «Gravissimo errore politico e democratico: non si può approvare un testo senza la condivisione della quasi totalità della scuola, correggeremo la riforma».
Il mondo della scuola reagisce malissimo. La leader della Cgil Susanna Camusso parla di «gigantesca presa in giro insopportabile». Debora Serracchiani, vicesegretario Pd, le risponde: «Paradosso, un sindacato che si lamenta mentre si stabilizzano 100 mila lavoratori». Ma intanto, dagli studenti ai precari ai sindacati la bocciatura è pesante: «No al ricatto delle assunzioni che si potevano fare già un mese fa con un decreto». La Gilda chiede l’intervento del presidente Sergio Mattarella e la Cisl sottolinea: «Renzi parlava di dialogo, che fine ha fatto la conferenza sulla scuola?». Si farà lo stesso, sostiene Renzi. «Ma nessuno ci ha ancora invitato» dice Massimo Di Menna, Uil scuola, e ricorda «quella del 1990 indetta da Mattarella: lì la scuola cambiò sul serio».
Claudia Voltattorni